Dell'entusiasmo delle belle arti/Parte II/Genj, ed Ingegni

Genj, ed Ingegni

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GENJ, E INGEGNI.


Mio pensiero si è non darsi genio senza entusiasmo; non già che ogni entusiasmo faccia un genio, o che il solo entusiasmo basti a farlo, ma dico essere l’entusiasmo il carattere fondamentale, o almen principale de’ veri geni. E perchè noi sogliamo chiamar uomo d’ingegno chiunque ne sembra più atto, e felice in ogni cosa di lettere, d’arti e di scienze, e confondiamo facilmente, o non distinguiamo abbastanza le nostre idee; parmi opportuno aprire la strada a questa seconda parte coll’esaminare più attentamente i contrassegni, e distintivi del genio, e dell’ingegno; poi quelli dell’uomo d’ingegno precisamente, e dell’uomo di genio.

Non prendiamo per ingegno comunemente l’abilità d’intendere giustamente, di ragionare diritto, di combinare appropriato, la quale sta principalmente nell’intelletto e nell’uffizio delle idee, de’pensieri, della ragione. Pub esso unirsi a molta memoria, a qualche ancor fantasia, ma tranquilla; a certo moto [p. 18 modifica]del cuore non agitato; sicché sembra suo pregio 1’ essere regolato, ordinato, didotto, e giugne ad esser dotto, profondo, sagace, e concludente. li genio comprende l’ingegno, ma grande; la fantasia, ma forte; il cuore, ma risentito. La sua ragione, la sua memoria sono ricche, e moltiplici, perché velocemente combinansi insieme, e risvegliano affetti nell’anima, ond’ella è più attiva, e vivace, non sol ricordasi e vede, ma commovesi c gusta, e giugne al trasporto; sicché talor si disordina un poco, e col piacere turba le idee, ina le riordina facilmente, e sempre tende al bello, al sublime, alia perfezione con evidenza, profondità, sagacità sua propria, e maggiore d’ogn’altra. L’applicazione di queste due facoltà differenti a due diversi uomini, che le posseggono, le porrà in chiaro. Andiamo a conoscerli dunque in persona.

Ecco l’uomo d’ingegno nella sua casa, e libreria. Tutto vi è in ordine, e a luogo; le sue ore sono distribuite come le sue faccende, e i suoi studi; egli é metodico e regolare nella sua condotta, e nella vita civile non men che nella letteraria; ha certi amici e corrisponden[p. 19 modifica]denti, e con essi segue le tracce prescritte dalla conversazione, o dal carteggio. AscoN tali volentieri, e nota; disputa facilmente, e trae profitto dalle controversie; scrive, c risponde ai lontani per aver notizie, consigli, e per darne. Legge molto, e fa annotazioni, compendi, estratti, benché abbia buona memoria massimamente locale,; e in questi metodi stessi trova egli un suo piacere, onde fugge la noia, ed ama, e gusta lo studio.

L’uomo di genio difficilmente ha un metodo fisso nel’ore, nella condotta, e nel suo stesso vivere, ed abitar;. Il suo studio principalmente dipende da! gusto, e dall’occasione, che il muovono, e diviene iàciimente in lui una passione, ma libera, e un pò sregolata, come sono le passioni. Vario nelle letture, irregolar nei carteggi, nelle conversazioni, e nelle adunanze ancor letterarie; ma legge volontieri da se meditando, e notando rapidamente con l’anima; s’annoia di iunghi discorsi, di dissertazioni accademiche, fugge la disputa, e la controversia, perchè vi si attrista, o scalda per poco, e non raccoglie notizie, o consigli, non coltivi [p. 20 modifica]con legge la sua memoria, benché la posse?, ga, ma più in grande, e in generale come in immagini.

