Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/336

324 libro iv.

se, per fatica che tu ti dessi, quando pure in questo un’anno intero tu consumassi, nè d’altro mai non pensassi. Ma per sola pietà e grazia mia ti è conceduto, che tu entri alla mia mensa: in quella guisa, come se un mendico fosse da alcun ricco a desinare invitato, ed egli altro modo non avesse da rimeritarlo del benefizio, che umiliandosi a lui, e sapendogliene il maggior grado. Tu fa quello che è in te; il fa con tutto lo studio, non per usanza, non per necessità; ma con timore e con riverenza ed affetto prendi il corpo dell’amato Signore Dio tuo, il qual degna di venirsene a te. Io sono che ti ho chiamato, e ciò s’è fatto di mio ordinamento: io supplirò al tuo difetto; tu vieni, e sì mi ricevi.

3. Quando io ti concedo grazia di divozione, siine grato al tuo Dio, il quale nol fece perchè ne fossi tu degno, ma però ch’egli t’ebbe misericordia. che se tu non l’hai, anzi ti senti essere in maggiore aridità; e tu insisti nella orazione, sospira e batti, nè volerti restare, insinattanto che non ottenga di ricevere alcuna mica, o gocciola della salutare mia grazia.