Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro III/CAPO XXI
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Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
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CAPO XXI.
Che l’uomo dee riposarsi in Dio sopra ogni bene
e ogni dono.
1. Sopra tutte le cose e in tutte le cose, nel Signore sempre ti riposerai, o anima mia: ch’egli è l’eterno riposo de’ Santi. Dammi dolcissimo ed amantissimo Gesù, ch’io sopra ogni creatura m’acqueti in te: sopra ogni salute e bellezza, sopra ogni gloria ed onore, sopra ogni potenza e dignità, sopra ogni scienza e accortezza, sopra ogni opulenza ed ogni arte, sopra ogni allegrezza ed esultazione, sopra ogni fama ed ogni lode, sopra ogni soavità e consolazione, sopra ogni speranza e promessa, sopra ogni merito e desiderio, sopra ogni dono e favore, che tu mi sappia mai dare, ed infondere, sopra ogni gaudio e giubilo, che l’anima mia possa gustare, e in essa capire, sopra gli Angeli e gli Arcangeli finalmente, e sopra tutte le gerarchie del cielo, sopra tutte le visibili cose ed invisibili, e sopra tutto quello, che non sei tu, o mio Dio.
2. Poichè tu, Signore Dio mio, sopra tutte le cose sei ottimo, tu solo altissimo, tu potentissimo, tu solo sufficientissimo e pienissimo, tu solo soavissimo e deliziosissimo, tu solo bellissimo ed amantissimo, tu solo sopra ogni cosa nobilissimo, e gloriosissimo; nel quale raccoltamente e perfettamente son tutti i beni, e sempre sono stati, e saranno. E per ciò è manchevole e insufficiente tutto quello che fuor di te stesso mi doni, e mi fai conoscer di te, oppur mi prometti, se non mi dai a vedere e possedere pienamente te stesso. Conciossiachè non può il mio cuore riposarsi veracemente, nè interamente rimaner pago, s’egli in te non si posi, sopra ogni dono levandosi, ed ogni creatura.
3. O mio dilettissimo sposo Gesù Cristo, amatore purissimo, d’ogni cosa creata dominatore; chi mi darà ali di vera libertà da volare in te, e in te riposarmi? Deh quando mi sarà data piena copia di sperimentare quanto sei tu soave, o Signore Iddio mio? Quando potrò io in te raccogliermi interamente, in guisa che per lo eccessivo amor tuo non senta me stesso; anzi te solamente sopra ogni senso e misura, da tutti non conosciuta? Ora frattanto io piango assai spesso, e con dolore mi porto la mia miseria. Essendo che in questa valle di miserie m’incolgono molti mali, i quali spesse volte mi turbano, mi rannuvolano, e mi contristano, m’impediscono soventemente e distraggono, m’allettano e allacciano, acciocchè io non abbia libera copia di te, nè goda de’ cari amplessi, de’ quali tu sempre sei largo alle anime sante. Deh ti muovano a pietà i miei sospiri, e il vedermi in tante maniere qui desolato!
4. O chiarezza dell’eterna gloria, Gesù, conforto dell’anima pellegrinante, ecco davanti a te la mia bocca sta senza voce, e ’l mio silenzio a te parla. Fino a quanto il Signor mio indugia a venire? deh! venga a me poveretto, e facciami lieto. Stendami la sua mano, e d’ogni affanno rilevi questo infelice! Deh! vieni, vieni: perocchè senza te nessun giorno, nè ora mi sarebbe mai lieta; perchè la mia letizia sei tu, ed è vuota senza te la mia mensa. Io sono misero, e per certa guisa imprigionato, e gravato di ceppi, finattanto che tu mi ricrei con la luce della tua presenza, e tornimi in libertà, e mi mostri l’aria amichevole del tuo volto.
5. Cerchino pure gli altri qualunque altra cosa sia loro a grado in vece di te: a me intanto null’altro piace, nè piacerà, se non tu solo, mio Dio, mia speranza, ed eterna salute. Io non tacerò mai, nè di scongiurarti mai resterò, finchè la tua grazia ritorni, e tu da dentro mi parli.
6. Eccomiti. Vedi che io sono a te, perocchè tu m’hai invocato. Le tue lagrime, e ’l desiderio dell’anima tua, la tua umiliazione, e la contrizion del tuo cuore m’hanno piegato, e condottomi a te.
7. Ed io ho detto; Signore, io ti ho chiamato, bramando pur di godere di te, pronto di rifiutare tutte le cose per te. ma tu fosti colui, che primo m’hai eccitato a cercare di te. Sii dunque tu benedetto, o Signore, che questa grazia hai fatta al tuo servo, secondo la tua molta misericordia. Or che resta altro a dire al tuo servo, se non umiliarsi profondamente davanti a te, ricordevole senpre mai della propria nequizia, e viltà? Imperciocchè non ci ha simile a te in tutte le maraviglie della terra, e del cielo. Assai buone sono le opere tue, veri i giudicj, e per la tua providenza tutte son governate le cose. Lode e gloria a te dunque, o Sapienza del Padre: te benedica, te lodi la mia bocca, l’anima mia, e tutte insieme le creature.