Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 171

A Francesca di Francesco di Tolomei - Lettera 171
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  • 134 T A FRANCESCA DI FRANCESCO DI TOLOMEI VESTITA DELL’ABITO DI SANTO DOMENICO INFERMO (A).

.... ’ ( I. L’ esorta a portare con salila pazienza l’infermità, ed ogni altro travaglio cbe le venisse da Dio; e come questa pazienza s’ acquista mediante I amore con la considerazione della divina bontà e dell’ amor suo verso di noi, manifastatoci uel stingile di Geiù Cristo.

II. Della virtù della purità, con la quale desidera l’anima d’unirsi a Dio, e come ciò s’ottenga mediante 1 orazione..

DI. Come dobbiamo consolare! delle battaglie della incute.

Al nome di Jesà Cristo crocifisso e di Maria dolco.

I. Ilarissima figliuola in Cristo dolco Jesù. Io Catarina, serva e schiava de* servi di Jesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederli con vera e santa pazienzia, acciocché virilmente porli e la infirmila e qualunque altra cosa Dio ti permettesse, siccome vera serva e sposa di Cristo crocifisso; e così dehhi fare, perocché la sposa non si debbe mai scordare della volontà dello sposo suo: ma attendi, carissima figliuola, che a questa volontà così accordala e sottoposta a quella di Dio, non verresti mai, se tu col lume della santissima fede non ragguardassi quanto tu se’amala da lui, perocché vedendoti amare, non potrai late, cli

tu non ami: amando odiami la propria

[p. 135 modifica]\ sensualità, la quale fa irapaziente l’anima cli

l’ama; unde subilo cbe tu l’odiarai, sarai fatta paziente, sicché col lume ti vedrai: ma dove trovarai questo amore?


nel sangue dell’umile ed immaculato Agnello, il quale per lavare la faccia della sposa sua corse ali obbrobriosa morte della croce, unde col fuoco della sua carità la purificò dalla colpa, lavandola nell’acqua del santo battesimo, d quale battesimo vale a noi in virtù del sangue, ed il sangue gli fu colore che fece la faccia del. anima vermiglia, la quale era tutta impallidita per la colpa d’Adam. Tutto questo fu fatto per amore.

II. Adunque vedi che! sangue li manifesta l’amore che Dio t’ha. Egli è.quello eterno Sposo che non muore mai: egli è somma sapienzia, somma potenzia, somma clemenzia, e somma bellezza, intanto che’l sole si maraviglia della bellezza sua. Egli è somma purità, intantochè quanto più 1 anima che è sua sposa, s accosta a lui, tanto più diventa pura e monda d’ogni peccato, e p»ù sente l’odore della verginità; e però la sposa che vede che egli si diletta della purità, studia d’accostarsi a lui con quello mezzo che più perfettamente la possa unire. Quale è questo mezzo? è l’orazione umile, fedele e continua: umile dico fatta nel cognoscimento di te; continua per continuo santo desiderio; e fedele per lo cognoscimento che hai avuto di Dio, vedendo che egli è fedele e potente a darti quello che dimandi; ed è somma sapienzia che sa; ed è somma clemenzia che ti vuole dare più che non sai addimandare.

III. Or con questo verrai a perfettissima pazienzia rti ogni luogo, in ogni tempo e stato, che tu se’ e sarai, e nella infirmità e nella sanità, con battaglie, e senza battaglie, le quali battaglie non vorrei però che tu credessi, che faccino l’anima immonda, se non in quanto la volontà le ricevesse per dilettazione di qualunque battaglia si fusse; e però l’anima che sente la volontà averne dispiacimento, e non piacere, si debba confortare, e non venne a veruna confusione o [p. 136 modifica]i36 tedio di mente; ma debba vedere che Dio gliì permette per farla venire ad umilità, e per conservai la e crescerla in essa: così voglio.che facci tu. Gode,gode, figliuola, che Dio per sua misericordia ti fa degna di portare’per lui, e reputatene indegna; e tacendo così ti conformarai in ogni cosa con la volontà dèi tuo dolce Sposo. Compirassi a questo modo in te la volontà di Dio ed il desiderio dell’anima mia, il quate dissi, che era di vederti con vera e santa pazienzia, e così ti prego e voglio che sia in ciò, che piace al tuo dolcissimo Sposo di concederli per lo poco tempoNon dico più. Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore.

Questa fu figliuola di Francesco Tolome* e di Onorabile, o come anche leggesi Orrabile detta Rabe degli Agazzari, famiglie auiendue riguarde\oli in Siena, e sorella di Jacomo Tolomei, della cui podigiosa conversione a Dio per opera di santa Caterina favellasi nella sua leggenda, e sr avvertì nelle annotazioni alla lettera 84» eh è a Fra Slatteo fratello di questa Francesca. Essa pure colla sorella Glinoccia fu tratta dalle vanità del mondo all’esortazioni efficaci della santa, e vesti F abito della penitenza di s. Domenico; onde inori poi n opinione d*.eccelsa bontà, onorata perciò da! popolo del titolo di beata.