Dizionario moderno (Panzini)/K
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K
Kadosch o kadoche o cadoche: dall’ebraico Kadasch = sacro, alto grado nella Massoneria di rito scozzese.
Kaftan: abito nazionale del contadino russo di colore azzurro cupo all’esterno, internamente di color solferino, lungo oltre il ginocchio con maniche ampie, riprese al polso e larga cintura di seta.
Kaiser: voce tedesca imperatore, dal latino Caesar. C. Giulio Cesare, alla nuova podestà imperiale porse il proprio nome, e questo rimase continuo nella storia e nelle varie favelle ancora dopo i secoli e i fati, come eccitatore di gloria e di vasto dominio su varie genti e nazioni.
Kakatoes: forma francese, invece della forma italiana cacatù o cacatua: genere di uccelli rampicanti, distinti dagli altri papagalli per una cresta di penne sul capo che erigono a loro volontà. Certo miglior grafia sarebbe cacatua perchè anche il nome scientifico si scrive così (cacatua banksi, Cac. moluccensis, Cac. leadbeateri, Cac. tenuirostris, ecc.).
Kake-walk: o più di frequente cakewalk = passeggiata della focaccia: nome di ballo dei negri d’America, bizzarro e goffo: ebbe tuttavia l’onoro in questi tempi in cui scrivo di diventare ballo di moda in Inghilterra, Francia, e... Italia. (Il nostro senso (estetico vi si dovrebbe rifiutare).
Kaki: nome di frutto di origino giapponese cinese (Diospyros kaki).
Kan Khan: signore. Titolo dato alla autorità sovrana in Mongolia o in Tartaria. In Persia è dato ai governatori delle Provincie. Nella Russia Asiatica, nel Caucaso ai capi delle tribù. Con grafia italiana can. La bella Angelica dei nostri romanzi cavallereschi è figlia del Gran Can del Catai.
Kanguroo o Cangurú: genere di marsupiali originari della Nuova Olanda.
Kategorischer Imperativ: V. Imperativo categorico, frase spesso abusata nel senso di comando assoluto.
Kedive: gran signore: dal 1867 titolo ufficiale del vicerè dell’Egitto (la grafìa italiana Chedive non parmi attecchire).
Kefir: nome russo, dato al latte di cavalla o di vacca sottoposto a speciale fermento: se ne forma un liquore acidulo, gassoso, lievemente lassativo. Questa fabbricazione di latte spumante dalla steppa passò ai nostri laboratori, essendosi trovato efficace in alcune malattie di stomaco. La fermentazione è ottenuta a spese dello zucchero del latte (lattosio).
Kellerina: dal tedesco Kellerin che propriamente vuol dire cantiniera (Keller cantina). Tale uso originariamente comune e semplice in Germania ed in Isvizzera, acquistò presso di noi e altrove senso di mondanità indicando le lascivette cameriere che servono di richiamo alla greve e acquosa cervogia, con la quale gli accorti germanici conquistarono noi del paese del vino. Kellerina poi si dice di qualunque cameriera che serve nei caffè.
Kennel club: V. Chennil club.
Kennst du das Land, wo die Citronen blüh’n?: verso del Goethe nella patetica canzoni» della Mignon, onde la perifrasi il paese ove fiorisce l’arancio per indicare l’Italia.
Képi: voce francese che significa una specie di cappello militare, da prima adottato da alcune milizie francesi in Algeria. In italiano è stato tradotto in chepì, ed indica il cappello da parata della fanteria. Képi, fr. è probabilmente trasformazione del tedesco Kappe: della stessa etimologia da cui cappa, cappello, cappuccio, etc.
Kermes: grafia che si alterna con l’altra chermes. V. Alchermes.
Kermesse: parola adoperata ne’ Paesi Bassi e nel Settentrione della Francia, per indicare la festa annuale della parrocchia. Pare una corruzione di Kerk-misse = messa della chiesa. Alla funzione religiosa si univa ogni specie di baldorie, spari, balli, mascherate, conviti, mercato, etc. con tanta licenza da essere la festa infrenata dall’autorità dei governi. Kermesse poi indicò senz’altro una fiera, e con questo senso venne fra noi. Se il lettore però ha osservato l’uso che da noi si fa di questa parola, non gli sarà sfuggito il solito fenomeno, cioè che si dice fiera se si tratta di un villaggio, oppure la fiera di Porta Genova a Milano, la fiera di Senigallia; e invece si dirà una kermesse di beneficenza al Pincio con intervento della Regina; l’esposizione di Parigi è una kermesse, e simili: insomma la parola straniera, per il solo fatto che è tale, inchiude un senso di nobiltà.
