Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro settimo – Cap. V

Libro settimo – Cap. V

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De le loggie, et portichi del Tempio, de le entrate de li scaglioni, et de vani, et de li spatii di essi.

cap. v.


H
Abbiamo insino a quì trattato de le piante di dentro, ma i portici inanzi a Tempii quadrangulari, o e’ saranno a la facciata dinanzi, o vero a quella di dietro, et a quella dinanzi a un tratto, o e’ saranno per tutto a lo intorno. Da quella banda che la Tribuna sportasse infuora non vi si farà portico. In nessun luogo certo si debbe fare il portico più corto ne Tempii quadrati che si sia l’intera larghezza del Tempio, et in nessun luogo ancora più largo, che per il terzo de la sua lunghezza. Ne’ portici che sono da li lati del Tempio, discostinsi le colonne da le mura de la volta per tanto spatio quanto è da colonna a colonna. Il portico di dietro imiterà qual tu ti voglia di quelli, che noi Gabbiamo racconti. A Tempii tondi o noi gli faremo il portico atorno atorno, o veramente gli faremo un sol portico da la parte dinanzi, in qual si sia l’uno quanto a la larghezza, terremo lo ordine che si caverà de Tempii quadrati, et questi non si fanno mai in nessun luogo se non di quattro faccie, ma la lunghezza loro sarà, o quanta tutta la larghezza de la pianta di dentro, o cederà de la ottava, o finalmente non sarà mai in luogo alcuno più corta che il quarto. Havevano gli Ebrei anticamente per la legge de loro padri ad havere una Città sacra, e principale in luogo opportuno, et commodo, et in quella un Tempio solo, et un solo Altare di Pietre non lavorate a mano, ma come le venivano ragunate, pur che fussino bianche, e pulitissime, non volevano che nel Tempio si salisse per gli scaglioni, et perche un popolo con un solo consenso, et con un medesimo modo, et ordine di religione dedicata a un solo Dio, a quel solo era salvato, et difeso. Io non lodo nè l’una, nè l’altra di queste cose, percioche la prima è cosa molto aliena da l’uso, et da la commodità de gli huomini, et massimo di quelli, che vanno spesso nel Tempio, come sono le Vecchierelle, et gli Infermi, et quella altra si discosta molto da la maiestà del Tempio. Ma quel che io ho visto in alcuni luoghi come a Tempii sacri fatti di poco da nostri vecchi Padri, a quali si salga a la soglia per alquanti gradi, et quinci poi per altrettanti si scenda al pavimento del piano sacrato, non dirò che sia una sciocchezza, ma non sò già vedere perche se lo facessero. Ma al parer mio vorrei che la pianta de portici, et di tutto il Tempio: conciosia che, cioè molto degna cosa fusse dal resto del piano de la Città alquanto rilevata. Ma si come in uno animante, il capo, et il piede, et qualunche membro si hanno a raportare a l’altre membra, et a tutto il [p. 164 modifica]resto del corpo, cosi ancora in uno edifitio, et massimo in un Tempio si hanno a conformare, et a corrispondere tutte le parti del corpo, talmente, che elle si corrispondino, che presa una di qual si voglia di esse, tutte l’altre parti con essa si possino misurare commodamente. In questo modo truovo che la maggior parte de buoni Architettori antichi si alzarono con l’altezza de la pianta del Tempio secondo la larghezza di esso Tempio: Percioche e’ divisono la larghezza in sei parti, una de le quali poi ne assegnarono a l’altezza de la pianta, o del rilievamento da terra. Et alcuni furono che ne Tempii maggiori volsono che ella si alzasse per la settima parte, et ne grandissimi per la nona. Il portico di sua natura è fatto d’un solo continovato muro, et da gli altri lati con i vani aperti, concede di se largo passaggio. Et perciò bisogna considerare di che sorte di vani tu ti voi servire, percioche egli ci è una sorte di vani di colonnati, dove le colonne si mettono alquanto più distanti, et alquanto più larghe, et un’altra dove le si mettono più vicine, et più serrate l’una con l’altra. In qual s’è l’una di queste sorti sono alcuni difetti. Percioche ne colonnati più radi, rispetto a gran vani se tu vi vuoi mettere un’architrave e’ si spezza nel mezo, et se tu vi vuoi fare un arco, non si accommoda cosi facilmente sopra le colonne, ma ne colonnati più folti, et più spessi s’impediscono le vie, le vedute, et i lumi, et perciò si è ritrovato uno altro certo modo infra questi mezano, che si chiama eccellente, che provede a difetti di questi, serve a la commodità, et è più che gli altri lodato. Et possiamo di queste tre sorti rimaner satisfatti, ma la industria de gli Archirettori et de Maestri medesimamente ne hà aggiunte due altre sorti, de le quali io in questo modo ne giudico. Forse che mancandoli quantità di colonne per la larghezza de la pianta si discostarono da quella ottima mediocrità, et imitarono i vani più larghi, et quando per aventura havevano abbondantia di colonne, parve loro di metterle più folte che quella altra volta, si che cinque sono le maniere de li intervalli fra colonna, et colonna, i quali chiameremo in questo modo rado, spesso, eccellente, men rado più spesso: oltra di questo credo ancora ch’egli accadesse che per non havere essi Maestri in alcuni luoghi commodità di lunghezza di Pietre fussino forzati a fare le colonne più corte, et conosciuto che questa loro opera cosi incominciata, non haveva del gratioso, fecciono sotto dette colonne muricciuoli per havere quella altezza de l’opera che fusse condecente. Percioche da la consideratione, et dal risguardare de le fabbriche havevano ritrovato che le colonne ne portici non hanno gratia se elle non sono state fatte con proportionata misura di grossezza, et di altezza: et insegnano in questo modo quel che bisogni per far questo: I vani fra le colonne vogliono essere in caffo, et le colonne non le por mai se non pari, quel vano che ha a corrispondere a la porta, fallo alquanto più largo che gli altri, dove i vani hanno a essere minori, mettivi colonne più sottili, ne vani più larghi serviti de le più grosse. Et però andrai moderando le grossezze de le colonne, da gli intervalli, et gli intervalli da le grossezze in questa maniera massimo. Perciò nè colonnati spessi, fa che i vani fra l’una colonna, et l’altra non siano più stretti che una volta, et mezo per la grossezza de la colonna, ne colonnati radi non sieno più che tre grossezze, et tre ottavi de la tua colonna. Ne colonnati eccellenti due grossezze, et un quarto, et ne li più spessi due, nel manco radi tre. Ma que’ vani, che saranno infra l’una colonna, et l’altra nel mezo de loro ordini, faccinsi alquanto più larghi che gli altri, cioè più il quarto, che cosi ne insegnano loro. Ma noi habbiamo conosciuto da le misure de gli edificii antichi, che questi cosi fatti vani del mezo, non sono stati posti da ogni banda con queste regole. Percioche ne colonnati radi nessuno de buon Maestri gli fece mai il quarto più larghi, anzi la maggior parte gli fecciono per la duodecima parte più, con savio consiglio invero, accioche un dishonesto architrave, non si reggendo da per sè per la sua lunghezza non si [p. 165 modifica]

spezzasse. Molti finalmente ne gli altri colonnati la posono d’un sesto più, et in oltre non pochi d’una duodecima parte più, et massimo ne colonnati che noi chiamiamo eccellenti.