Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Kep | — 260 — | Kno |
il paese ove fiorisce l’arancio per indicare l’Italia.
Képi: voce francese che significa una specie di cappello militare, da prima adottato da alcune milizie francesi in Algeria. In italiano è stato tradotto in chepì, ed indica il cappello da parata della fanteria. Képi, fr. è probabilmente trasformazione del tedesco Kappe: della stessa etimologia da cui cappa, cappello, cappuccio, etc.
Kermes: grafia che si alterna con l’altra chermes. V. Alchermes.
Kermesse: parola adoperata ne’ Paesi Bassi e nel Settentrione della Francia, per indicare la festa annuale della parrocchia. Pare una corruzione di Kerk-misse = messa della chiesa. Alla funzione religiosa si univa ogni specie di baldorie, spari, balli, mascherate, conviti, mercato, etc. con tanta licenza da essere la festa infrenata dall’autorità dei governi. Kermesse poi indicò senz’altro una fiera, e con questo senso venne fra noi. Se il lettore però ha osservato l’uso che da noi si fa di questa parola, non gli sarà sfuggito il solito fenomeno, cioè che si dice fiera se si tratta di un villaggio, oppure la fiera di Porta Genova a Milano, la fiera di Senigallia; e invece si dirà una kermesse di beneficenza al Pincio con intervento della Regina; l’esposizione di Parigi è una kermesse, e simili: insomma la parola straniera, per il solo fatto che è tale, inchiude un senso di nobiltà.
Khaki: tessuto spigato color terra che serve alle divise militari pei soldati inglesi nelle colonie. Per chi ne vuol saper di più, ecco più minute notizie: la guerra del Transvaal dimostrò agl’inglesi che la tunica rossa dei loro soldati era un eccellente bersaglio alle carabine dei boeri, e han dovuto ricorrere al khaki. Questa strana parola (chi sa dire donde venga?) non significa una stoffa speciale, ma una composizione di tinte, molto usata dagli indigeni dell’Indie, dove prima l’hanno adottata gl’inglesi; è un colore che ricorda quello di un canerino incrociato, tra il giallo e il verde. Questa tinta giova a meglio dissimulare i soldati; e oltrechè le loro uniformi, in khaki furono colorati tutti gli equipaggiamenti della campagna, i carri, le ruote dei cannoni, le tende, ecc.
Kimonò: nome dell’abito nazionale delle donne giapponesi.
Kinesiterapia: ([testo greco] = moto e [testo greco] = cura) nuova parola con la quale si designano quelle cure che agiscono sull’organismo, imprimendogli movimenti sia attivi che passivi: cura elettrica, massaggio, ginnastica. In fr. è kinésithérapie.
Kinetoscopio: apparecchio inventato da Edison, nel quale il passaggio rapido, davanti agli occhi, di una serie di fotografie stereoscopiche, riproducenti le diverse posizioni che uno o più corpi in movimento hanno ad intervalli di minime frazioni di minuto secondo, offre all’osservatore l’illusione che il movimento sia ripetuto sotto i suoi occhi. Differisce dal kinematografo (dei fratelli Lumière di Lione) perchè quivi le proiezioni delle fotografie passano davanti uno schermo, mentre nel kinetoscopio si osservano mediante lenti. La grafia di queste parole con la lettera c prevale nei libri, ma in commercio tende a conservarsi la scrittura straniera.
King: così chiamansi i libri sacri dei Cinesi, contenenti la dottrina e la morale di Confucio. Es. i cinque Kings.
Kirsch-wasser: letteralmente in tedesco acqua di ciliege o maraschino. Liquore forte preparato (almeno dovrebbe esserlo) con la distillazione della ciliegia agra, detta marasca. Ha un lieve profumo di mandorla amara, e le migliori qualità provengono dalla Selva nera e dai Vosgi. La parola tedesca è anche in francese.
Kneipe: propr. bettola, e nel linguaggio degli studenti bevuta, simposio, lat. compotatio. Voce tedesca recente (V. Kluge op. cit.), e non ignota fra noi.
Kneipp: V. Cura Kneipp.
Knicker-bocker: nota foggia di abito da alpinista, ciclista: propr., le grosse calze o gambali di lana. V. Vestito.
Knout: nome del terribile staffile russo, fatto di più nervi di bue strettamente intrecciati e terminanti con punte di ferro ritorto. Al tempo della servitù della gleba era strumento di punizione legale; al dì d’oggi assicurano che serve soltanto come semplice frusta. Leggesi talvolta governo