Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 155
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58 A SUORA MADDALENA DI ALESSA NEL MONASTERIO DI SANTA BONDA PRESSO A SIENA (A).
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I. L’ esorta a vestirsi del vestimento reale della carità, mostrando come questa ricopre la nudità, nasconde la vergogna, cioè del peccato e del timor servì’e, e scalda e consuma la freddezza dell’ amor proprio. La prega a spogliarsi del detto amor proprio per poter osservare la vera obbedienza, non curandosi Delle pene, travagli o mormorazioni; ma tutto portando con puzienza ad imitazione di Gesù Cristo.
‘ ♦ O , 135.
Al nome di Jesù Cristo crocifissodi Maria dolce.
I. ilarissima figliuola in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo con desiderio di vederti vestita del vestimento reale, cioè del vestimento delT ardentissima carità, che è quel vestimento che ricopre la nudità e nasconde la vergogna, e scalda e consuma il freddo: dico che ricopre la nudità, cioè che l’anima creata all’imagine e similitudine di Dio, avendo 1’ essare senza la divina grazia, non averebbe il fine per lo quale fu creata. Convienci adunque principalmente avere il vestimento della grazia, il quale riceviamo nel santo battesimo, mediante il sangue di Cristo.
Con questo vestimento, i fancilli che muojono in puerizia, hanno vita eterna; ma noi spose, che abbiamo spazio ili tempo, se non ci è posto uno vestimento d’amore inverso lo Sposo eterno, cognoscendo la sua inestimabile carità, potremmo dir, che questa grazia che noi abbiamo ricevuta nel battesimo, fussi nuda; e però è di bisogno che noi leviamo 1 affetto ed il desiderio nostro con vero cognoscimento di noi ad aprire l’occhio dell’intelletto, ed in noi cognosciare la bontà di Dio e 1’ amore ineffabile che egli ci ha; perocché l’intelletto che cognosce e vede, non può fare l’affetto che non ami, e la memoria che non ritenga il suo benefattore, e così coll’amore trae a si l’amore, e trovasi vestila e ricoperta la sua nudità.
Dico che nasconde la vergogna in due modi; 1’ uno, che per dispiacimento ha gittato da sè la vergogna del peccato, come che dalla vergogna che in quella anima era venuta per la offesa fatta al suo Creatore, è restituita per lo vestimento dell’amore delle virtù, ed è venuta ad. onore di Dio ed ha frutto in sè, perchè d ogni nostra operazione e desiderio, Dio ne vuole il fiore dell’onore, ed a noi lassa il frutto; sicché vedi che nasconde la vergogna del peccato: dico ancora che uu’altra vergogna le Lolle, cioè che di quello che la sensualità con amore proprio e parere del mondo si vergogna la volontà morta in sè ed in tutte le cose transitorie, non vede. vergogna, anco si diletta delle vergogne, strazj, scherni, villanie, rimproverj: tanto ha bene, quanto si vede conculcare dal mondo: unde ella è contenta per onore di Dio, che’l ni ondo la perseguiti colle molte ingiurie, il.dimonio colle molte tentazioni e molestie; la carne con voler ribellare allo spirito, di tutte gode per vendetta ed odio di sè, per conformarsi con Cristo crocifisso, riputandosi indegna della pace e quiete della mente; e non se ne vergogna d’ essere schernita e beffata da tutti tre questi nemici, cioè il mondo, la carne, il dimonio, perchè la volontà sensitiva è morta, vestita del vestimento della somma ed eterna volontà di Dio, anco alla indebita riverenzia, e ricevele con amore, perchè vede che Dio Co , l’ha permesse per amore e non per odio; con quello affetto che noi vediamo che elle sono date, con quello le riceviamo. Dolce è adunque a desiderare vergogna, perocché con» essa si caccia la vergogna. 0 quanto è beata 1* anima che ha acquistato così dolce lume, perocché e insiememente odia i movimenti nostri e gli altrui, ed ama le pene che per essi movimenti sosteniamo!
movimento nostro è la propria sensualità, e movimenti altrui sono le persecuzioni del mondo, cioè la colpa odiare di colui che perseguita. Reputati adunque, carissima figliuola, degna della pena ed indegna del fruito che seguita dopo la pena: queste saranno le fregiature che tu portarai nel vestimento reale: tu sai bene che lo Sposo eterno fece il simile, perocché sopra il vestimento suo pose le molte pene, flagelli, strazj, scherni e villanie, e nell’ultimo l’obbrobriosa morte della croce. Dico che scalda e consuma la freddezza; scaldasi dal fuoco dell’ardentissima carità, il quale dimostra per desiderio spasimato dell’onore di Dio nella salute del prossimo, portando e sopportando i difetti suoi: gode co’servi di Dio, che godono e piagne cogli iniqui che sono nel tempo del pianto, per compassione ed amaritudine che porla dell*offesa che fanno a Dio: dassi ad ogni pena e tormento per riducerli allo stato di coloro che godono e che vivono innamorati delle dolci e reali virtù. Dico che consuma il freddo, cioè la freddezza dell’ amore proprio di sé medesima, il quale amore proprio accieca l’anima, che non lassa cognosciare nè sè, nò Dio: gli tolle la vita della grazia e genera impazienzia; e la radice della superbia mette fuori i rami suoi: anche offende Dio ed il prossimo con disordinato affetto, ed è incomportabile a sè medesimo, sempre ribella (B) 1’ obbedienzia sua, e tutto questo fa per amore proprio di sè, e però voglio, dilettissima e carissima figliuola, che tu perda ogni amore proprio della propria sensualità, perchè non sta bene alla sposa di Cristo amare altro che lo sposo suo, e col lume della ragione ab6i bracciare le virtù; altrimenti non potresti navigare m questo mare tempestoso di questa tenebrosa vita, cioè senza la navicella della santa obbedienzia, nella quale tu sci entrata; senza essa tu non giogneresti al porto della vita durabile, dove tu ti unisd collo Sposo eterno!
