Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro terzo – Cap. VI
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Leon Battista Alberti - Della architettura della pittura e della statua (1782)
Traduzione dal latino di Cosimo Bartoli (1550)
Traduzione dal latino di Cosimo Bartoli (1550)
Libro terzo – Cap. VI
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Che e’ si debbono lasciare Sfiatatoi aperti nelle mura grosse, da basso, ad alto; et che differentia sia intra il muro, et il fondamento, et quali sieno le parti principali delle mura; de tre modi del murare; et della materia, et della forma del primo ricinto a piano.
cap. vi.
G
Ittati i fondamenti, ne segue dipoi il muro espedito. Nè quì voglio lasciare in dietro quello che si appartiene si a riempire i fondamenti, si a finire ancora tutte le mura. Percioche ne gli edificii grandi, dove la mole della muraglia ha da essere molto grossa, si hanno a lasciare nel mezo delle grossezze delle mura, da fondamenti insino al disopra, sfogatoi aperti, et spiramenti non molto lontani l’un da l’altro, per i quali possino liberamente esalare senza alcun danno della muraglia, i vapori che si fussero generati, et ragunati sotto il terreno, se alcuno per sorte ve ne fusse. Gli Antichi in certi luoghi simili, si per amor di questa stessa cosa, si ancora per la commodità, acciò si potesse salire da basso ad alto dell’edificio, et forse ancora per spendere manco, vi facevano dentro una scala a chiocciola. Ma torniamo a proposito: infra il fondamento, et il muro schietto, vi è questa differenza, che quello aiutato da lati delle fosse, può essere fatto di ripieno solo, et questo altro si compone di molte parti, come io, dirò dipoi. Le parti principali del muro son quelle da basso, che subito si cominciano ad alzare sopra il ripieno de fondamenti. Queste se e’ ci sarà lecito, chiameremo il primo ricinto tirato a piano, o vero il ricinto rilevato da terra. Le parti mezane che cingono, et abbracciano il muro, le chiameremo il secondo ricinto. Le parti da alto, cioè quelle, che tengono l’ultime impalcature, finalmente chiameremo cornici. Infra le principali parti delle mura, o voglian dire pure le principali, sono le cantonate, et le adattatevi, o postevi pilastrate, o colonne, o qual altra cosa simile si voglia, che in cambio di colonne sieno poste in luogo da reggere le travature, et gli archi delle volte; le quali cose vengono tutte sotto nome di ossami. Sonci ancora gli stipiti di quà et di là de vani, che son quasi della natura delle cantonate, et insieme delle colonne. Oltra di questo le coperture de vani, cioè i cardinali, o siano pur diritti, o pur tirati in arco, si annoverano ancora infra le ossa. Percioche io dirò che lo arco non è altro che una trave piegata, et la trave non è altro che una colonna posta in traverso. Ma quelle parti che sono interposte, et si truovano infra queste principali, si chiameranno ragionevolmente i ripieni. In tutto il muro vi sono ancora alcune cose che si convengono a qual s’è l’una delle parti, che noi habbiamo racconte, cioè il ripieno di mezo del muro, et le due scorze, o vogliamo dire corteccie da amendue le parti, delle quali l’una di fuori ha a ricevere i Soli, et i venti, l’altra di dentro ha a nutrire l’ombra della pianta. Ma la regola delle corteccie, et de ripieni è varia, secondo la varietà delli edificii. Le maniere delli edificii son queste. Lo ordinario, lo amandorlato, et l’incerto: et quì farà alquanto a proposito il detto di Varrone, che dice, che i Tusculani solevano fare le muraglie da Villa di Pietre; ma in Gallia, di mattoni cotti; infra i Sabini, di mattoni crudi; in Spagna si facevano le mura di Terra, et di Pietre. Ma di queste ne tratteremo altrove. La muraglia ordinaria è quella, nella quale le Pietre riquadrate, o vero le mezane, o più presto le molto grandi, si murano in modo, ch’elleno sieno poste con le loro faccie per ordine, secondo il regolo, secondo l’archipenzolo, et secondo il piombino: la qual muraglia è la più ferma, et la più constante di tutte l’altre. La muraglia ammandorlata è quella, nella quale le Pietre riquadrate, o vuoi mezzane, o più presto minute, si pongono non a diacere sopra un lato, ma stando sopra un canto, espongono la fronte, secondo il regolo, et il piombino. La muraglia incerta è quella, nella quale le Pietre roze, si congiungono in modo, che qual s’è l’uno de lati per quanto e’ possa, con la sua faccia si accosti il più che puo a lati delle altre Pietre, che gli sono a canto: questi si fatti accostamenti di Pietre usiam noi nel lastricare delle strade. Ma queste maniere si debbono in varii luoghi usare variatamente: Percioche al primo ricinto tirato a piano sopra il terreno, non faremo le corteccie, se non di Pietre riquadrate molto grandi, et molto dure; peroche havendo ad essere la muraglia, quanto più si puo intera, et salda, in tutto esso muro non è luogo alcuno, dove bisogni nè maggiore saldezza, nè maggiore stabilità che in questo: anzi se tu potrai havere una sola Pietra, lo fermerai con essa, o veramente con quel numero di Pietre, che sia più che si puo vicino alla integrità, et perpetuità d’una sola Pietra. Come si maneggino, o muovino le Pietre grandi, aspettandosi ciò alle maniere delli ornamenti, ne tratteremo al suo luogo. Ma tira, dice Catone, la muraglia di Pietra dura, et calcina, sino a tanto, che l’edificio esca fuori del terreno un piede, et l’altra parte della muraglia non ti vieta, quando bene si facesse di mattoni crudi. Et è manifesto che costui si metteva a fare questo, perche le gocciole dell’acque piovane, che cascano da tetti, rodono quella parte della muraglia. Ma quando noi riesaminiamo gli edificii degli Antichi, et veggiamo si altrove in molti luoghi, le parti da basso de gli edificii ben fatti, esser fatti di durissime Pietre; si ancora appresso di quelle genti, che non hanno paura delle ingiurie delle piogge, esservi statii, cioè in Egitto, chi usava di fare le base sotto le Piramidi di Pietre nere durissime, sono forzato a ricercare la cosa più largamente: Percioche, si come interviene nel ferro, et nel bronzo, et in altri simili metalli, che se si piegano più, et più volte in quà, et in là, a contrario l’una dell’altra, affaticandoli, aperti alla fine si rompono: Cosi ancora le altre masse offese, da si fatte scambievoli offensioni grandemente si guastano, et si corrompono; la qual cosa io ho considerata ne ponti, et massimo di Legnami: Percioche quelle parti, che per la varietà de temporali, son hora secche da raggi del Sole, et da fiati de venti, et hora humide per i notturni vapori, o per l’acque, noi le veggiamo certo consumate prettamente, o intarlate del tutto. Il medesimo si puo vedere in quelle parti delle muraglie, che sono vicine al terreno, che per le scambievoli alterationi delle polveri, et delle humiditati s’infracidano, et si rodono. Perilche io delibero cosi, che tutto il primo ricinto dell’edificio tirato a piano, si debba fare di dure, saldissime, et grandissime Pietre, accioche e’ resti sicurissimo contro le spesse offensioni delle cose contrarie: et quali sieno quelle Pietre che sono durissime, le raccontammo a bastanza nel secondo libro.