Corano/Capitolo XII
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CAPITOLO XII.
GIUSEPPE.
Dato alla Mecca.— 111 Versetti.
In nome di Dio clemente, e misericordioso.
1. A. L. R. Sono i segni del Libro evidente.
2. Noi l’abbiamo fatto scendere dal cielo in lingua araba, acciò lo comprendiate.
3. Ti racconteremo la più bell’istoria che t’abbiamo rivelata in questo Corano, un istoria di cui fin qui non hai avuto conoscenza.
4. Un giorno Giuseppe disse: Padre mio! ho veduto undici stelle, e il sole, e la luna, che m’adoravano.
5. Figlio mio, rispose Giacobbe, bada bene di non raccontare questo sogno a tuoi fratelli, acciocchè non abbiano ad immaginare contro di te qualche artifizio, poichè satanasso è il nemico dichiarato dell’uomo.
6. Così Dio ti prenderà per il suo eletto, e t’insegnerà l’interpetrazione degli avvenimenti; ti colmerà de’ suoi beneficj, te, e la famiglia di Giacobbe, Siccome ne ricolmò i tuoi antenati Abramo, ed Isacco. Il tuo Signore è sapiente, e saggio.
7. Per verità vi sono nella storia di Giuseppe, e de’ suoi fratelli, dei miracoli per quei che disputano1.
8. Un giorno i suoi fratelli si dicevano l’un coll’altro: Giuseppe, ed il suo fratello Beniamino, sono più cari a nostro padre, e pure noi siamo in maggior numero. In verità nostro padre è in errore evidente.
9. Uccidete Giuseppe, ovvero allontanatelo; le affezioni di vostro padre saranno esclusivamente per voi. Quindi voi vi condurrete da persone da bene.
10. Uno di loro disse allora: Non date la morte a Giuseppe, gettatelo piuttosto in fondo ad un pozzo, se volete assolutamente farvene; qualche viandante passerà, e lo raccorrà.
11. Un giorno i fratelli di Giuseppe dissero a Giacobbe: Padre nostro! perchè non ci affidi Giuseppe? e pure noi gli vogliamo bene.
12. Lascialo venire domaní con noi, ei pascerà le mandre, e si divertirà: noi lo guarderemo.
13. Io sarò dispiacente, disse Giacobbe, se lo condurrete con voi. Temo che qualche lupo lo divori in un momento che non baderete a lui.
14. Se un lupo venisse per divorarlo, noi, che siamo in molti, saremmo ben sufficienti per poterlo difendere.
15. Quindi condussero Giuseppe con loro, e tutti d’accordo lo gettarono in un pozzo. Noi facemmo questa rivelazione a Giuseppe: Tu ridirai a loro (un giorno) ciò che hanno fatto, e non lo comprenderanno2.
16. La sera si presentarono innanzi al loro padre piangendo.
17. Padre nostro! dissero, ci siamo allontanati per vedere chi correva più di noi, ed abbiamo lasciato Giuseppe vicino ai nostri cani da caccia, ed intanto un lupo l’ha divorato. Ma tu non ci crederai, sebbene ti diciamo la verità.
18. Quindi gli mostrarono le sue vesti macchiate di altro sangue3. Giacobbe lor disse: No; siete voi che avete simulato ciò; ma è meglio prender pazienza. Imploro il soccorso di Dio nella disgrazia che mi narrate.
19. Accadde che alcuni viaggiatori passarono di là; mandarono un uomo a prendere dell’acqua; costui calò il secchio nel pozzo, e gridò: Che fortunato incontro! ho trovato un fanciullo. Lo nascosero per venderlo: ma Dio conosceva le loro azioni.
20. Lo venderono per un prezzo vile4, per pochi drammi d’argento, e poco curando di ritenerlo con loro.
21. Colui che lo comprò (era un Egizio) disse a sua moglie5: Dagli un’ospitalità generosa; potrà esserci utile un giorno, ovvero l’adotteremo per figlio. Così abbiamo stabilito Giuseppe in quel paese; gl’insegnammo l’interpretazione degli avvenimenti. Dio è potente nelle sue opere, ma la maggior parte degli uomini non lo sa.
22. Quando Giuseppe giunse all’età di pubertà, gli demmo la saviezza, e la scienza; così noi rimuneriamo quei che fanno il bene.
23. La donna, nella cui casa si trovava, s’invaghì di lui; chiuse le porte della camera, e gli disse: vieni qui. Dio me ne liberi! rispose Giuseppe. Il mio padrone mi ha accordato una ospitalità generosa. I malvagi non prosperano.
