De gli horologi solari/Proemio
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DE GLI
HOROLOGI
SOLARI
PROEMIO.
Cap.38. Ezechia d’havere udito i suoi prieghi, raccolte le sue lagrime, e fattoli gratia di prolungarli la vita quindici anni ancora, il ritorno indietro del'ombra già 3424trascorsa dieci linee dell'horolgio d’Acaz che fu suo padre, e regnò l'anno tre mila quattrocento ventiquattro.
Vitr. li. 9.c.9.Fra quelli poi che illustrorono la prima inventione, sono celebrati Beroso el Caldeo, per Polyd. Virgil. de inven. li.2.c.5.haver trovato l’Emicillo scavato, Aristarco la Scaffa, Eudosse l’Aragna, Apollonio Scopa Siracusano, Teodosio Patroclo, Dionisidoro, e altri, per lo Plinto, Cono, Faretra, Pelicino, Gonarche, Engonato, Antiboreo, e cose simili. Delle Clepsidre tutti gli Scrittori concordano, che ne fosse autore Etesibio Alessandrino, l’uso delle quali mostrò prima di 595tutti in Roma l’anno cinquecento novantacinque della sua edificatione P. Cornelio Nassica, acciò i Plin. lib.7 c.10. Censorino cap.x.giorni nuvolosi, e le notti non restassero più lungamente privi di un tanto comodo: ma di quelli con l'arena, che posta in due ampolle di vetro, per uno angusto foro d’una cade nell’altra, non se ne sà l’autore. E Polid. Virgil. de invent. lib.2 cap.5.che meraviglia se meno s’è tenuto conto di colui, che con sì mirabile artificio inventò gl’horologi con le ruote dentate: dove quel cerchietto (che chiamano il tempo) di minuto in minuto raggirandosi, con imprecettibile modo, guida l’indice ad additarne l’hore, e sue parti: e per rimediare all’impedimento dellanotte della notte della notte , e supplire alla lontananza della vista ce le palesa in proportionata distanza co i tocchi d’una percossa campana. Nè qui, nè fra cosi ristretti termini si è quietata la curiosità de gl’ingegni: ma con stupendo artificio v’aggiunse diversi indici, che additano il tardo moto dell’ottava sfera, il vario corso de Pianeti, e i giorni festivi del Calendario, il numero de Cieli, lo stato della Luna, con molt'altre cose utili a sapersi; e per accompagnarle con la vaghezza, e diletto, v’hanno introdotto, con armonioso concento, insolite sinfonie di campanelle differenti, e moti d’animali, in guisa che ne pongono in Zonara Vinc. Histo.l.2. c.x.
Kranzio 2 c.19.
Kranzio 2 c.19.
Naucl. gẽ.18.
Gang.lib.4 Reginone.dubbio, se più accrescono la meraviglia, o magnificano l’arte. Viene celebrato da Scrittori di gran fama l’horologio d’ottone, che Aron Rè di Persia l’anno ottocento sette mandò con altri doni a Carlo Magno, nel quale ogni dodici hore si volgeva una Clepsidra, e dodici picciole palle di bronzo nel fine d’esse cadendo, precotevano un cembalo un cembalo, indi altretanto numero de Cavalieri veniva fuori d’alcune porte, e allo strepito della loro uscita si chiudeva il medesimo numero di finestre, che prima eran aperte, con altre assai, che lo rendono tanto più degno d’essere comendato, quanto l’inventione di quest’arte era ancora ne i suoi primordi; dove per l’ordinario sogliono essere le cose rozze, e solamente abbozzate, non havendosi per anco notitia di spinole, ventole, serpentine, lumache, & altre sì fatte cose, che in progresso di tempo vi sono state aggiunte da eccellenti Artefici, da che ne sono derivati poi tanti, e cosi belli effetti, che si scorgono negl’horologi sparsi per le più famose Città d’Europa; ??particolarmente in quelli d’Argentina, Augusta, Praga, di Mans in Francia, Douai in Fiandra, Lubecch in Sassonia, e Psala in Svetia; co i quali i Tedeschi han fatto molto bene conoscere l’eccellenza, e sottigliezza de i loro ingegni, e aggiunto fama alla famosa natione loro. Si stima molto da quelli dell'arte istessa l’horologio, che per l’Imperadore Carlo Quinto fece Giannello da Cremona, e singolarmente quello, che per la santa memoria di Pio Quinto lavorò Gio. Maria Barocci da Urbino, che