[p. 69modifica]E però, Socrate, da’ retta a noi, alle tue nutrici1: de’ figliuoli, della vita e d’ogni altra cosa che sia nel mondo, non volere tu far più conto che del giusto2; acciocchè, disceso nell’Ade, tu abbi tutti questi argomenti da esporre in cospetto di coloro che tengono laggiù imperio3. Perchè, quassù4, egli è palese e a te e ai tuoi, che ciò che tu intendi fare, non è il tuo meglio5, e non è la cosa più giusta nè più santa; e nè anco sarà il tuo meglio laggiù6. Sicchè se tu ora muori, muori ingiuriato, non da noi leggi, ma sì dagli uomini; ma se tu fuggi, pagando così vergognosamente ingiuria con ingiuria, male con male, i patti e gli accordi da te fermati con noi rompendo, [p. 70modifica]e chi meno si convenia offendendo, cioè te medesimo, e amici, e patria, e noi; noi ti staremo in collera insino a tanto che tu avrai fiato; e laggiù le nostre sorelle, le leggi d’inferno, non t’accoglieranno benignamente, sapendo che ti sei provato di abbatterci e di umiliare quanto potevi7. Onde non ti lasciar sobillare da Critone8, che tu innanzi faccia quello che dice egli, che quello che diciamo noi.
Note
↑È la conclusione, amorosa, materna, di queste sacre Leggi.
↑Come sempre aveva insegnato e professato Socrate.
↑«I veri giudici, i quali si dice che anche là giudicano; Minosse e Radamanto ed Eaco e Triptolemo, e tutti gli altri semidei i quali in vita loro furono giusti». Apologia, cap. XXXII.
↑Se il meglio per l’uomo è la virtù, la giustizia: come Socrate ha sempre ritenuto.
↑Perchè i giudici d’inferno, quando tu apparirai, qualche anno più tardi, dinanzi a loro, ti vedranno curvo sotto l’ingiustizia che avrai commesso.
↑Ora morrai tu giusto per opera d’ingiusti; ma se disobbedirai, sarai tu ingiusto, odiato dalle leggi, quanto tu le hai spregiate e negate; e all’Ade, le leggi di laggiù sapranno ben colpire te, infrangitore di leggi, rinnegatone del patto che avevi stretto con la tua patria, di vivere obbedendole.
↑Cioè sobillare dall’apparente giustizia, che sembra esserci a scansare l’altrui ingiustizia.