Dell'entusiasmo delle belle arti/Parte II/Elevati

Elevati

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Parte II - Genj, ed Ingegni Parte II - Veggenti

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ELEVATI.

I Inn dunque i genj un’anima più sublime, e più spesso abitatrice delle più alte regioni, volando spesso fuori de’sensi. I poeti però, e i pittori singolarmente sogliono aver astrazioni, che li fan riguardare come lunatici, stravaganti, e singolari. Il sono in fatti, perchè non vivono nella sfera comune, e non badano alle faccende nostre, e non hanno interesse in quelle. Sono per questo inetti ordinariamente agli uffizi della vita per se, e per altri; l’economia, il traffico sino alla coltura della persona non son per loro, e talvolta si veggo.n cadere in miseria, se altri non supplisce, e in immondezze, se non ha supplito l’educazione. Le usanze della società, i complimenti, le visite, molto più la servitù delle corti, e dei grandi non son di lor gusto, intolleranti del giogo, dell’ordine, delle cerimonie son dispensati da molti doveri, o sia inutilità. I lamenti di tanti poeti contro il servire, e la poco loro fortuna I [p. 31 modifica]na nelle corti, il Berni, il Tasso, l’Ariosto, e cent’ altri ne abbiamo in prova ( i ).

Noi siam d’accordo però di lor perdonare cotali alienazioni, o dimenticanze, o inabilità per quel tal compenso, che ognun sa di trovare in qualch’altro lor pregio, senza sapersi qual sia da molti; ina sapendosi di riceverne del diletto per l’opere loro, e riconoscendo una certa loro superior tempera d’animo, e più elevata. Ma i gran signori ( o pochi almeno ) di ciò non contentansi, nè ha la gente per loro o rispetto, o pietà almeno, trovandosi spesso i meschini esposti all’ inganno. Suol dirsi però, che l’uom di talento è burlato dall’ignorante, perchè quegli sicuro di se, pien d’alte idee non degna abbassarsi, e non può usar cautele, e sentir diffidenze di piccoli oggetti; mentre il basso ingannatore è pien di questi, e tutto intento all’insidia senza svagarsi. Accade così quel singolare fenomeno, che possa dirsi con verità d’un tal genio, egli è un grand’uomo, e un ( i ) Nota seconda. [p. 32 modifica]

e un grande sciocco; e potrei citare più d’uno eccellente poeta, e pittore, ed anche filosofo, di cui potea dirsi così. L’ingenuità di fatto, la schiettezza, il disinteresse sogliono esser di queste grand’anime, se però il loro cuore non sia guasto, e avvilito da’ vizi, e da passioni; come fu osservato nella vita di Bacone di Verulamio, di Voltaire, e di qualche altro s’osserva. E rurto questo, perchè non giungon sin là, dove son essi portati naturalmente dall’entusiasmo, l’interesse, il costume, l’usanza, il pensare, il bramar de’volgari, c sopra tutto le convenzioni, e le suggezioni di questi.

E’ lor necessaria la "berrà, come quella, che lasciali a’loro studj „ a’loro istinti elevati, ed ai momenti incerti, e repentini del loro estro impaziente. Dormire a piacere, mangiar quando giova, la scelta del luogo, dell’occupazione, dilla compagnia, de;; li argomenti esser debbono in loro mano. Tutto ciò, che è }or comandato di rado vien bene. It lor fuoco, che passa è talor istantaneo, nè san, quando venga; onde han sempre ad esser liberi per accettarlo, se viene, Un [p. 33 modifica]Un poeta, un pittore non fa verso, non dì pennellata, non trova pensiero per quinto il voglia talora, e talor fa l’opere intere ad un tratto. La libertà è così amica del genio, che voglionsi le repubbliche più atte d’assai a produr uomini in ogni genere eccellenti per quella maggior facilità, che ci si trova di prender corso, e di scoccar le molle, dirò così, dell’anima nell’eloquenza, nell’eroismo, nell’amor della patria.

