Discorsi, e lettere/Discorso intorno agli esercizi delle antiche donne

Discorso intorno agli esercizi delle antiche donne

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Discorso intorno agli esercizi delle antiche donne
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DISCORSO
Intorno agli esercizj delle Antiche Donne.




O
Gni uomo, valorosi Consocj miei, parla secondo il suo linguaggio; imperciocchè dal sommo Facitore varie tra gli uomini furono distribuite le fortune, nè v’ha luogo alcuno a dubitare, che fecondo lo stato, in cui ciascheduno si ritrova, quasi tenuto non sia di favellare, poichè altrimenti facendo, un assurdo verrebbe a commettere; ed eccovene una piccola dimostrazione. Il pecorajo rozzo abitatore d’alpestri monti, se ragionar egli volesse innanzi a voi tutti degli affari politici d’una Città, ovvero il Ministro nutrito all’ombra, e fra il lusso delle Corti, di pecore, e di mandre a far parole si mettesse, che non direste voi contro questi due differenti uomini, i quali non senza ridicolo pensamento a trattar si ponessero di ciò, che a loro per niun modo non si converrebbe? Quanto dunque di biasimo degni sono coloro, i quali a trattar si pongono di cose a loro non aspettanti, altrettanto sarà se non di lode, almeno di compatimento meritevole colui, il quale s’ingegna di favellare di quelle cose, che suo vero cibo pur sono. Io per tanto dall’ordine della natura non traviando, se a voi non dispiace ascoltarmi, di [p. 4 modifica]quelle faccende, che alle Donne appartengono, solo intendo farvi alcuna parola, ed eccomi. Negli scorsi giorni, mentre attendeva a’ miei domestici lavori, mi si leggeva un’erudita Opera del celebratissimo Marchese Maffei1, dov’egli lagnandosi degli abusi, e disordini del nostro Secolo, così dice: Che diremo... del non capitar mai in tutto l’anno que’ giorni, in cui le Madri di Famiglia di attendere all’istruzione de’ figliuoli si sovvengano, e al reggimento domestico, e a que’ lavori, senza l’occupazione, e il piacer de’ quali ogni Donna, per grande che sia, si annoja più volte del vivere? A tali parole tosto mi venne talento d’investigare quai si fossero i lavori delle grandi, e nobili Donne de’ vecchi tempi. Perchè messami a ricercare agevolmente mi venne fatto di rinvenire, che le lane, ed il lino fu l’occupazione principale di esse appresso alcune delle più colte nazioni. Della Ebrea egualmente vecchia che il Mondo, in primo luogo abbiamo gli esempli di Rebecca, e Rachelle, le quali attendevano a filar lane, ed erano si può dire a ragione le prime Donne di que’ tempi, avvegnachè i loro mariti erano Signori d’un popolo numeroso. Oltracciò nelle Parabole di Salomone sicuro riscontro ne ritrovo, dove si descrive la Donna saggia: Quæsivit lanam, et linum, et operata est in consilio manuum suarum. Imperciocchè fa d’uopo attentamente osservare, che Salomone parla sibbene della Donna saggia, ma in uno dimostra eziandio, che ella era Signora dicendo, che il suo [p. 5 modifica]marito starà fra’ Senatori sulle porte della Città, dove anticamente tenevasi, come sapete, tribunale. E la Moglie di Tobia, che era uomo di non mediocre facoltà, ed era riputato fra primi della sua Tribù, sapeva tessere: ibat quotidie ad textrinam. Presso i Persiani all’incontro ritrovo, che il porre mano nella lana, ed il trattare il pennecchio, e ’l canestrino era alle Matrone ingiurioso mestiero, e vile; siccome appunto si osserva, che Alessandro avendo fatto presentare a Sisigambi madre di Dario alcuni drappi di finissima porpora co’ medesimi artieri, che lavorati gli aveano, dicendole, che qualor le piacesse, potea far sì, che le sue piccole figlie per mezzo di essi venissero istrutte nel lavoro delle lane, quella Principessa oltre il dovere dolente verso il messaggiero si dimostrò. Il perchè assai bene si comprende in quanto dispregio questi lavorieri tenuti fodero appo quella Nazione, la quale troppo di ricchezze abbondando, non sapea concedere alle sue Principesse, e Matrone di chinar la mano a tai cose. Ma se una simile occupazione fu tenuta a vile da’ Persiani, essa però non fu reputata per tale dagli Assirj, gente niente meno di quelli grande e potente; come ne fa prova l’esempio di Sardanapalo, stato ritrovato da Arbace a filare la porpora nel mezzo delle sue Donne, le quali, come quelle, che servivano a un tanto Re, convien credere, che fossero rimirate, e onorate come Signore.

Venendo a’ Greci poi veggiamo in Omero alcune Principesse, che vanno ad attigner l’acqua alle [p. 6 modifica]fontane, e che lavano da loro medesime la biancheria della casa. Nè ci si opponga per avventura che Omero fosse Poeta, mentrechè egli quanto è mirabile in ciò che spetta all’invenzione, è pur altrettanto fedel pittore de’ costumi, che praticavansi. Da Euripide pur si raccoglie, che le più illustri femmine a tesser il lino attendevano. E chi non sa, che la casta Penelope tutto lo studio poneva in filare e tessere seduta fra le sue Damigelle?

