Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro III/CAPO XIII
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Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
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CAPO XIII.
Dell’obbedienza dell’umile soggetto ad esempio di Gesù Cristo.
1. Figliuolo, chiunque si studia sottrarsi dall’obbedienza, egli si sottrae dalla grazia: e chi procaccia d’aver cose proprie, perderà le comuni. Chi di buon animo, e spontaneamente non si assoggetta al suo superiore, dà segno, ch’egli non ha ancora del tutto obbediente la propria carne; anzi frequentemente ricalcitra, e gli mormora incontro. Impara adunque di sottometterti prontamente al tuo superiore, se desideri di signoreggiar la tua carne. Conciossiachè più facilmente è vinto il nemico di fuori, se l’uomo di dentro non sia corrotto. Non ha l’anima più grave nè peggiore nemico, di quello che tu sei a te stesso, se ben con lo spirito non ti accordi. Ti bisogna del tutto disprezzar te medesimo in verità, se vuoi prevalere contro alla carne, ed al sangue. Per ciò che troppo disordinatamente ami te stesso, pertanto rifuggi di lasciarti del tutto volgere a grado altrui.
2. Ma che gran fatto è, che tu, il quale sei polvere e niente, ti ponga sotto d’un uomo per amore di Dio; quando io onnipotente ed altissimo, che tutte ho fatte di nulla le cose, umilmente mi sono soggettato all’uomo per te? Io mi son fatto il più basso di tutti, anzi l’ultimo a dover rintuzzare la tua alterezza con la mia umiliazione. Impara ad obbedire, o tu polvere. Impara ad abbassarti, o tu terra e fango; e ad atterrarti sotto a piedi di tutti. Apprendi a rompere le tue voglie, e a vivere in ogni maniera di soggezione.
3. T’accendi di sdegno contra di te; nè tollerar che gonfiezza mai viva in te: anzi ti fa così basso e piccino, che tutti possano passarti addosso co’ piedi, e come il loto delle piazze calcarti. Or che hai tu onde lagnarti, o uomo ventoso? Che puoi tu replicare a chi ti rimprovera, o sordido peccatore, il quale tante volte offendesti Iddio, e parecchie meritasti l’inferno? Ma io ti guardai con occhio pietoso, perchè è stata preziosa l’anima tua davanti a me. e ciò fu, perchè tu conoscessi il mio amore, e grato mai sempre vivessi a’ miei benefizi; ed acciocchè tu ti dessi a vera soggezione ed umiltà, e comportassi in pazienza di vederti spregiare.