Dal Misogallo (Alfieri, 1912)/Sonetto XIV
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Vittorio Alfieri - Dal Misogallo (1789-1798)
Sonetto XIV
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Sonetto XIV.
17 settembre 1792 in Ath.
Di sé parlando (che altro mai non fanno)
Osano i Galli dir: Nazïon grande.
Ove1 di ciò il perché tu lor domande,
4 Che alleghin fatti aspetteresti l’anno.2
Numerosa,3 dir debbono; e si spande,
Pur troppo inver di Libertade a danno,
Della genía lor garrula il malanno,
8 Che in bei detti avviluppa4 opre nefande.
Grande fu Roma; Atene grande, e Sparta;
Perché amplissime egregie eccelse5 cose
11 Fer, con cuor grande, e supellettil’arta:6
Note
- ↑ 3. Ove, se.
- ↑ 4. L’anno, un anno intero.
- ↑ 5. Numerosa, in opposizione al grande del 2° verso.
- ↑ 8. Avviluppa, copre, nasconde.
- ↑ 10. Amplissime, che abbracciano largo spazio, egregie, lodevoli, eccelse, che miravano all’alto, e può darsi che i tre aggettivi si riferiscano rispettivamente a ciò che fecero Roma, Atene e Sparta.
- ↑ 11. Arta, (dal lat. arctus), stretta, scarsa; anche Dante (Inf., XIX, 42):
Laggiú nel fondo foracchiato ed arto. - ↑ 13. In carta, tutto scrivendo, notando, protocollando. Anche nella Sat. I viaggi, di Fed. II:
Il mediocre ingegno
Che si svela piú in carta che in battaglia. - ↑ 14. I Pigmei erano un’immaginaria popolazione dell’Africa, alta un pigma, equivalente a 347 mill. Una volta Ercole fu assalito da essi, mentre dornaiva; li prese tutti seco quando si svegliò e li portò via, entro la sua pelle di leone. Ciò forma l’argomento di una commedia di P. I. Martelli, Lo starnuto d’Ercole.