si conserva con un stretto fidesomesso nelle stanze del Vaticano. Ma io torno a quelli da Sole; con qual regola dunque, e modo si disegnano, non habbiamo cosa più antica di quel poco, che ne dice Vitruvio nel non dell'architettura: Tolomeo, che fù dopo Cap 9. Vita di Vitr. ??. Bal. Volat. com. ??.18. Genebr. Cronol.lui quasi ducento anni, scrisse un ben dotto, e acuto libro dell'Analemma, col quale hà aperta la mente a tante belle, e diverse regole d’horologi, che da huomini di gran valore sono state trovate sino al presente giorno: e se bene si può credere, che habbiamo scritto a compita sodisfattione del Mondo, non hanno per questo serrato l'adito a gl’altri di sodisfare almeno in qualche parte alla curosità de gli studiosi di queste gentilezze: nè io doverò essere ripreso, se con questo intendimento hò tentato con una regola assai facile (se non sono gabbato dall'interesse proprio) d’insegnare come si facciano gl’horologi Orizontali, e poi con essi (quasi come con uno strumento) si fabricano nelle superficie piane i verticali, e gl’inchinati all'Orizonte; e nelle curve tanto nella parte concava, quanto nella convessa, situate in qual si voglia modo: e oltre a ciò quelli ancora Vitru. li.9 cap.9.che si chiamano Pensili, e Viatorij Vitru. li.9 cap.9. disposti in varie forme; ancorche pur troppo bene conosca la mia debolezza, e quale sarebbe mestiere, che io fossi, per trattare con lodevole modo sì bella materia. Assicuro bene, che il publicare queste fatiche, quale esse si siano, non ha origine da vana speranza, e ambitione di lode, ma da mera necesità; come ben sanno molti, che hanno cognitione di me, e delle vertigini della mia fortuna; e sanno quanto lungo tempo, e perche l’habbia tenute ascose; come sanno parimenti, che dopo haver composto il primo trattato, lo sottoposi Gio. Batt. Perusino da Uffida.alla consideratione d’uno amico, nella Marca d’Ancona molto letterato, per proseguire, o levar mano da questa impresa, conforme a che m’havesse consigliato: ma la mia confidenza, e la sua facilità diedero luogo a copiarne alcune parti ad un Padre Giulio Foligatti, dal quale furono poi fraposte in un libro, che haverei detto suo, se di suo vi fosse altra cosa, che il suo nome: che perciò mentre visse il Padre Christoforo Clavio le fù sempre vietata la licenza di stampare un sì fatto centone, benchè con mezzi di molta autorità più volte il tentasse; lo stampò poi cinque anni dopo la sua morte, e delle cose mie tacque il mio nome, imaginando forse che con l’havere io publicato un’altro Trattato dell’istessa materia; posteriore à quello; non fossi per dare più fuori questo, dal quale era stato fatto il furto: benche io l’havessi accennato in una letteretta à i Lettori: e quantunque (ò vergogna, ò coscienza) il trattenesse dire da se stesso, essere sue quelle inventioni, non si contentò nondimeno d’haverlo con qualche artificio agognando accennato, che per farlo esprimere chiaro, si valse poi del mezzo d’un certo Barbandrocco suo dipendente, con l’occasione di ristampare in un picciolo quaderno il modo di fare i verticali nel Gio.F.Pal.proprio sito con uno orizontale, e due fila: ma come che nè l’uno, nè l’altro di loro sapessero delle Mathematiche se non certi principij assai grossolanamente; cosi v’han fatto degli errori, e con essi dato molto bene à conoscere quella non essere farina del lor sacco, e meglio potrà hora vedersi, conferendo quei loro lbri con questo mio, quale posi insieme per sodisfare al desiderio d'un mio amico, e Signore, al quale havea mostrato in voce questi modi d’operare senza pretendere più altro, che il gusto, Narciso Aurispa.e utile di lui, e sodisfare in qualche parte alle molte obligationi, che havea seco; se oltre à questo poi ne conseguissi altro da me non sperato, nè ambito applauso, e honore, lo riconoscerò sempre dall’altrui cortesia, e on d’alcun mio merito.