Dal Misogallo (Alfieri, 1912)/Invocazione

Invocazione

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Invocazione.

19 agosto 1796.

O sovra i Numi tutti augusto Nume,1
Che di te stessa i tuoi devoti appaghi;2
Verità, norma prima, eccelso lume
4 Di quanti havvi quaggiú di virtú vaghi:3
Tu che la mente, e l’anima, e il costume,
E in cuor dell’uom le ascose fibre indaghi;

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Deh, se il mio dir qui d’onorarti assume,4
8 Fa questi accenti miei di te presaghi.
Bench’io canti, e non narri, unico scopo
Tu mi sei sola, e il mezzo mio, tu sola,5
11 Poiché atterrar l’ipocrisia m’è d’uopo.
Sia vero il ver; né di Sofisti scuola
Faccia il Gallico piombo esser piropo:6
14 L’aquila sí, ma non mai l’asin, vola.


Note

  1. 1. La dea invocata in questo sonetto è la Verità, come è detto nel terzo verso.
  2. 2. Intendasi: chi ama la verità, altro non cerca se non i piaceri che essa procura.
  3. 4. Vaghi, desiderosi. Ricorda il pensiero del Petrarca (Rime, CXXVIII):
    Ivi fa che ’l tuo vero,
    (Qual io mi sia) per la mia lingua s’oda.
  4. 7. Assume, Intende, desidera.
  5. 9-10. Scopo, fine supremo; e il mezzo per raggiungere la verità è la verità stessa. In piú luoghi dell’Autobiog. l’A. dice di aspirare, soprattutto, alla fama di veridico poeta.
  6. 13. Il piropo è una specie di granato.