Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 157

Alla priora e monache di S. Agnesa - Lettera 157
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[p. 71 modifica]ALLA PRIORA E MONACHE DI S AGNESA ìluto a monte ruLCUxo (A) I. L’ esorta alla gratitudine vnrso Dio, dimostrandola nelP ossertanza de* dirini comandamenti e de’ suoi cousigli, cioò, de’ ioti fatti nella professione, e coll esercizio di tutte le Tirtù.

II. Le pre.a ad esser grate ancora al sommo pontefice per l’indulgenza da esso mandata, pregando per li di lui bisogni, e di tutta la saula Chiesa.

31 cUora 137.

Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. Ilarissime madre e figliuole in Cristo dolce Jesù.

Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi grate e cognoscenti verso il vostro Creatore, acciocché non si disecchi la fonte della pietà neiranima vostra, ma nutrichisi per gratitudine: ma attendetej che solamente gratitudine di parole non è quella che risponde, ma con le buone e sante operazioni, In che la mostrarete ? in osservare i dolci comandamenti di Dio, ed oltre ai comandamenti e consigli mentalmente ed attualmente, voi avete eletta questa via ’di consigli; adunque ve gli conviene osservare infino alla morte, altrimenti offendareste; ma l’anima, che è grata, sempre gli osserva. Che prò[p. 72 modifica]72.

metteste voi nella vostra professione ? prometteste di osservare obbedienzia, continenzia e povertà volontaria, le quali cose se voi non le osservaste diseccareste la fonte della pietà. Grande vergogna è alla religiosa di possedere tanto che ella abbi che dare!

non debba fare così, ma con una carità fraterna vivere caritativamente con tutte le suore: non debba sostenere che l’altre patiscano fame e necessità ed ella abbondi. Chi è grata mai noi sostiene, anco sovviene e fa utilità al prossimo suo, vedendo che a Dio non la può fare; perocché egli è lo Dio nostro, che non ha bisogno di noi, e volendo l’anima grata dimostrare che in verità ricognosce le grazie ricevute da lui, il mostra sopra la creatura che ha in sè ragione, la quale vede che Dio molto ama, ed in tulle quante le cose s’ingegna di mostrare nel prossimo suo gratitudine a Dio; unde tutte le virtù sono esercitate per gratitudine, cioè, che per amore che l’anima ha conceputo diventa grata, perchè col lume ha riconosciute le grazie del Suo Creatore in sè. Chi la fa paziente, che con pazienzia porli le ingiurie e rimproveri, e villanie dalle creature, battaglie e molestie dal dimonio? la gratitudine. Chi la fa annegare la propria volontà, e soggiogarla al giogo della obbedienzia santa ? la gratitudine. Chi la fa osservare il terzo voto della conlinenzia ? la gratitudine, che per osservarla mortifica il corpo suo con la vigilia, col digiuno, e con umile e continua orazione, e con la obbedienzia ha uccisa la propria volontà, acciocché mortificalo il corpo e morta la volontà, la potesse osservare, ed in essa osscrvanzia mostrare gratitudine » Dio; sicché le virtù sono un segno che dimostrano che l’anima non sia sconoscente d* essare creata alla imagine e similitudine di Dio e della recitazione che ha ricevuta nel sangue dell umile Agnello, ricreandola a grazia, e così di lutti gli altri benefizii, doni, grazie che ha ricevute spirituali e temporali, ma dimostrano le vu (r che l’anima tutto ricoguosca con gran[p. 73 modifica]dissima gratitudine dal suo Creatore. Allora cresce uno fuoco di desiderio santo nell’anima, che sempre si notrica di cercare l’onore di Dio e del ciLo delle anime con pena, sostenendo infino alla morte: se fusse ingrata, non tantoché ella si dilettasse di sostenere per onore di Dio e per mangiare questo dolce cibo, ma se pure una paglia se li vollesse tra piei, sarebbe incomportabile a sè medesima; darebbe 1’ onore a sè, notricandosi del cibo della morte del! amor proprio di sè medesima, che li germina ingratitudine e privala della grazia.

IL Unde considerando io quanto è pericoloso questo cibo, dissi ch’io desideravo di vedervi grate e cognoscenti di tante smisurate grazie, quante avete ricevute dal vostro Creatore; e specialmente ora per 10 presente d’aver degnato la santità del vicario di Cristo d’avere conceduto a tutte voi la santa indulgenza (B), la quale è la maggiore grazia che in questa vita potiate ricevere. Convienvi adunque essare grate verso Dio, amandolo con tutto il cuore d’uno amore spasimato senza mezzo, che altremenli non sarebbe schietto, nè buono amore; e voglio anco siate grate verso il santo padre, rendendoli umile e continue orazioni, che’l dobbiamo fare per debito, si in quanto egli è a noi padre, e sì per la grazia ricevuta da lui, e per lo grande bisogno, nel quale ora 11 vediamo. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore. [p. 74 modifica]74 Annotazioni alla, Letteru 137.

(A) II monistero detto di s. Agnesa sta vicino a Montepulciano poco lungi dalle mura di quella città. Fa edificato dalla beata Agnesa per ricovero di sagre vergini ad osservar»ì la regola di s. Domenico, cangiando quell’abitazione, ricetto già infame d’impudicizia, in un sautuario di verginal purità. Ad esso assai volte n’andò santa Caterina a venerarvi il sagro corpù di quella beata, che tuttora intero ed incorrotto vi si conserva. De’ prodigi che in tali visite le intervennero, cioè d’alzare la beata il piede al bacio di santa Caterina e di stillarle sopra una manna celeste candida

minuta, favellasi dal beato Raimondo nella vita di questa vergine.


Quanto ella s’ajutasse per sovvenire alle necessità di queste religiose, vedesi dalla lettera 35 e da altre. AI presente questo rnonistero è convento di religiosi dello stesso sagro Ordine di s. Domenico.

(B) D5 avere conceduto a tutte voi la santa indulgenza. Urbano VI concedette molte indulgenze alle persone religiose, come s’è veduto nell’annotazioni alle altre lettere*, incaricando loro il fare orazione pe’ bisogni gravissimi della Chiesa. Come coll’opera della sinta fu questo sagro tesoro inviato a queste religiose, così probabilmente dalle sue preghiere fu loro couceduto.