Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro III/CAPO XII

XII. Dell’ammaestramento alla pazienza, e del combattere contro le concupiscenze.

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Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
XII. Dell’ammaestramento alla pazienza, e del combattere contro le concupiscenze.
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CAPO XII.


Dell’ammaestramento alla pazienza, e del combattere

contro le concupiscenze.


1. Signore Iddio, a quello ch’io veggo, mi fa bisogno di molta pazienza; essendo che molte avversità c’incontrano in questa vita. Imperciocchè comunque io mi provegga per aver pace, non può essere la mia vita senza guerra, nè senza dolore.

2. Così è, Figliuol mio. Ma voglio, che tu non procacci d’aver tal pace, [p. 145 modifica]che sia libera da tentazioni, nè patisca molestie; ma che allora tu reputi d’averla trovata, quando sii da varie tribolazioni esercitato, e provato in molte contrarietà. Se tu dici di non poter soffrire questa, o quella cosa, or come reggerai tu al fuoco del purgatorio? de’ due mali è da sceglier sempre il minore. A poter dunque campare dell’eterno supplizio, fa di tollerare con quieto animo i mali presenti per l’amore di Dio. E credi tu, che le persone di questo secolo niente patiscano, o poco? tu nol troveresti quando bene cercassi de’ più dilicati del mondo.

3. Ma essi hanno, dirai tu, molti diletti, e contentano loro voglie; e pertanto poco sentono la noja delle loro tribolazioni.

4. Or via, sia come tu dì: abbiansi pur ciò che vogliono; ma sino a quanto pensi tu che ciò debba essere? Ecco, siccome fumo dileguerannosi que’ che abbondaron nel secolo, nè memoria rimarrà loro delle passate delizie. se non che, e mentre che vivono, non senza amarezza, non senza tedio e paura in esse riposano. Imperciocchè da quel medesimo, [p. 146 modifica]onde si prendono diletto, indi frequentemente riportano pena di dolore. E ciò avvien loro debitamente; che, avendo essi disordinatamente cercati i diletti, e seguitigli, non li godano senza amarezza, e senza vergogna. Oh come tutti son corti! quanto bugiardi, quanto brutti, ed isconci! e nondimeno per imbriacamento, e per cecità non se n’avveggono: anzi in guisa di muti animali, per lo breve diletto della corruttibile vita, incorrono nella morte dell’anima. Tu adunque, o Figliuolo, non andar dietro a’ tuoi appetiti; e rattienti dalle tue voglie. Dilettati nel Signore, ed egli ti darà ciò che dimanda il tuo cuore.

5. Imperciocchè se vuoi goder d’un vero diletto, e da me più larga consolazione ricevere; eccoti che nel dispregio di tutte le cose mondane, e nel troncamento d’ogni terreno diletto starà il tuo conforto, e copiosa consolazione in quel cambio ti verrà data. E quanto da ogni piacere del mondo più ti diparta, tanto troverai in me più soavi, e più efficaci consolazioni. Ma da principio non senza una cotal tristezza e pena, che è [p. 147 modifica]nel combattere, non vi aggiugnerai. L’invecchiata usanza contrasterà; ma ella sarà vinta da usanza migliore. Ti si lagnerà contro la carne; ma per lo fervor dello spirito sarà rifrenata. ti infesterà e ti travaglierà l’antico serpente; ma egli ne sarà cacciato in fuga per l’orazione: ed anche per qualche util lavoro gli sarà di molto tenuta l’entrata.