Corte, senti il nocchiero (1834)

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura ALLA SIGNORA GERONIMA CORTE.
Invitala a venire a Savona. Intestazione 2 agosto 2023 75% Da definire

Febo su rote ardenti
Questo testo fa parte della raccolta Canzonette di Gabriello Chiabrera


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I

ALLA SIGNORA GERONIMA CORTE.

Invitala a venire a Savona.

Corte, senti il nocchiero,
     Che a far cammin n’appella:
     Mira la navicella,
     Che par chieda sentiero:
     5Un aleggiar leggiero
     Di remi, in mare usati
     A far spume d’argento,
     N’adduce in un momento
     A’ porti desïati.
10E se’l mar non tien fede,
     Ma subito s’adira,
     Ed io meco ho la lira,
     Che Euterpe alma mi diede:
     Con essa mosse il piede
     15Sull’Acheronte oscuro
     Già riverito Orfeo;
     E per entroa l’Egeo
     Arïon fu sicuro.

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Misero giovinetto!
     20Per naviganti avari
     Nel più fondo de’ mari
     Era a morir costretto;
     Ma qual piglia diletto
     D’affinar suo bel canto
     25Bel Cigno anzi ch’ei mora;
     Tal sulla cruda prora
     Volle ei cantare alquanto.
Sulle corde dolenti
     Sospirando ei dicea:
     30Lasso, che io sol temea
     E dell’onde e de’ venti,
     Ma che d’amiche genti,
     A cui pur m’era offerto
     Compagno a lor conforto,
     35Esser dovessi morto,
     Già non temea per certo.
Io nel mio lungo errore
     Altrui non nocqui mai;
     Peregrinando andai
     40Sol cantando d’Amore;
     Al fin tornommi in core
     Per paesi stranieri
     Il paterno soggiorno,
     E facea nel ritorno
     45Mille dolci pensieri.
Vedrò la patria amata,
     Meco dicea, correndo
     Fiami incontra ridendo
     La madre desïata.
     50Femmina sventurata,
     Cui novella si dura
     Repente s’avvicina,
     Ah che faria meschina,
     Se udisse mia sventura!
55Fosse ella qui presente,
     E suoi caldi sospiri,
     E suoi gravi martíri
     Facesse udir dolente;
     Saria forse possente
     60Quella pena infinita
     Ad impetrar pietate;
     Onde più lunga etate
     Si darebbe a mia vita.
Qui traboccò doglioso
     65Dentro del sen marino;
     Ma subito un delfino
     A lui corse amoroso:
     Il destrier squamoso,
     Che avea quel pianto udito,
     70Lieto il si reca in groppa;
     Indi ratto galoppa
     Vêr l’arenoso lito.