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capo xxi. 169

poveretto, e facciami lieto. Stendami la sua mano, e d’ogni affanno rilevi questo infelice! Deh! vieni, vieni: perocchè senza te nessun giorno, nè ora mi sarebbe mai lieta; perchè la mia letizia sei tu, ed è vuota senza te la mia mensa. Io sono misero, e per certa guisa imprigionato, e gravato di ceppi, finattanto che tu mi ricrei con la luce della tua presenza, e tornimi in libertà, e mi mostri l’aria amichevole del tuo volto.

5. Cerchino pure gli altri qualunque altra cosa sia loro a grado in vece di te: a me intanto null’altro piace, nè piacerà, se non tu solo, mio Dio, mia speranza, ed eterna salute. Io non tacerò mai, nè di scongiurarti mai resterò, finchè la tua grazia ritorni, e tu da dentro mi parli.

6. Eccomiti. Vedi che io sono a te, perocchè tu m’hai invocato. Le tue lagrime, e ’l desiderio dell’anima tua, la tua umiliazione, e la contrizion del tuo cuore m’hanno piegato, e condottomi a te.

7. Ed io ho detto; Signore, io ti ho chiamato, bramando pur di godere di te, pronto di rifiutare tutte le