Vediamoli ne’loro studj. L’uomo d’ingegno studia la storia, non la divora, segue attento i suoi passi, procura di ricordarsene l’epoche, il filo, i fatti più illustri, e le date, mettendo in ordine tutto nella memoria, e formandone quasi modelli, e tavole ragionate, perché poi con ingegno, e criterio separa il vero dal falso, esamina la verità, e la dirige colla verisimiglianza; nelle scienze ragiona, e calcola, pesa, e misura; sa bene le leggi dei moti celesti, e terreni, osserva in fisica con finezza, viaggia nella geografia con avvedimento, e non gli mancano carte, e mappamondi, nè telescopi «>.1 bisogno, barometri, e macchine per verificare le osservazioni, e le sperienze dietro le tracce altrui, e dando anch’esso alcun passo più oltre. Il suo vero talento è la scien2a de’numeri, delle misure, e delle teoriche verità o speculative, come son l’aritmetica, Ja geometria, la logica; e se volgesi alla fettorica, ed alla poetica, ne sa appunto le re* [p. 21 modifica]tING»Gf»I.’it iagòle, ed i precetti, e ancor la bellezza * ma geometrica a dir così, o legislativa, poii che a ben riguardare i magisteri dell’arti sono stati sin ora angoli e linee, pesi e misure più che altro.

Ma la storia per l’uom di genio non è una serie di fatti, e d’epoche, molto meno di nomi e d’eroi, e poco ne nota, e n’ estrae per la memoria. Ella è un gran quadro, che comprende genti e climi, costumi, leggi, e vicende dell’uomo; unisce i secoli, e li confronta, scorre gl’imperj, e s’arresta ali’ alzarsi, o al cader loro, penetrando nelle ragioni e nello spirito, come suol dirsi, delle leggi, e de’costumi, seguendo il corso Welle umane passioni, ed il giuoco delle poetiche con sempre in mano la fiaccola filosofica centra gii abusi, i pregiudizi, e i partiri degli scrittori, sgombrando Je assurdità, e ¡’imposture deli’ignoranza, o della malignità, perche i’ occhio del genio essendo quello deila sovrana ragione, e verità, non reggono avanti a lui l’error puerile, la traduzioni* donnesca, la popolare credulità, 1* amor del also maraviglioso, o della superstiziosa pietà.

Sono [p. 22 modifica]Jfa.■*’" V 22 G E N J Sono le scienze per lui un altro quadro, in cui vede, ma non dipinte le rivoluzioni degli astri, e i segreti della natura, i progressi, e gl’inciampi delle osservazioni, e delle sperienze, gli errori, e i tentativi degl’ ingegni e delle opinioni, la vanità dei sistemi, e delle speculazioni a fronte della solidità nella sperimenrale cautela osservatrice, di cui però non h paziente, nè ha grande apparato d’intorno di macchine, o lenti, o compassi, o lambicchi; più volentieri trascorre, e trasvola per tutti gli anelli della grande catena dall’insetto, e dal rettile insino all’orca, ed all’elefante, dal fiore, e fonte insino ai boschi, ed al mare, dal raggio di luce alla sua sorgente, e dall’oscillazicfrii del pendolo agli spazj, ed ai circoli planetari Non parlo del suo studio d’arti, o di lettere, che assai ne diremo.

Leggiamo l’opere loro, e troveremo lo stile di questi due nomini somigliante allo studio. L’uomo d’ingegno scrive con nitidezza, con ordine, con eleganza, e proprietà, le sue idee ben esprimendo colla semplicità, che talora può avere grandezza, e con termini giù» [p. 23 modifica]EINCE.CNI.3, giusti, ed acconci, che spesso hanno evidenza, nè manca il suo stile di quel buon gusto, che sta nella purezza, e nella sceltezza delie parole, nella forza, e precision delle frasi, nella luce, e nudità della ragione, del giudizio, e del discorso. Ma per ordinario sembra il suo scrivere freddo, non che quieto, quale un disegno a lapis di secchi delineamenti, o contorni inanimati. Descrive, narra, argomenta, e convince, ma senza moto, senza azione, senza vita.

