Discorsi, e lettere/Discorso intorno agli esercizi delle antiche donne
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DISCORSO
Intorno agli esercizj delle Antiche Donne.
Venendo a’ Greci poi veggiamo in Omero alcune Principesse, che vanno ad attigner l’acqua alle fontane, e che lavano da loro medesime la biancheria della casa. Nè ci si opponga per avventura che Omero fosse Poeta, mentrechè egli quanto è mirabile in ciò che spetta all’invenzione, è pur altrettanto fedel pittore de’ costumi, che praticavansi. Da Euripide pur si raccoglie, che le più illustri femmine a tesser il lino attendevano. E chi non sa, che la casta Penelope tutto lo studio poneva in filare e tessere seduta fra le sue Damigelle?
Un lenzuolo spirommi prima in mente2 |
E il Card. Quirini nel Libro intitolato, Primordia Corcyræ, là dove parla di Corfù: Era, dice egli, comune a tutte le femmine, anche alla Regina Areta, il filare, e tesser tele. Alessandro il Macedone si valea delle tonache domestiche gentilmente tessute dalle sue proprie sorelle. In somma appresso questa nazione tornava a molta lode alle Matrone il lavorio in lane, ed era segno di pudicizia, e di probità. Ora facciamoci ad esaminar il Romano costume, e qui vedremo quanto il lavoro delle lane in pregio fosse appresso questo Popolo, mentre sotto Romolo, e Tazio fu fatta una lega fra questi, e i Sabini, che le Donne Sabine sarebbero esenti da ogni altro lavoro, trattone quello della lana. E Servio Tullio usò una toga regia listata, tessuta da Tanaquil moglie di Tarquinio Prisco, la qual toga insieme con altra lana, colla rocca, e col fuso, e colle pianelle durarono illese nel tempio di Anco Marzio, siccome scrive Varrone, infino al suo tempo. Appresso questo abbiamo, che la famosa Lucrezia giorno e notte attendeva a filare insieme colle sue damigelle. Il Santinelli poi, dove parla della disciplina, e de’ costumi delle Donne Romane, dice, che il filare le lane ed il lino era proprio delle Matrone, e delle libere, e il tessere, e colorire soltanto alle schiave, e ignobili apparteneva. La qual differenza del tessere e filare dopo l’ingrandimento di Roma si sarà forse introdotta. Sebbene a’ tempi d’Augusto sappiamo tuttavia come questo Monarca padrone del Mondo per buon tratto di tempo altri panni non vestì, che quelli o dalla sorella o dalla propria moglie fatti. Oltre i sopraddetti esempli moltissimi altri ne potrei addurre, i quali tralascio per non riuscire stucchevole troppo più che non è il dovere. E intanto mi piace conchiudere con una dotta ed utile riflessione, che fa in tal proposito ragionando il celebre compilatore della Storia Mr. Rollin3. Osservo (dice egli in questo stesso racconto) alcune orme preziose della felice semplicità de’ tempi antichi, ne’ quali le Donne anche più qualificate si esercitavano in lavori utili, e talvolta anche penosi; in una parola, l’occupazione, la fatica, le cure domestiche sono il patrimonio delle Donne; e a questo le ha destinate la Provvidenza. La corruzione del Secolo ha unito a questi usi quasi tanto antichi quanto il Mondo un’idea di bassezza, e di disprezzo; ma per questo è stata forse sostituita qualche altra occupazione a questi duri, e vigorosi servizj, de’ quali una sana educazione rendeva il sesso capace, a questa vita laboriosa, e utilmente occupata nell’interno della casa? un molle, e stupido ozio, frivole conversazioni, vani intertenimenti, una passione per gli spettacoli, un furore pel giuoco. Si confrontino ora insieme questi due caratteri, e si giudichi da qual parte risplenda più il senno, il sodo giudizio, e il gusto del vero, e del naturale. Bisogna però confessare a gloria del Sesso, e della Nazione, che tra le Dame della più alta condizione ve ne son molte che prendono per debito, e per piacere l’impiegare le lor mani in lavori non frivoli, ma sodi, e che si preparano da se stesse una parte di suppellettili. Potrei aggiungnere, che ve ne sono altresì in gran numero di attente nel coltivare lo spirito con letture amene, e nel tempo stesso serie, ed utili. Fin qua il Rollin; al che siami lecito d’aggiugnere un lodevolissimo esempio di due gloriosissime Imperadrici del nostro Secolo, cioè di Amalia, e Cristina Elisabetta, quella moglie di Giuseppe, e questa di Carlo, amendue le quali nel tempo che bollivano le sanguinose guerre, attendevano colle loro damigelle a cucire camicie, ed altri pannilini pe’ poveri soldati de’ loro eserciti, cosa in vero tanto più commendabile, quanto a ciò non ricercavansi tele finissime, ma per verità rozze, e grosse, e perchè praticata in un Secolo depravato cotanto, in cui non solo le Principesse sdegnano chinar la dilicata mano a cose cotanto abbiette, ma le più tra le Donne Nobili tengono a vile l’impiegarsi ne’ lavori anco più necessarj di esse, non che della propria casa.