Un lenzuolo spirommi prima in mente2
Iddio, fermando una gran tela, in casa
Tesser, sottile, e tutto tondo; e tosto
Io loro dissi: Giovani che sete
Miei pretendenti, poichè molto Ulisse ec.


E il Card. Quirini nel Libro intitolato, Primordia Corcyræ, là dove parla di Corfù: Era, dice egli, comune a tutte le femmine, anche alla Regina Areta, il filare, e tesser tele. Alessandro il Macedone si valea delle tonache domestiche gentilmente tessute dalle sue proprie sorelle. In somma appresso questa nazione tornava a molta lode alle Matrone il lavorio in lane, ed era segno di pudicizia, e di probità. Ora facciamoci ad esaminar il Romano costume, e qui vedremo quanto il lavoro delle lane in pregio fosse appresso questo Popolo, mentre sotto Romolo, e Tazio fu fatta una lega fra questi, e i Sabini, che le Donne Sabine sarebbero esenti da ogni altro lavoro, trattone quello della lana. E Servio Tullio usò una [p. 7 modifica]toga regia listata, tessuta da Tanaquil moglie di Tarquinio Prisco, la qual toga insieme con altra lana, colla rocca, e col fuso, e colle pianelle durarono illese nel tempio di Anco Marzio, siccome scrive Varrone, infino al suo tempo. Appresso questo abbiamo, che la famosa Lucrezia giorno e notte attendeva a filare insieme colle sue damigelle. Il Santinelli poi, dove parla della disciplina, e de’ costumi delle Donne Romane, dice, che il filare le lane ed il lino era proprio delle Matrone, e delle libere, e il tessere, e colorire soltanto alle schiave, e ignobili apparteneva. La qual differenza del tessere e filare dopo l’ingrandimento di Roma si sarà forse introdotta. Sebbene a’ tempi d’Augusto sappiamo tuttavia come questo Monarca padrone del Mondo per buon tratto di tempo altri panni non vestì, che quelli o dalla sorella o dalla propria moglie fatti. Oltre i sopraddetti esempli moltissimi altri ne potrei addurre, i quali tralascio per non riuscire stucchevole troppo più che non è il dovere. E intanto mi piace conchiudere con una dotta ed utile riflessione, che fa in tal proposito ragionando il celebre compilatore della Storia Mr. Rollin3. Osservo (dice egli in questo stesso racconto) alcune orme preziose della felice semplicità de’ tempi antichi, ne’ quali le Donne anche più qualificate si esercitavano in lavori utili, e talvolta anche penosi; in una parola, l’occupazione, la fatica, le cure domestiche sono il [p. 8 modifica]patrimonio delle Donne; e a questo le ha destinate la Provvidenza. La corruzione del Secolo ha unito a questi usi quasi tanto antichi quanto il Mondo un’idea di bassezza, e di disprezzo; ma per questo è stata forse sostituita qualche altra occupazione a questi duri, e vigorosi servizj, de’ quali una sana educazione rendeva il sesso capace, a questa vita laboriosa, e utilmente occupata nell’interno della casa? un molle, e stupido ozio, frivole conversazioni, vani intertenimenti, una passione per gli spettacoli, un furore pel giuoco. Si confrontino ora insieme questi due caratteri, e si giudichi da qual parte risplenda più il senno, il sodo giudizio, e il gusto del vero, e del naturale. Bisogna però confessare a gloria del Sesso, e della Nazione, che tra le Dame della più alta condizione ve ne son molte che prendono per debito, e per piacere l’impiegare le lor mani in lavori non frivoli, ma sodi, e che si preparano da se stesse una parte di suppellettili. Potrei aggiungnere, che ve ne sono altresì in gran numero di attente nel coltivare lo spirito con letture amene, e nel tempo stesso serie, ed utili. Fin qua il Rollin; al che siami lecito d’aggiugnere un lodevolissimo esempio di due gloriosissime Imperadrici del nostro Secolo, cioè di Amalia, e Cristina Elisabetta, quella moglie di Giuseppe, e questa di Carlo, amendue le quali nel tempo che bollivano le sanguinose guerre, attendevano colle loro damigelle a cucire camicie, ed altri pannilini pe’ poveri soldati de’ loro eserciti, cosa in vero tanto più commendabile, quanto a ciò non ricercavansi tele finissime, ma per verità rozze, e grosse, e [p. 9 modifica]perchè praticata in un Secolo depravato cotanto, in cui non solo le Principesse sdegnano chinar la dilicata mano a cose cotanto abbiette, ma le più tra le Donne Nobili tengono a vile l’impiegarsi ne’ lavori anco più necessarj di esse, non che della propria casa.


Note

  1. De’ Teatri antichi e moderni. Cap. 7.
  2. Odissea tradotta dal Salvini, l. xix
  3. Storia Romana.