Il suo rivale scrive con qualche disordine talvolta, ed annebbiamento, gli è vero, ma più fortemente, e più luminosamente poi anche, vestendo le idee di metafore, e di figure con termini coloriti, con fantastiche immagini, e soprattutto spargendovi dell’affetto, e del calore, che tutto anima, e fa sentire. E quindi non sol presenta all’esame, ed alla meditazione di chi lo legge i suoi pensieri, ma li dipinge colle lor tinte, gli avviva del chiaroscuro, gli scolpisce insin dentro all’anima, e li tramanda al cuore col loro fuoco. Ha una eleganza sua propria, «na sua propria lingua non dai dizionari, o B 4 [p. 24 modifica]dal-dalie grammatiche appresa, ma da buoni IeF> ture principalmente, e dall’intimo suo sentimento) e gli si perdonano facilmente le negligenze in parole, perchè le ricompensa in abbondanza di cose. Più spesso- è chiaro, lucente, e colto di lingua ancor più dell’altro.

Entriamo addentro questi due personaggi dopo averli mirati al di fuori. L’indole loro, il temperamento, le inclinazioni son diversissime. L’uomo di genio risentesi da se stesso, perchè nasce con Ini quell’ardore, e quell’impazienza, che il regge. A dispetto talor d’un maestro, e d’una metodica disciplina se ne veggono sino ne’ fanciulli le prime scosse, e una certa loro indocilità ne fa segno. Molti si senton poeti, e pittori, hanno una ispirazione, provano un vivo impulso alla poesia, ed alle arti, e a qualche scienza con lor confinante per la fantasia, che non fu scoperto da alcuno, ed oppresso fu auzi, e contrastato; siccome prima ancora d’ aver libri, occasioni, ed insegnamenti al verseggiare, al dipignere van da se poetando, abbozzando, cioè tentano quel non so che, a cui son mossi [p. 25 modifica]segretamente.

L’al-L’altro si prora, si studia, si esamina, oppure viene d’altri esaminato, affine di conoscere il suo talento, digerendo i principi, Je regole, gli elementi dell’arte a cui si destina. Hanno quest’emme bisogno di logica, di grammatica, di disegno, e di tutti gli Euclidi, per saper quanto esse vagliono, e per abbracciare con frutto una professione; nè sono svagate da quell’impeto prevegnente, e spontaneo ( ben diverso dalla mobilità sòl® fìsica dell’età ), che ha già deciso negli altri avanti ogni esame. Cento esempli di buoni X>oeti, pittori, ed artisti, e filosofi loro compagni potrebbono addursi, e cento in opposito di giuristi, di fisici, d’antiquari, e di dialettici (i).

Al qual passo non posso tacere, che per colpa d’educazione il genio, e l’ingegno mal conosciuti fanno degli uomini spesso imperfetti. Se si badasse a discernere l’uno dall’altro a buon’ora, colui avrebbe intrapresi studi metodici, elementari, e al raziocinio, ali’ cru( i ) Nota prima. [p. 26 modifica]

erudizione ? alle meccaniche avrebbe data opera, e dircbbesi un ottimo ingegno, e quell* altro avrebbe volato ne’campi di storia, e di politica, della morale, della filosofia, delle bell’arti con molti esempi, con pochi precetti, e con libertà, e sarebbe un grand’uomo. Ma questi fu posto in sul sentiero angusto di quello, e quei fu spronato per la carriera di questo: oppur io sress’uomo un poco filosofando con logica, un poco gustando le lettere, e 1* estro ha portato il fuoco di questo nella quiete di quella, e ha tutto sconvolto tra le regole, e la libertà, tra i versi, ed i teoremi, tra l’algebra, e l’eloquenza; giacche vogliamo per rutti tutte le scuole, e così non abbiamo nè questo, ni quello, e formiamo degli uomini contraddittori a se stessi, ed incomodi, o inutili agli altri.

