Dal Misogallo (Alfieri, 1912)/Proemio

Proemio

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Invocazione Sonetto V

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Proemio.

13 gennaio 1795.

.... Funemque reduco
              Persio, Sat., V, 118.

Al Carcer lor gli Schiavi io riconduco.

Odio all’emula Roma acerbo eterno1
Giurava il forte Annibale su l’ara:2
Né a vuoto usciva la minaccia amara,
4 Che gli era anzi di Gloria eccelso perno.3
Io, benché nato nel piú inerte verno
Dell’Italia spezzata, e d’armi ignara,4
Odio a’ Galli giurai, né fia men chiara
8 Quest’ira un dí, s’io l’avvenir pur scerno.5
Forse verrà, che in altri Itali petti
Sdegno e valore ribollendo, e forza,
11 Farà mio giuro aver sublimi effetti.6
Svelato intanto in sua bugiarda scorza7
Sia ’l putridume dei superbi insetti,8
14 Che virtú grida, e ogni virtude ammorza.


Note

  1. 1. Emula, di Cartagine. — L’acerbo si riferisce all’intensità dell’odio di Annibale, l’eterno alla sua durata.
  2. 2. Parve sempre bella e nobile all’A. la figura di Annibale, e già di lui aveva trattato nel sonetto, riferito nella prima parte di questa raccolta: Il peggio è il viver troppo, e il sepper molti.
  3. 4. Perno ha qui il significato di sprone, incitamento.
  4. 5-6. Io, benché nato quando piú la tirannide da una parte, e l’inerzia dall’altra gravava sulla mia patria. — D’armi ignara; viene alla mente il Foscolo nei Sepolcri:
    Armi e sostanze t’invadeano ed are
    E patria, e, tranne la memoria, tutto.
  5. 8. S’io l’avvenir pur scerno, se mi è dato leggere nell’avvenire; si ricordi la presaga penna del Tasso.
  6. 9-11. Echeggia, in questa terzina, ciò che l’A. dirà poi nel son. conclusivo del Misogallo: Giorno verrà, tornerà giorno in cui.
  7. 12. Scorza, aspetto esteriore.
  8. 13. Questi superbi insetti sono i Francesi. Ma, veramente, il putridume degli insetti che, mentre grida virtú, ne soffoca ogni manifestazione, mi pare immagine poco felice.