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146 | libro iii. |
de si prendono diletto, indi frequentemente riportano pena di dolore. E ciò avvien loro debitamente; che, avendo essi disordinatamente cercati i diletti, e seguitigli, non li godano senza amarezza, e senza vergogna. Oh come tutti son corti! quanto bugiardi, quanto brutti, ed isconci! e nondimeno per imbriacamento, e per cecità non se n’avveggono: anzi in guisa di muti animali, per lo breve diletto della corruttibile vita, incorrono nella morte dell’anima. Tu adunque, o Figliuolo, non andar dietro a’ tuoi appetiti; e rattienti dalle tue voglie. Dilettati nel Signore, ed egli ti darà ciò che dimanda il tuo cuore.
5. Imperciocchè se vuoi goder d’un vero diletto, e da me più larga consolazione ricevere; eccoti che nel dispregio di tutte le cose mondane, e nel troncamento d’ogni terreno diletto starà il tuo conforto, e copiosa consolazione in quel cambio ti verrà data. E quanto da ogni piacere del mondo più ti diparta, tanto troverai in me più soavi, e più efficaci consolazioni. Ma da principio non senza una cotal tristezza e pena, che è