Prima d’abbandonare questi due uomini raccogliamo le riflessioni, e concludiamo. Un ragionare discreto, un posatb discorso, dello studio, e del sapere, qual ch’egli sia, e una certa vivacità o arditezza, e molto più se congiunta col credito di far versi tanto [p. 27 modifica]co-niune, chiamasi ingegno da molti, e basta, che un uomo non sia del tutto imbecille, o passamente ignorante, che si dice un uomo d’ingegno, e di spirito, perchè ha qualche studio, e coltura, e vivezza.

Ma secondo la verità, l’ingegno, e l’no’ mo d’ingegno è quegli, secondo che l’abbiamo descritto, il qual x^ede, e distingue gli oggetti, li separa, ed analizza, gli ordina, e pone al lor luogo; che in appresso penetra addentro alla superficie, or più, or meno profondo combina, confronta, e ne trae risultati, che infin passo passo giugne a compren* dcre ie relazioni, e le proprietà delle cose, ne forma una catena, e n’edifica ancor talvolta un sistema proporzionato, e regolare.

Ma sempre cammina esso in una via già battuta, e al più la sgombra d’alcuni inciampi, e ne mostra qualcha più diritto sentiero.

Non apre di nuove strade, nè va senza guide, non oltrepassa il suo secolo, rimanendosi nell’adornare, e illustrare le ricchezze di quello, ed usandone per bisogno; e se non facessi un esame, direi, che l’ingegno vede bensì, e vede ancor chiaramente, ma che la sua [p. 28 modifica]sua luce non h di fuoco, che qualche lampo accompagnalo, ma non iscoppia giammai,’, eh’ ei mi conduce al piano, e dietro se, com’ è condotto da’lumi suoi, ma che non mi rapisce con seco a volo, e non gettasi tra le rupi, e i torrenti sicuro di se.

Il genio al centrano ( prendendo insieme la facoltà, c 1’ uomo, che n’ è dotato ), il £enio fa tutro quello, che non pub fare l’ingegno. Senz.< bisogno di molto studio, senza ordinare con metodo regolato, senza lungo viaggio, o diritto sentiero, o strada aperta esso l’apre, esso corre veloce per quella, esso gin ne di volo, o di salto alla meta.

Dominator degli oggetti li crea, gl’impasta, e trasforma, e li fonde in un getto magnifico, e rutto suo. Aiaggior del suo secolo, della sua nazione, della sua educazione si Lsria -’dietro i stioi studj, e compagni, e rivali, e maes: colle lor opinioni, sistemi, e dortiiiie; cuc. rendo nuove miniere e tesori ad arricchir l’arti, e le scienze, de’ quali parte ne fo. già, e lavora, parte agli altri abbandona facendosi guida d’ un nuovo Fopolo di talenti. Gitta infine da se [p. 29 modifica]tanta Iu-EIncecni.Zp luce, ma di vivo fuoco, e scoppiati folgori tra i suoi lampi sì ardenti, che atterrano i pregiudizi, le sette, le schiavitù, l’ignoranza, e la pedanteria per innalzare su quellerovine un nuovo tempio alla verità.

Su queste tracce pensando, e distinguendo queste due classi verremo un giorno a meglio differenziare i nostri autori, scrittori, ed artisti dei cinque secoli colti, che noi contiamo in Italia dopo gli oscuri, ed agresti. Io frattanto m’ingegnerò di mostrare, che l’entusiasmo è il carattere più manifesto, e più proprio dei geni, perchè in lor più risiedono, e si riconoscono quegli attributi d’elevazione, visione, rapidi i, novità, passione, e trasfusione, di che abbiamo parlato. Ritorniamo a toccar queste coiic, ma su tuono diverso, e non più in se stesse, ma nell’applicazione al soggetto lor proprio, sempre tenendoci tra i confini dell« bell’ arti principalmente.