Certo è, che le leggi severe, e minute son loro più incomode, e che non si veggono cose sublimi, s? non allor che permettonsi i tentativi, e gli ardimenti fuor d’uso a questi spiriti ardenti, e sublimi. Si frenan poi, si riducon a segno, quando passino oltre il dovere, ina non debbon legarsi nell’ ardor loro, se non si vuole impedire le nuove scoperte. Se Colombo trovava la stessa timidità, o cautela per tutto, come a Genova, ed a Lisbona, forse ancor sarebbe à scoprisi l’America; e la Spagna per aver arrischiate alcune migliaia di scudi, vede ogni anno le flotte a lei venir de’milioni. E sono appunto scoperte nuove, e conquiste, che fauna Tomo IV. C quest1 [p. 34 modifica]quest’anime generose, ed ardite nelie lettere, e nelle bell’ arti di nuovi mondi, e di nuovi cieli, se lor s’accordi libero il volo sopra il volgare. Perciò il concerto d’Omero che un uomo perde la metà dell’ anima, perdendo la libertà è veramente profondo, poiché la dipendenza nelle cose d’ingegno è come quella de’cortigiani accompagnata d’adulazione e bassezza di cuore, non come quella de’guerrieri, che soggetti alle leggi più generali tendono liberamente a tentare gran cose ( i ).

Perciò dicesi la repubblica letteraria, che se fosse una monarchia, e peggio poi una tirannia com’è tanti vorrebbono farla, non vi sariano che schiavi, ed anime vili, ed inutili. Quindi serbate le leggi fondamentali d’ ogn’arte, che anch’esse vengono dalla natura ben osservate, il resto debb’ essere libertà; onde vien 1T eguaglianza non meno tra i prodi ingegni, cho non soffrono al più, che un doge, o qualche’ padre della patria da loro ( i ) Nota terza. [p. 35 modifica]

to elerto, non mai un dittatore. Omero stesso e Platone, Tullio e Virgilio, Dante e Petrarca con tutta la loro suprema possanza son soggetti a censura, quando hanr.o torto, e non pretendono dominar su le leggi, e non osano imporle alla repubblica delie nazioni, e dei secoli, se non come, e quando è da questi accettata la loro autorità, mentre negli altri letteràri governamenti v’hanno monarchi antichi, e moderni, v’hanno idoli d’ogni figur:, e quelli hanno loro ministri, e questi loro aruspici oppressori-, che con tegole, e con precetti, con quell’/?«tcs cpka principalmente fan tremare i liberi ingegni, e perirne ogni impresa magnanima.

Sono pur liberi i geni nella loro elevazione sopra i viz;, e le bassezze, che regnan quaggiù. Il loro ardire nel presentare agli uomini quello specchio fedele della virtù, m cui riconoscansi come Rinaldo, e si vergognino di loro scostumatezza,. perfidia, viltà, e l’odio perciò, che incontrano, ne fa pruova. Di lor ben può dirsi, che ardono della febbre della virtù, tanto poco sanno dissimulare; adulare, servire all’abuso, e tanto [p. 36 modifica]infiam-» Jiammano, e levano Io sriie, e volano quasi ai delirio beato, o all’ebbrietà nel cantarla.

Per questo s’intende come giungano i geni a certa eccellenza nelle opere loro, per cui sono i maestri immortali del mondo, e furono attribuite al poema d’ Omero le più (belle imprese, e virtù di Sparta, e d’ Atene per quell’aita idea degli eroi vincitori di Troia pieni di lealtà, di fede, di amicizia, di compassione agli oppressi, di religione verso gli Dei; padri teneri, figli ossequiosi, consorti fedeli, e prodighi del for sangue a }vo della patria, come ei li dipinse. E però ranto lo propagarono i grèci legislatori, e da lui si credetter venuti i Socrati e gli Aristidi, i Leonida ed i Milziadi co? loro invitti soldati; sicché Orazio ( x ) lui preferì, qual maestro della virtù a’filosofi Crantore, c Crisippo, perchè questi la mostrano, ma quei fa amarla, e seguirla.

