Dialoghetti sulle materie correnti nell'anno 1831/Il viaggio di Pulcinella/Scena sesta
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Il viaggio di Pulcinella
Scena sesta
Scena sesta
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SCENA SESTA.
Pulcinella, il Dottore e la Stampa.
- La Stampa
- Giovinotti, mi ha detto l’Arte che cercate di impiegarvi per guadagnare il pane. Se volete, vi prenderò per garzoni, e con me si fatica molto, ma si guadagna assai.
- Il Dottore
- Verremo volontieri a servirvi. Chi siete voi, signora?
- La Stampa
- Io sono la Stampa.
- Pulcinella
- Quando è così, non facciamo niente. Noi appena sappiamo leggere, e non possiamo fare da stampatori.
- La Stampa
- Non importa, non importa: la stampa ha bisogno di gran gente, e nella mia Bottega ci è pane per tutti. Si lavora giorno e notte, e con tutto ciò non si arriva a tempo.
- Il Dottore
- Come mai trovate tanti lavori?
- La Stampa
- Per effetto della libertà della stampa.
- Pulcinella
- Cosa vuol dire la libertà della stampa?
- La Stampa
- Vuoi dire che ognuno è padrone di pubblicare con le stampe tutto quello che gli piace.
- Il Dottore
- S’intenderà sempre di cose lecite e oneste.
- La Stampa
- Tutto vi dico, tutto, senza nessuna eccezione. Oscenità e porcherie di ogni sorte, scritti incendiarii e inviti a ribellarsi contro il governo, dottrine infami, pazze e scandalose, bestemmie contro Iddio e contro i Santi, tutto è permesso dalla libertà della stampa.
- Il Dottore
- Questa non si chiama libertà, ma licenza e sfacelo generale del buon costume e della pace del mondo.
- La Stampa
- Tant’è; nei regni costituzionali non si può stare senza la libertà della stampa.
- Il Dottore
- E perchè nei paesi della costituzione ci ha da essere questo sfrenamento detestato dalla morale, dalla pietà, e dal buon senso?
- La Stampa
- Perchè il popolo è sovrano, e vuol essere libero di parlare a suo modo. Cosa sarebbe la libertà di una nazione se il popolo non fosse padrone nemmeno della sua voce?
- Il Dottore
- La voce ha da essere libera per tutti, ma si ha da trovare un modo di moderare gli abusi. Se un pazzo e scellerato andasse urlando e bestemmiando per le strade, e salito sui palchi invitasse la plebe ad abbruciare la città, sarebbe contro la sovranità e la libertà del popolo farlo tacere e metterlo in prigione?
- La Stampa
Non so dirvi di questo, ma so che la libertà della stampa è una prerogativa essenziale della sovranità del popolo, e toccare ai Francesi questo privilegio sarebbe peggio che di galli farli diventare capponi.
- Il Dottore
- In ogni modo ci sarà qualche legge che freni gli eccessi della licenza.
- La Stampa
- Ci sono alcune leggi di cerimonia, le quali stabiliscono qualche pena per la stampa di certi errori che farebbero spalancare la terra, e di cui arrossirebbe il demonio, ma prima si stampano e poi, se bisogna, si procede a punirli.
- Il Dottore
- Che regola pazza è questa di scatenare una fiera e poi correre a riprenderla quando ha già diffuso la strage? Non sarebbe più naturale che le cose da stamparsi si esaminassero prima?
- La Stampa
- Dio guardi; qualunque ombra di censura è contraria alla sovranità del popolo.
- Il Dottore
- Almeno i delitti di stampa verranno condannati e puniti severamente?
- La Stampa
- I giudici di Francia sono molto benigni con la libertà, e vuole essere un gran caso se un processo per abuso di stampa finisce con due quattrini di multa.
- Il Dottore
- Ma il governo non ha nessun modo di porvi qualche riparo?
- La Stampa
- Il governo non deve ingerirsene nè bene, nè male, e Carlo X, che si azzardò di toccare la stampa con la punta delle dita, tutti sanno come è andato a finire. I popoli costituzionali sono gelosissimi sopra questo punto.
- Il Dottore
- Ditemi in verità; un popolo, il quale voglia la libertà di portar armi da fuoco e da taglio, e di scannarsi e ammazzarsi a forza di archibugiate, sarà un popolo libero e sovrano, ovvero sarà un popolo pazzo e degno di essere incatenato?
- La Stampa
- Voi nati e cresciuti nella servitù non potete conoscere i gusti e i bisogni dei popoli liberi, ma la libertà della stampa è la custodia della libertà e della sovranità del popolo. Con la stampa si tiene in dovere il governo, e con quella si suona la campana all’armi ad ogni tentativo del dispotismo.
- Il Dottore
In qualunque governo se gli abusi del potere sono veri e importanti, tutti se ne accorgono senza bisogno della stampa, ed è un pensiero da mentecatti lasciare a tutti il modo d’inventare a capriccio accuse contro il sovrano, e di spargere falsi allarmi nella nazione. Cosa direste di una città in cui per timore del fuoco si tenessero le campane sempre accessibili a tutti, e ognuno fosse padrone di andarle a suonare a martello?
- La Stampa
- Sarà come volete, che la libertà della stampa soggiaccia a qualche difetto, ma intanto dobbiamo a lei la nostra sovranità, e senza la stampa non ci sarebbero state le gloriose giornate.
- Il Dottore
- Adesso che le avete fatte, potreste sottoporre la stampa a qualche moderazione.
- La Stampa
- Oibò, oibò: la rivoluzione ha bisogno di movimento, e senza la stampa morirebbe d’inedia e finirebbe da se medesima. Con la stampa in mano, si trotta a speroni battuti, e se ci lasciano stampare speriamo di portare le gloriose giornate in tutte le nazioni del mondo. Orsù, se volete venire con me, andiamo perchè non ho tempo da perdere.
- Il Dottore
- Signora no; non vogliamo prestare le nostre braccia per mettere sottosopra la terra.
- Pulcinella
- Se la stampa è, come dite voi, è meglio essere ruffiani in un lupanare che giovani di stamperia.
- La Stampa
- Dunque restate con le vostre malinconie, ed io saprò senza di voi finire la grand’opera della rigenerazione del mondo.
- Il Dottore
- Pulcinella mio, se la filosofia non ci ajuta, noi andiamo a rotta di collo.