Ecuba/Quarto episodio

Quarto episodio

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Giunge Polimestore con due figli e un séguito.
polimestore
O fra gli uomini tutti a me carissimo,
Priamo, e tu, diletta Ecuba, io piango,
nel veder te, la tua città, la figlia
tua, morta or ora. Ahimè cosa non c’è
sicura al mondo: non l’egregia fama;
né la fortuna ch’or t’arride, pegno
sarà che il male sopra te non piombi:
ché tutto quanto su e giú confondono
con gran tumulto i Numi, affinché gli uomini
di tutto ignari, venerar li debbano.
Ma che giova di ciò far lagno, quando
esser non può che i mali un uom fronteggi?
Se dell’assenza mia poi ti lagnassi,
non far: ch’io mi trovavo in mezzo ai monti
di Tracia, allor che qui giungesti. E quando
tornato fui, di casa uscivo appena,
ed incontrai l’ancella tua, che a me
fece i discorsi ond’io qui sono accorso.

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ecuba
Il tuo volto fissare, o Polimèstore,
io n’ho vergogna: in tanto male io giaccio.
Di chi mi vide quando ero felice
pudor m’assale, or che mi trovo in questa
calamità, né gli occhi miei negli occhi
fissargli ardisco. Che sia per mal animo
verso te, non supporre, Polimèstore.
Altra n’è la cagione; e per le donne
è uso in volto non fissare gli uomini.
polimestore
Ragion non c’è di meraviglia. Ma
quale bisogno hai tu di me? Da casa
perché m’hai fatto qui volgere il piede?
ecuba
A te voglio parlar d’una bisogna
che mi riguarda, e ai figli tuoi. Dà ordine
che dalla tenda lungi stiano i servi.
polimestore
Ai servi.
Andate pure. È questa solitudine
sicura. Amica tu mi sei, gli Achivi
mi sono amici.
Ad Ecuba.
                              E adesso, dimmi: un uomo
avventurato, come può soccorrere
gli amici sventurati? Io sono pronto.

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ecuba
Prima del figlio mio, che ricevesti
dalla mia mano, dalla man del padre
in casa tua, di Polidoro dimmi
se vive: il resto poi ti chiederò.
polimestore
Certo: felice sei, da questo lato.
ecuba
Dolci parole, o caro, e di te degne.
polimestore
Quale altra cosa vuoi saper da me?
ecuba
Se di me, madre sua, memoria serba.
polimestore
E a te venire qui volea, di furto.
ecuba
E in salvo è l’oro che recò da Troia?

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polimestore
In salvo: i tetti miei lo custodiscono.
ecuba
Curalo: e non bramar la roba d’altri.
polimestore
Punto! La mia sempre mi basti, o donna.
ecuba
Sai ciò che dire a te bramo, e ai tuoi figli?
polimestore
lo no: dal labbro tuo fa’ ch’io l’apprenda.
ecuba
Oh tu che amo come amo, c’è molto.....
polimestore
Che cosa, ch’io saper debba e i miei figli?
ecuba
antico oro sepolto dai Priàmidi,

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polimestore
Scoprire al figlio tuo vuoi tal tesoro?
ecuba
Sí, per tuo mezzo: poi che un pio tu sei.
polimestore
Ed a che giova che i miei figli assistano?
ecuba
Se tu morissi mai, meglio è che sappiano.
polimestore
Dici bene: è cosí maggior prudenza.
ecuba
Sai dove son d’Atena Ilia le cripte?
polimestore
È quivi l’oro? E segno v’ha che l’indichi?
ecuba
Negra una pietra che dal suolo sporge.

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polimestore
Intorno a queste cose altro vuoi dirmi?
ecuba
Di serbare il tesor ch’io meco addussi.
polimestore
Dov’è? Lo ascondi sotto il peplo, forse?
ecuba
Fra molte pelli, in queste tende ascoso.
polimestore
Dove? Il campo naval questo è dei Danai.
ecuba
In quelle ove prigioni son le femmine.
polimestore
C’è sicurezza? Alcun uomo non c’è?
ecuba
Niun degli Achivi: siamo sole. Su,
entra: ché già gli Argivi delle navi
scioglier bramano il pie’ via dalla Tròade.
Fa’ quel che devi, e poi coi figli insieme
torna là dove il figlio mio ponesti.
Polimestore e i suoi figliuoli entrano con Ecuba nella tenda.