pensati che se tu con 1* amore proprio la percuotessi nello scoglio della disobbedienzia, ella si romperebbe, e in questo modo affocaresti e perderesti »il tesoro, cioè il flutto del santo proponimento che tu facesti, quando promettesti obbedienzia, facendo professione.
Adunque levati da questo amore, acciocché non perisca, e virilmente come vera sposa rizza nella tua navicella i arbore dello immacolato umile Agnello, sposo tuo, cioè la santissima croce colla vela della sua obbedienzia, che vedi bene, che con questa vela della obbedienzia del padre suo, egli l’ha spiegata, e corse con veloce vento d’amore ed odio del peccato, n di questo amore sensitivo infino all’obbrobriosa morte della croce santissima. Or così fa tu, con obbedienzia pronta, con umilità vera, con amore di Dio e del prossimo, portandoti ed amando caritativamente Je tue suore senza scandalo di mente o mormorazione di lingua: porta e sopporta ciò che tu udissi o vedessi del prossimo tuo; e le reprensioni che ti fussero fatte, ricevile con reverenzia, pensando che per amore ti dicono, eziandio se ti facessero, e non per odio: per questo modo ti levarai lo sdegno ed ogni pena; averai l’affetto delle virtù, e l’odio ed il dispiacimento del vizio, e del proprio e disordinato amore; avendo imparato dal dolce e buono Jesù, il quale t’è regola, via e dottrina: la regola e dottrina te la insegna colla obbedienzia sua, non schifando pene, ma con obbrobrj, scherni e villanie, ingiurie ed infamie, e con molte mormorazioni la compie in sul legno della santissima croce: etti via, perocché come egli per via di croce andò, così tu ed ogni creatura che ha in sè ragione, il debba seguitare, sostenendo ogni pena, tormento e molestia per lo suo amore, spiegando la vela in su iS. Cnterìtia. Opere. T. VI. 5 questo arbore Cristo crocifisso, cioè la vela dell’amore e l’affetto del desiderio colla continua orazione, la quale orazione porta e reca; porta dico i nostri desiderj pieni d’odio di noi ed amore delle virtù provate nella carità del prossimo; dico, che reca il desiderio e la volontà di Dio; avendo recato, sel mette indosso colle mani delle sante e buone operazioni: allora ti troverai spogliata del tuo proprio amore, e vestita del vestimento nuziale; in altro modo non saresti vera sposa, nè faresti resistenzia alle molte mormorazioni che io so che odi di noi (C), che t’hanno dato pena: non vogli dunque che abbi più pene, perchè questa è la via unde debbono andare i veri servi di Dio. E considerando io, che chi fa questo, che detto è, è privato d’ogni pena, e rimane in pace ed in quiete, però ti dissi, che io desideravo di vederti spogliata dell’amore proprio sensitivo, e vestita del vestimento reale, acciocchè tu sia privata della pena della obbedienzia e di quella delle mormorazioni, e sta in pace ed in quiete, gustando Dio per grazia, sicchè nell’ultimo riceva 1’eterna visione di Dio, dove sono finite le pene e si riceve il frutto delle virtù, che seguita di poi le fadighe. Dio ti doni a te, ed all’altre la sua dolce ed eterna benedizione. Altro non ti dico. Permane nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore. Aiutata ziotti alla Lettera 155.
(./) Avendo le antiche impressioni posto due volle questa lettera per intero, cioè al numero’ióz172, coinè s’avvertì uelle annotazioni alla lettera i5i, confusero ancora per modo il nome di questa religiosa, che non può aversene perfetta notizia, giacché, se nella prima la dicono suor Maddalena figliuola d’Alessa, nella seconda l’appellano suor Maddalena di Cateima, stimo doversi leggere Alessa non Caterina, essendoti il testimonio del Bnonconti, che nel suo manoscritto la dice Maddalena figliuola d’Alessa. Parie di questa lettera è pure indirizzata a suor Bartolomea della seta, e s* ha al numero 151.
(Z?) Sempre ribella ec. Ciò che segue di questa lettera è solamente per suor Maddalena, proseguendola dilfercntemente la santa per suor Bartolomea.
(C) Alle molle mormorazioni che io so che’ odi li noi. Davano a questa suora non poco fastidio le mormorazioni che «pargeansi della santa, anche forse a cagione della madre Alcssa, eh’ eca fedele compagna in tutti i viaggi a questa vergine.