Ora siccome vedemmo parlando della eie(i) Tortius ac melius Crisippo, & Crantore. Hor. [p. 37 modifica]

elevazione dell’ e ntusiasmo giugner esso a?

bello ideale, universale, supremo, così pub credersi giu?nere i geni in quella elevazione anche a! vero, e all’onestò nel somme* grado. Studiandoli molto e conversando con Joro diviene piti chiara la dottrina, e l’idea delle facoltà più eccelse dell’anima poco intese comunemente, e avute in sospetto di immaginarie. In lor si riconosce quella più alta sfera dell’anima umana, ove la nostrà ragione in una luce sovrana risiede, ove bee quel lume immortale, ove è più vicina, pei così dire, al cielo. Quivi ella trova le grandi verità, le grandi virtù; le verità ne’ principi delle scienze certe, delle leggi, dell’ordine scolpiti nell’intelletto in caratteri indelebili, e superiori ai capricci, ai pregiudizi, alle violenze dei secoli, e degli «omini; le virtù ne’principi dell’onesto, del giusto, del sensibile scolpiti nel cuore in caratteri invariabili, ed infallibili a dispetto delle passicSni, dei sensi, e dell’educazioni guaste tra i vizi, gli usi, gli abusi degli nomini, e dei secoli.

Or da quell’altezza, e luce sopra [p. 38 modifica]ogni nu-nube, e fuor: delie tempeste, per quanto ad uomo è conceduto, scendendo i gen; portano a noi le sublimi istruzioni della verità, e. della virtù con tanta forza, ed autorità, onde vincono tutt’ i secoli, e s’assoggettano tutti gli uomini. Scacciano l’ignoranza, sgombrano gli errori, tolgono i pregiudizi; e insieme consigliano, riprendono, minacciano i cuori disordinati, e gl’intelletti,’ricbiamandoli a que’sovrani principi del vero, ed onesto, ai quali non si può far lungo con.

trasto, perchè ognun n’ ha l’impronta.

E questa è la fonte purissima, onde vengono i passi piti belli de’greci, e de’latini che vivran sempre, anzi sempre faranno vivere quelle ior opere; sicché un solo dei passi di sì felice origine nati può salvar dall’ cbblìo l’opera intera. Molti però ignari di ciò accusano spesso i grandi autori d’imitazione, e di usurpazione; Virgilio d’Omero, il Tasso e l’Ariosto d’amendue, Frugoni d’Orazio, e con più ragione Metastasio di tutti gii antichi, e moderni dicono imitatori per le favole, le figure, le descrizioni, che trovano somiglianti, Ma non sanno [p. 39 modifica]po essi, e non conoscono quel, dirò così pubblico arsenale della natura, e dell’ingegno, che a rutti sta aperto, e da cui tutù prendono loro ricchezze comuni. Non vogliono esaminare quanto maggiore sia la differenza, che non la somiglianza tra l’opere, e gli autori, quante per esempio le bellezze aggiunte da Virgilio alla discesa d’ Enea nell’inferno sopra quelle d’Ulisse; agli amori di Didone sopra quelli di Circe, o di Calisso; alla presa, e caduta di Troia, alle guerre del Lazio, agli eroi troiani, e latini, infine a tutte le imitazioni virgiliane. Chi ben* questo considerasse, vedrebbe, che certe anime hanno un volo più alto, e verso il sublime lor proprio, benché non uno; che s’alzano tutte ad una sfera, ma in una Juce, e con viste, e iumi, ed occh; diversi, onde diversamente veggono, e investono, e rappresentano variamente lo stesso obbietto.

Ed ecco, perchè si rassomigliano i genj, e dove s’incontrano insieme con lor sorpresa il filosofo, il musico, il metafisico, l’oratore, il morale, il poeta, e il geometra ancora col danzatore, col pittore, coll’architfet. C 4 to, [p. 40 modifica]to, e con Io scultore; che per quella coniti» ne patria, onde vengono, e dove hanno sede, debbono ravvisarsi concittadini, e nazionali tra loro.