Khaki: tessuto spigato color terra che serve alle divise militari pei soldati inglesi nelle colonie. Per chi ne vuol saper di più, ecco più minute notizie: la guerra del Transvaal dimostrò agl’inglesi che la tunica rossa dei loro soldati era un eccellente bersaglio alle carabine dei boeri, e han dovuto ricorrere al khaki. Questa strana parola (chi sa dire donde venga?) non significa una stoffa speciale, ma una composizione di tinte, molto usata dagli indigeni dell’Indie, dove prima l’hanno adottata gl’inglesi; è un colore che ricorda quello di un canerino incrociato, tra il giallo e il verde. Questa tinta giova a meglio dissimulare i soldati; e oltrechè le loro uniformi, in khaki furono colorati tutti gli equipaggiamenti della campagna, i carri, le ruote dei cannoni, le tende, ecc.
Kimonò: nome dell’abito nazionale delle donne giapponesi.
Kinesiterapia: ([testo greco] = moto e [testo greco] = cura) nuova parola con la quale si designano quelle cure che agiscono sull’organismo, imprimendogli movimenti sia attivi che passivi: cura elettrica, massaggio, ginnastica. In fr. è kinésithérapie.
Kinetoscopio: apparecchio inventato da Edison, nel quale il passaggio rapido, davanti agli occhi, di una serie di fotografie stereoscopiche, riproducenti le diverse posizioni che uno o più corpi in movimento hanno ad intervalli di minime frazioni di minuto secondo, offre all’osservatore l’illusione che il movimento sia ripetuto sotto i suoi occhi. Differisce dal kinematografo (dei fratelli Lumière di Lione) perchè quivi le proiezioni delle fotografie passano davanti uno schermo, mentre nel kinetoscopio si osservano mediante lenti. La grafia di queste parole con la lettera c prevale nei libri, ma in commercio tende a conservarsi la scrittura straniera.
King: così chiamansi i libri sacri dei Cinesi, contenenti la dottrina e la morale di Confucio. Es. i cinque Kings.
Kirsch-wasser: letteralmente in tedesco acqua di ciliege o maraschino. Liquore forte preparato (almeno dovrebbe esserlo) con la distillazione della ciliegia agra, detta marasca. Ha un lieve profumo di mandorla amara, e le migliori qualità provengono dalla Selva nera e dai Vosgi. La parola tedesca è anche in francese.
Kneipe: propr. bettola, e nel linguaggio degli studenti bevuta, simposio, lat. compotatio. Voce tedesca recente (V. Kluge op. cit.), e non ignota fra noi.
Kneipp: V. Cura Kneipp.
Knicker-bocker: nota foggia di abito da alpinista, ciclista: propr., le grosse calze o gambali di lana. V. Vestito.
Knout: nome del terribile staffile russo, fatto di più nervi di bue strettamente intrecciati e terminanti con punte di ferro ritorto. Al tempo della servitù della gleba era strumento di punizione legale; al dì d’oggi assicurano che serve soltanto come semplice frusta. Leggesi talvolta governo dello knout per indicare spregiativamente il governo assoluto della Russia.
Koch: V. Bacilli di Koch.
Kodak: nome commerciale di una società americana, estesissima, fabbricatrice di camere fotografiche e di ogni più raro e nuovo apparecchio ottico. Kodak chiamano senz’altro la stessa macchina fotografica.
Kokoschnik: voce russa; indica il diadema che, secondo il costume nazionale, portano le donne russe.
Kola (noci di): sono i semi della Sterculia acuminata^ della famiglia delle malvacee, che cresce vicino alla costa occidentale dell' Africa equatoriale. In Europa queste noci si usano come medicina e tonico, come surrogato di caffè, e per preparare delle bevande amaro-stomatiche: Elixir, liquore di Kola.
Kolbach e colback: in francese; in italiano colbac ovvero colbak, alla francese. È voce turca ed indica un cappello militare ricoperto di pelo a forma di cono rovesciato, in uso in Turchia dai dragomanni, dagli Armeni, etc. I cacciatori francesi a cavallo ne fecero uso la prima volta in Francia al ritorno dalla spedizione d’Egitto nel 1799. Tale forma di cappello con qualche modificazione e ricoperto di pelle di foca è stato adottato dalla nostra cavalleria leggiera.
Konak: la reggia presso i Serbi.
Kopek: moneta russa del valore di quattro centesimi. Cento di queste monete formano il rublo. Copek o Kopek è scrittura francese; in russo, Kopejka.
Krach o Krack: voce neologica, probabilmente onomatopeica (Cfr. Dante: non avria pur dell’orlo fatto cric) usata nelle lingue straniere e trasportata nella nostra per indicare una crisi bancaria, un improvviso disastro di caso di commercio, di grandi aziende. Tale nome fu per la prima volta usato da noi negli anni 1873, ’74 quando avvenne lo sfacelo dello Borse di Commercio. (V. Nuova Antologia, volume XXV, pag. 417). Il diz. olandese francese d’Abraham, Bluye (1811) registra questa parola in tale senso di ruina.
Krapfen: in tedesco, e nel linguaggio di cucina, indica una specie di frittella di pasta alzata con lievito di birra ed entro uno strato di conserva: dolce noto e comune anche da noi, specie nelle città grandi e d’inverno in cui si costuma recarsi nelle pasticcerie a mangiarne, tenute come sono in caldo in apposite credenzine.
Kraus: vocabolo aperto, della moda maschile: indica l’abito a falde. V. Vestito.
