Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro quinto – Cap. VII

Libro quinto – Cap. VII

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Che gli alloggiamenti de Pontefici sono i Chiostri; qual sia l’officio del Pontefice. Quante sieno le sorti de Chiostri, et dove s’habbino a collocare.

cap. vii.


G
Li alloggiamenti de Pontefici sono i Chiostri, ne quali, o per essere Religiosi, o per attendere a le virtù si ragunano gli assai: come sono quelli che si sono dati a le cose sacre; et quelli che hanno fatto voto di castità. Sono i Chiostri de Pontefici ancora quelli, ne quali si esercitano gli ingegni de gli studiosi, circa la cognitione de le cose humane, et divine. Perche se lo officio del Pontefice è di condurre la moltitudine de gli huomini per quanto e’ può, ad una vita quanto più si può perfetta, questo non sarà egli mai per via alcuna meglio, che per quella de la Filosofìa. Conciosia che essendo ne la natura de gli huomini due cose, che ci possono dar questo, cioè la virtù, et la verità, quando averrà che questa ci insegni quietar, et levare via le perturbationi de l’animo, et quella ci dimostri, et ci communichi le ragioni, et i secreti de la natura, per le quali cose lo ingegno si purgherà da la ignoranza, et la mente da la contagione del corpo; non sarà maraviglia che mediante questa entriamo in una vita beatissima, et diventiamo simili a gli Dii. Aggiugni quel che s’appartiene a gli huomini buoni, si come debbono essere, et vogliono essere tenuti i Pontefici, cioè, che debbono pensar a quelle cose, studiarle, et andar loro dietro, che e’ conoscono esser bene che gli huomini faccino inverso gli altri huomini, cioè di giovare, et porger aiuto a gli infermi, a gli impotenti, et a gli abbandonati, con fare buoni ufficii verso di loro, beneficarli, et usarli misericordia. Queste sono quelle cose, ne le quali il Pontefice debbe esercitare se, et i suoi. Di questi si fatti edificii appartenenti a maggiori, o a minori Pontefici doviamo noi trattare, et però comincieremoci da Munisteri. I Munisteri sono di più sorti: o e’ sono riserrati di modo che e’ non se ne esce mai in pubblico, se non ne l’andar forse nel Tempio, [p. 108 modifica]et a le Processioni: O altri non stanno però cosi riserrati, che e’ non vi si possa però mai entrare per nessuno. Di questi ancora altri servono per le Donne, et altri per gli Huomini. I Munisteri de le Donne non gli biasimo, che e’ sieno dentro ne la Città: Nè gli lodo ancora grandemente che e’ ne sieno fuori. Conciosia che fuori, la solitudine sarà che e’ non saranno molto frequentati; ma chi vi frequenterà, harà più tempo, et più licentiosamente vi potrà fare qualche scelleratezza, essendovi pochi testimonii. Ilche non si può fare dove sono assai testimonii, et assai che ne possino da ciò sconfortare. A l’uno, et a l’altro si debbe provedere certamente: che e’ non vogliono esser disonesti; ma principalmente che e’ non possino. Per il che si debbe di modo serrare tutte le entrate, che e’ non vi possa entrare persona, et guardarle di maniera, che non vi si possa aggirare alcuno attorno per tentare di entrarvi senza manifestissimo sospetto di sua vergogna. Nè debbono essere tanto afforzificati gli alloggiamenti di alcuna legione di steccati, o di fossi, quanto i circuiti di costoro si debbono accerchiare d’altissime mura, intere senza porte, o finestre, o apertura alcuna, per le quali non pur gli espugnatori de la castità, ma ne pur incitamenti d’occhi, o di parole, possino penetrare dentro a incitare, et a maculare gli animi di quelle. Habbino i lumi da lo lato di dentro, da una corte scoperta. Intorno a la corte si debbono collocare le loggie, i luoghi da passeggiare, le Camere, il Refettorio, il Capitolo, et quelle cose che vi fanno di bisogno, in luoghi commodi, secondo la regola de le case de privati. Nè vorrei che vi mancassino spazii per orti, et per pratelli, i quali giovano più a recreazione de gli animi, che a nutrimento di piaceri. Le quali cose essendo cosi fatte, haverrà, che non senza buon consiglio saranno remote da la frequentia de gli habitatori. I Munisteri de l’una, et de l’altra sorte, se e’ saranno fuori de la Città, sarà bene; conciosia che quella assiduità loro, dedicata a la santimonia, et quella riposata religione de l’animo, a la quale si sono interamente tutti dati, sarà manco molestata da la frequentia di coloro, che gli vanno a visitare. Ma gli edificii di costoro, o sieno Donne, o pur Huomini, vorrei io che fussino posti in luoghi più che si può fanissimi, accioche i riserrati nel Munistero, mentre che solamente attendono a l’anima, non abbino con i corpi loro per i gran digiuni, et vigilie indeboliti, a vivervi oppressati da più infermità che il dovere. A quelli in fine che sono fuori de la Città, vorrei io che innanzi tratto fusse consegnato un sito fortissimo di sua natura, accioche la forza de ladri, o lo scorrente inimico con poca moltitudine non lo potesse ad ogni sua voglia saccheggiare, e per questo afforzifichisi di argine, et di mura, et commodamente d’una torre, che non si disconvenga a un luogo religioso. Ma i luoghi dove hanno a stare rinchiusi coloro, c’hanno congiunti con la religione gli studii de le buone arti, accioche si come egli è loro obligo e’ possino più commodamente consigliare le cose de gli huomini, non debbono essere a punto nel mezo de lo strepito, et del tumulto de gli Artigiani, et ne ancora molto lontani dal commertio de Cittadini: Si rispetto a le altre cose, si ancora perche sono assai in famiglia, et si perche vi concorre molto popolo, a udirli predicare, et disputare de le cose sacre: Onde hanno bisogno di tetti non piccoli. Collocherannosi molto bene vicino a gli edificii de le opere publiche, del teatro, de cerchi, de le piazze, dove la moltitudine voluntariamente per suo piacere andando, possa più facilmente essere con la persuasione, et consorti, et avvertimenti di costoro, ritirata da vitii, et indiritta a le virtudi, et da la ignorantia a la cognitione de le cose ottime.