Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 197

Lettera 196 Lettera 198

[p. 281 modifica]28i AGLI OTTO DELLA GUEUUA (A) ELETTI TEL COMUfSE 1)1 FIRENZE AD ISTANZA DE* QUALI ADO LA 5AJSTA A PAPA GREGORIO XI.

1. Li esorta proseguire costantemente e con vera umiliazione di cuore il santo proponimento intrapreso della pace col papa.

IL Si duole di essi a cagione dell imposte fatte a’oberici, dicendo che da ciò sarebbe maggiormente restalo irritato il papa ed i cardinali. UL Gli ragguaglia di ciò che essa avera operato col papa intorno al predetto aggiustamento della pace e delle risposte avutane dal medesimo.

3f zttcxix J 97* di nome di Jesà Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. Ìlarissimi padri e fratelli in Cristo Jesù. Io Catarina, serva e schiava de* servi di Jesù Cristo, tcrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi veri figliuoli umili ed obbedienti al padre vostro sì e per sì fatto modo, che voi non volliate mai il capo addietro, ma con vero dolore ed amaritudine dell’offesa fatta al padre, però che se colui che offende non si rileva con dolor dell’offesa fatta, non è degno di ricevere misericordia, ed io v’invito a vera umiliazione di cuore non vollendo il capo a dietro, ma andando innanzi seguitando il proponimento santo che comia[p. 282 modifica]ciaste; crescendolo ogni dì perfettamente; se volete esser ricevuti nelle braccia del padre, come figliuoli morti dimanderete la vita, e io spero per la bontà di Dio cbe voi l’averele, purché voi vi vogliate beae umiliare e cognoscere i difetti vostri.

II. Ma io -mi lagno fortemente di voi, se egli è vero quello che di qua si dice, cioè, che voi abbiate posta la presta a’ chierici (B). Se questo è vero, egli ha grandissimo male per due modi: l’uno perchè ne offendete Dio, perocché noi potete fare con buona coscienzia.

Ma pare a me che voi perdiate la coscienzia ed ogni cosa buona, e non pare che s’attenda ad altro che a beni sensitivi e transitorj, che passano come il vento. E non vediamo che noi siamo mortali e doviamo morire, e non sapiamo il quando; e però è grande stoltizia di tollersi la vita della grazia, ed esso medesimo darsi la morte. Non voglio che facciate più così, che a questo modo volgereste il capo a dietro; e voi sapete che colui che comincia non è degno di gloria, ma la perseveranzia infino al fine.

Così vi dico; che voi non verreste in effetto della pace se non con la perseveranzia della umiltà, non facendo più ingiuria, nè scandalo a’ ministri e sacerdoti della santa Chiesa. E questa è l’altra cosa ch’io vi dicevo, che v’era nociva e male, ed oltra al male, che si riceve per l’offesa di Dio, come detto è, dico che questo è guastamento della vostra pace, perocché sapendolo il padre santo concepirebbe maggiore indignazione verso di voi. E questo è quello che ha detto alcuno de cardinali, che cercano e vogliono la pace volentieri, sentendo ora questo dicono, non pare che questo sia vero, che egli vogliano pacificarsi, perchè se fusse vero si guardarebbono d’ogui minimo atto che fosse contra la volontà del santo padre ed a’ costumi della sanla Chiesa. Credo che queste simili parole possa dire il dolce Cristo in terra, e ha ragione

cagione di dirlo se egli il dice. Dicovi, carissimi padri, e pregovi che non vogliale impedire la grazia

[p. 283 modifica]a83 dello Spirito Santo, la quale non meritandola voi, per la sua clemenzia è disposto a darvela; e a me fareste vergogna e vituperio, che non ne potrebbe escir altro che vergogna e confusione, dicendoli una cosa, e voi ne facessi un’altra; pregovi che non sia più, anco v’ingegnate in detto e in fatto di dimostrare, che voi vogliate pace e non guerra, III. Ho parlato col santo padre; udimmi per la bontà di Dio e sua graziosamente, mostrando d’avere affettuoso amor della pace, facendo come fa il buon padre, che non ragguarda tanto all’offesa del figliuolo che egli ha fatta a lui, ma ragguarda se egli è umiliato per poterli fare piena misericordia. Quanto egli ebbe singolare letizia, la lingua mia non il potrebbe narrare, avendo ragionato con lui buono spazio di tempo, nella conclusione delle parole disse, che essendo quello che io gli ponevo innanzi di v^oi, egli era acconcio di ricevervi come figliuoli, e di farne quello che ne paresse a me. Altro non dico qui. Altra risposta assolutamente non pare al santo padre che si dovesse dare infìno che vostri ambasciatori non giungessero. Maravigliomi che anco non sono giunti; come saranno giunti, io sarò con loro, e poi sarò col santo padre, e come trovarò la disposizione, così vi scriverò, ma voi con le vostre preste e novelle mi andate guastando ciò che si semina. Non fate più così per l’amore di Cristo crocifisso e per la vostra utilità. Non dico più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore.

Data in Avignone adì 28 di giugno i376. [p. 284 modifica]2$i Annotazioni alla Lettera ±97.

(J) Ginnse santa,Caterina in Avignone a’18 di giugno del 1076, e dieci giorni poi il suo arrivo, scrisse questa lettera, ch’è di 2$ di quel toese, ad un’supremo maestrato detto degli Otto della guerra stabilito dalla repubblica di Firenze dell’anno precedente, allorché furono mosse le armi a’danni dello Stato della Chiesa.

Vedi le cause e seguenze di questa guerra alla lettera 2/f nota C e a5 nota J). « Questi Otto della guerra avevano autorità di poter operare senz’appello, e spendere senza renderne conto... Durò la guerra tre anni, nè prima ebbe, che colla morte del pontefice, termine; e fu con tanta virtù, e soddisfazione dell’universale, cho agli Otto fu ogni anno prorogato il magistrato, ed erano chiamati santi, ancoraché eglino avessero stimato poco le censure, e le chiese de’ beni loro spogliate, e forzato il clero a celebrare gli uffizj.

(Machiavelli, stor. lib. 3). .

(B) Che voi abbiate posta la presta a chierici. La voce presta, che usa |a santa, è io significato d’ imposizione o gravezza.