Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro ottavo – Cap. V

Libro ottavo – Cap. V

../Libro ottavo – Cap. IV ../Libro ottavo – Cap. VI IncludiIntestazione 17 novembre 2015 75% Da definire

Della architettura - Libro ottavo – Cap. IV Della architettura - Libro ottavo – Cap. VI
[p. 200 modifica]

De le Torri, et loro adornamenti.

cap. v.


D
icono che il principale ornamento de le Torri è che elle sieno poste in luoghi convenienti, et fatte con bonissimo disegno, et quando elle saranno assai insieme, presteranno di loro maravigliosa veduta: non dimeno io non lodo quella età, che fu dugento anni sono, la quale par che havesse una certa maladittione commune nel murare de le Torri, fino ne Castellucci, talche e’ non pareva, che a nessun Padre di famiglia fusse lecito il non haver la sua Torre, onde quali per tutto si vedevano selve di Torri. Alcuni sono che pensano che gli animi de gli huomini si vadino variando, secondo gli influssi de cieli; trecento o quattrocento anni sono fu tanto grande il fervore de la religione, che e’ pareva che gli huomini non fussino nati per altro, che per edificare Chiese, et Tempii. Non dico altro: in Roma hoggidì se bene la metà de gli edificii sacri son rovinati, io non dimeno vi ho visto meglio, che duomilia cinquecento Chiese. Ma che cosa è questa, che noi veggiamo tutta la Italia andarsi a ghara rinnovando? Quante Città vedevamo noi mentre eravamo fanciulli fatte tutte di asse, le quali hora sono state fatte di marmo? Torniamo a le Torri. Io non voglio quì raccontare quei che si legge appresso di Erodoto, che nel mezo del Tempio di Babilonia vi era una Torre, la basa de la quale per ogni verso era uno intero stadio, cioè uno ottavo di miglio, et era di otto impalcature poste l’una sopra l’altra: il qual lavoro certo io loderò molto nelle Torri, perche le impalcature in questi luoghi essendo sfogate, et alte, haranno del gratioso, et de lo stabile, pur che gli incatenamenti si assettino nelle volte di maniera, che e’ tenghino le mura insieme eccellentemente. La Torre sarà o quadra, o tonda: in qual si sia di questa è di necessità che la altezza corrisponda a certa determinata parte de la larghezza. La quadra havendo a essere sottile, sia larga per il sesto de la sua lunghezza: la tonda, sarà alta quattro de suoi diametri: quella che si harà a fare grossissima, se ella sarà quadra, non si farà più larga, che per il quarto de la sua lunghezza, et se tonda sarà lunga per tre diametri: alla grossezza de le mura; se ella sarà alta quaranta cubiti, non assegnerai mai manco che quattro piedi; ma se ella harà da essere cinquanta cubiti, farala di cinque piedi, et a quella di sessanta cubiti farala grossa sei piedi, et cosi andrai di mano in mano sequendo con questo ordine. Ma queste cose si aspettano alle Torri pure, et semplici. Ma e’ ci sono stati alcuni, che hanno aggiunto da lato di fuori a meza l’altezza de la Torre una loggia con le colonne staccate, et ci sono stati di quelli, che hanno fatta questa loggia a chiocciola a torno a torno, et alcuni che le cinsono di loggie, pari a torno a guisa di corone, et alcuni che le empierono tutte di effigie di animali. Il modo di fare questi colonnati non sarà differente da gli altri de le opere publiche, ma saracci lecito pendere con ogni cosa nel sottile, rispetto al peso de la muraglia. Ma chi vorrà fare una Torre sicurissima contro alle ingiurie de tempi, et piacevole anco a riguardarla, metterà sopra il primo piano quadrato un’altro piano tondo, et sopra quello tondo un’altro quadrato, et farà di mano in mano il lavoro più sottile, secondo l’ordine che si osserva nelle colonne. Descriveronne una quale io penso che sarebbe convenientissima. Inanzi tratto da la pianta quadrata si rilievi da terra uno imbasamento, l’altezza