Kremlin: oppure Kreml, tradotto in Cremlino: fortezza di Mosca, antica sede degli Imperatori di Russia, specialmente noto alla storia d’occidente per essere stata effimera e fatale stanza di Napoleone I.
Kren: è la Cochlearia armoracia, originaria dell’Europa orientale temperata. Essa è voce slava, introdotta pur anche in tedesco. Da essa è derivato pure il cran, cranson francese e più comunemente, raifort. Nomi volgari italiani, oltre quello di barbaforte, sono: armoracia, erba forte, rafano rusticano, rafano tedesco. Questa radice, grattugiata, serve di condimento e salsa alle carni.
Kreuzer: da kreux lat., crux = croce; moneta divisionale che in Austria sarebbe la 100a parte del fiorino (Gulden). Vero è che in Austria si conteggia per corono e centesimi (Krone e Heller).
Krug: boccale, così con voce tedesca nelle birrerie si chiama talora quel recipiente di coccio, elegante, di foggia cilindrica, con manico e coperchio lavorato di metallo, della capacità di circa mezzo litro entro il quale ottimamente si conserva la birra nel tempo che si beve. La capacità di mezzo litro non è obbligatoria ai bevitori tedeschi.
Kronprinz: voce tedesca e significa principe ereditario della corona, ed è formata da Krone = corona e Prinz = principe. Parlandosi del delfino di Germania, questa parola ricorre frequentissima.
Krumiro: nomo di tribù bèrbere antichissime, erranti tra il Marocco e la Tripolitania (V. Sallustio, Gigurtina). La grafìa nostra Crumiro non è dell’uso. Questa parola ha avuto una ben curiosa fortuna: da principio indicò queste tribù, le quali con la loro ribellione diedero pretesto alla Francia di occupare la Tunisia. Fu usata in Francia in occasiono di sciopero come termine ingiurioso, di lì passò a noi ed è usatissima per indicare quegli operai i quali rompono la legge dello sciopero, ed accettando di lavorare secondo i patti rifiutati dagli altri operai, contribuiscono a rendere meno efficace la grande ed aspra lotta che il Lavoro manuale muove al Capitale. Questo neologismo si mostra più resistente di quello che si potesse pensare. Anche quando gli studenti proclamano lo sciopero (cosa tanto inutile come ridicola) gli scolari che frequentano le lezioni sono chiamati krumiri. I giornali hanno foggiato anche l’astratto Krumiraggio.
Krumiraggio: V. Krumiri.
Krupp: attributo di cannone dal nome di Alfredo Krupp (1812-1887) di Essen, grande industriale e creatore di una fra le più grandi e celebri fonderie di metalli del mondo. All’antico cannone di bronzo egli sostituì l’acciaio fuso con scienza ed esperienza, perfetta ed ingegnosissima, in modo che la terribile arma possa reggere a pressioni di gas molto superiori di quelle che erano possibili con altri cannoni dello stesso spessore. Il cannone Krupp fece le sue grandi prove nella guerra franco-prussiana del 1870. Da quel tempo il cannone d’acciaio, a retrocarica, fece il giro del mondo armato, e cominciò quel rapido sviluppo che doveva condurlo alla potenza ed alla perfezione attuale, sempre però su le stesse basi fondamentali. Misere glorie dell’umano ingegno!
Kugelhupfen: nome tedesco di dolce di lievito, press’a poco come il Panettone.
Kulm: parola tedesca che significa cima, vetta. Diceasi specialmente di alcuni monti come ad es. di quel celebrato e bellissimo monte della Svizzera che è il Righi. Per analogia, credo, si disse kulm altresì della cima di altri monti, frequentati e forniti di sontuosi alberghi. Così trovo scritto «Brunate kulm», detto della cima di quel grazioso poggio che è sopra Como.
Kulturkampf: voce tedesca, e significa lotta per la civiltà, ma con speciale senso evolutivo della filosofia e della politica in Germania contro il Clericalismo partito ultramontano, come quivi è detto. Questa voce fu creata dal Virchow, il celebre medico da poco morto, in un programma elettorale del partito progressista da lui redatto nel 1873.
Kümmel: nota specie di rosolio forte preparato col frutto di una pianta ombrellifera, Carum Carvi, che i Tedeschi chiamano appunto Kümmel, e in italiano Cumino o Comino tedesco, appunto perchè i tedeschi usano detti frutti per porli sul pane, nei cavoli acidi e anche come anima in certi piccoli confetti.
Kuraro: questa è la grafìa con cui generalmente presso di noi trovo scritto questo potentissimo veleno. I tedeschi ed i francesi recano scritto Curare, il Villavecchia pure nel suo recente Diz. di merceologia scrive curare, e così infatti io riportai (V. a questa parola). Mi sembrerebbe preferibile curaro. Questo veleno vegetale dell’America meridionale si trae dalla corteccia di una specie di strychnos (onde si ottiene la stricnina). Esiste anche un curaro animale, tolto dalla secrezione cutanea di uno speciale batracio.