Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro IV/CAPO XII

XII. Che con gran diligenza dee prepararsi colui che vuole partecipare di Cristo.

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Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
XII. Che con gran diligenza dee prepararsi colui che vuole partecipare di Cristo.
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CAPO XII.


Che con gran diligenza dee prepararsi colui

che vuole partecipare di Cristo.


PAROLE DEL DILETTO.


1. Io sono amatore di purità, io datore d’ogni santità. io cerco il cuor puro e quivi è il luogo del mio riposo. Acconciami un cenacolo grande, addobbato, ed io farò teco la Pasqua co’ miei discepoli. se t’è caro ch’io venga a te, ripurgati del vecchio lievito, e monda l’abitacolo del tuo cuore. schiudine tutto ciò ch’è del secolo, ed ogni tumulto di vizi. Ti metti a sedere, come fa il passere solitario sul tetto; e pensa i tuoi falli nell’amarezza dell’anima tua. conciossiachè ogni amante al suo amante Diletto fornisce la migliore, e più bella stanza che può: essendo che in ciò si conosce l’affetto di chi il riceve.

2. Or sappi però, che tu non potresti mai così prepararti che [p. 324 modifica]bastasse, per fatica che tu ti dessi, quando pure in questo un’anno intero tu consumassi, nè d’altro mai non pensassi. Ma per sola pietà e grazia mia ti è conceduto, che tu entri alla mia mensa: in quella guisa, come se un mendico fosse da alcun ricco a desinare invitato, ed egli altro modo non avesse da rimeritarlo del benefizio, che umiliandosi a lui, e sapendogliene il maggior grado. Tu fa quello che è in te; il fa con tutto lo studio, non per usanza, non per necessità; ma con timore e con riverenza ed affetto prendi il corpo dell’amato Signore Dio tuo, il qual degna di venirsene a te. Io sono che ti ho chiamato, e ciò s’è fatto di mio ordinamento: io supplirò al tuo difetto; tu vieni, e sì mi ricevi.

3. Quando io ti concedo grazia di divozione, siine grato al tuo Dio, il quale nol fece perchè ne fossi tu degno, ma però ch’egli t’ebbe misericordia. che se tu non l’hai, anzi ti senti essere in maggiore aridità; e tu insisti nella orazione, sospira e batti, nè volerti restare, insinattanto che non ottenga di ricevere alcuna mica, o gocciola della salutare mia grazia. [p. 325 modifica]Tu se’ ch’hai bisogno di me, non io di te, nè tu già vieni a dover santificar me, anzi io a santificar te, e a farti migliore. Tu vieni per essere santificato da me, e a me unito, e per ricevere vie maggior grazia, e di nuovo raccenderti alla emendazione. Non aver vile cotesta grazia; anzi con ogni sollecitudine apparecchia il tuo cuore, e ’l tuo Diletto introduci dentro di te.

4. Fa di bisogno però, non solamente che tu ti disponga a divozione avanti la comunione; ma e che in quella ti mantenga studiosamente dopo ricevuto il Sacramento, nè meno attenta guardia t’è richiesta di poi, che divota preparazione da prima: essendo che la buona custodia che segue appresso è ottima preparazione a conseguir la seconda volta grazia maggiore. Conciossiachè per ciò appunto altri si trova malissimo apparecchiato, perch’egli di subito stemperatamente si spande nelle ricreazioni esteriori. Guardati dal soverchio parlare, rimanti in secreto, e godi del tuo Signore. imperciocchè tu possedi colui, che pur tutto il mondo non basterebbe a rubarti. Io [p. 326 modifica]son quegli, al quale devi dar tutto te; in maniera che non già più in te, ma sì viva in me, fuor d’ogni sollecitudine.