de la qual sia per la decima parte del tutto dell’opera dal capo al piede; la larghezza sia per il quarto di quella stessa altezza: nel mezo di ciascuna facciata sopra questo imbasamento si mettino due colonne, et una colonna per ciascuna cantonata distinte con i loro addornamenti, come poco fa ti dicemmo ne sepolchri. Et in sul medesimo imbasamento si ponga di poi il quadrangolo fatto, come un Tempietto; la larghezza del quale sia per due altezze de lo [p. 201 modifica]imbasamento, et la altezza sia quanto la larghezza; et ci si metteranno da lo lato di fuori tre, quattro, et cinque gradi di colonne come quelle che noi dicemmo ne Tempii; sopra questo quadrato si porranno i Tempietti tondi. Saranno dunque questi Tempietti tondi fino a tre di numero, i quali noi presa la similitudine da le canne chiameremo nodi. La lunghezza di qual si voglia di questi nodi sarà quanto è la lor propria larghezza aggiuntovi uno duodecimo di essa, il che vogliamo serva per imbasamento. Ma la larghezza si caverà da quel Tempietto quadrato che noi ponemmo sul primo imbasamento in questo modo, cioè: Dividasi la faccia di questo Tempietto quadrato in dodici parti, undici de le quali assegneremo al primo nodo; Dividasi di poi il diametro di detto primo nodo in dodici parti, le undici de le quali si assegnino al secondo nodo, et il terzo nodo similmente farai più sottile la duodecima parte che il secondo, et con questo ordine ci verrà fatto che conseguiremo quel che i buoni maestri Antichi lodarono nelle colonne grandissimamente; che la parte del fuso di si fatto lavoro da basso, sarà più grossa il quarto che la parte di sopra. Intorno a questi nodi si debbono applicare colonne con i loro adornamenti, non più però che otto, ne manco di sei. Oltra di questo a qualunche di questi nodi et al Tempietto quadrato si aprino finesre in luoghi convenienti, et vi si accomodino zane con ornamenti a loro appartenenti; il lume de la finestra non sarà più che per la metà del vano, che resta tra colonna, et colonna. Il sesto ordine di cosi fatto lavoro che suso da alto in queste Torri si stabilirà sopra il terzo nodo, sarà quadrato, et si ordinerà che la sua larghezza et la sua altezza non pigli più che i duoi terzi di esso terzo nodo; per suo adornamento serviranno solamente pilastri quadrati appiccati nel muro, sopra i quali si gitterà la volta in arco; sarannovi ancora gli architravi et i capitelli, et simili adornamenti, ma infra pilastro et pilastro sarà la metà del vano aperto da potervi passare. Nel settimo et ultimo grado si rizzerà una loggia tonda, con colonne ionie, et isolate da potervi passare per tutto: la longhezza di queste colonne con gli ornamenti sia quanto il diametro di si fatta pianta, et esso diametro sarà per i tre quarti del Tempietto quadro che gli è sotto: sopra questa loggia tonda si porrà un tetto a cupola tondo. Ma in quei Tempietti che saranno di linee rette et quadrati, si rileveranno su le ultime cantonate certe creste di muro alte quanto è lo architrave, fregio, et cornice, che egli hà sotto. Nel primo Tempietto quadrato, il voto del di dentro sopra lo imbasamento sarà per cinque ottavi di tutta la sua larghezza di fuori. Ma appresso de gli Antichi quel che fece Tolomeo ne l’Isola del Faro mi piacque grandissimamente, il quale per utilità de naviganti messe per conto de la notte in cima de la Torre fuochi grandissimi, che stavano sospesi et caminavano continovamente, accioche da lontano le fiamme non fussino tenute in cambio di stelle, et immagini mobili incora, che mostravano che vento, o da qual parte del mondo tirasse, et in qual parte del Cielo fusse il Sole, et quanto egli havesse consumato del giorno, et simili cose, che in simili luoghi faranno molto a proposito. Hor sia di loro detto a bastanza.