24. Ma essa lo pregò, ed era sul punto di cedere, quando un avviso di Dio venne a distorlo. Noi glielo abbiamo dato per distorlo dal male, e da un’azione disonorante, poichè era uno dei nostri servi sinceri.
25. Allora ambedue corsero alla porta (lui per fuggire, ed essa per ritenerlo) e la donna lacerò la veste di Giuseppe dalla parte posteriore. Nel contrattempo arriva il marito della donna; li ritrova sulla soglia della porta. Che merita, disse la moglie, colui che ha formato progetti colpevoli sulla tua moglie, se non la prigione, o una punizione terribile?
26. Era dessa, disse Giuseppe, che mi eccitava al male. Un parente della donna depose contro di lei, dicendo: Se la veste è lacerata nel davanti, è la donna che dice la verità, e Giuseppe mentisce.
27. Ma se è lacerata dalla parte di dietro, è la donna che mentisce, e Giuseppe dice la verità.
28. Il marito esaminò la veste, e vide che era stracciata di dietro. Grido: Oh che grande astuzia!
29. Tu, Giuseppe, taci su ciò che è accaduto; e tu o donna, chiedi perdono del tuo fallo poichè hai peccato.
30. Le donne della città si raccontavano il fatto, dicendo: la moglie dell’Asis6 voleva godere del suo schiavo del quale è innamorata alla follia. E nella via falsa!
31. Quando la moglie dell’Aziz intese questi discorsi sul di lei conto, invitò queste donne, preparò un banchetto, e diede a ciascuna di esse un coltello; quindi ordinó a Giuseppe di farsi vedere; e quando l’ebbero visto, lo colmavano di lodi, e si tagliavano le dita (senza badarvi)7 gridando: O Dio! non è un uomo, è un angelo da adorarsi.
32. Ecco, lor disse la moglie dell’Aziz, colui che m’ha attirato i vostri biasimi. Ho voluto farlo cedere ai miei desideri, ma è voluto restare innocente; tuttavia se si ricuserà ancora sarà rinchiuso in un carcere, e ridotto alla miseria.
33. Signore! gridò Giuseppe, il carcere è da preferirsi al delitto a cui que- ste donne m’invitano; e se tu non mi proteggi contro le loro insidie, io potrei cadervi per inclinazione giovanile, ed agire come uno sciocco.
34. Dio l’esaudì, e distolse da lui le loro macchinazioni, poichè egli intende, e sa tutto.
35. Ciò nondimeno, anche dopo i segni della sua innocenza, vollero farlo mettere in carcere.
36. Due altri furono in pari tempo incarcerati con lui; uno di questi disse: Ho sognato questa notte che premeva dell’uva. Ed io, disse l’altro; ho sognato che portava sopra il capo dei pani che gli augelli venivano a beccare. Dacci l’interpretazione di questi sogni, giacchè ti reputiamo per un uomo virtuoso.
37. Giuseppe rispose: Prima che vi sia recato il vostro nutrimento giornaliero, io vi avrò spiegato i sogni, che vedrete poi realizzarsi. Questa scienza mi viene da Dio, che me l’ha insegnata, imperciocchè ho abbandonata la religione di coloro che non credono in Dio, e che negano la vita futura.
38. Io professo la religione de’ miei padri Abramo, Isacco, e Giacobbe; noi non associamo a Dio alcuna cosa creata. Questo è un favore di Dio verso noi, come verso tutti gli uomini; ma la maggior parte non è riconoscente.
39. Miei compagni di prigione! è forse una quantità di Signori che vale meglio di un Dio unico, e potente?
40. Quelli che voi adorate a fianco di Dio sono nomi vani che voi, ed i vostri padri avete inventati. Dío non vi ha data alcuna prova per sostenere il vostro culto. Il potere supremo non appartiene che a Dio; egli vi comanda di non adorare altro Dio che lui. La sua è la vera religione, ma la maggior parte non la conosce.
44. Miei compagni di carcere! uno di voi presenterà la tazza di vino al suo padrone, l’altro sarà crocifisso, e gli augelli verranno a mangiare sul suo capo. La cosa su cui mi avete interrogato è decretata infallibilmente.
42. Poi Giuseppe disse a quegli cui prediceva l’uscita. Ricordami (quando sarai libero) alla memoria del tuo padrone. Satana gli fece dimenticare di parlare al suo padrone di Giuseppe, e Giuseppe restò alcuni anni carcerato.
43. Il Re d’Egitto disse un giorno ai grandi del regno: Ho veduto in sogno sette vacche grasse divorate da sette vacche magre, e sette spighe verdi, e sette altre secche. Spiegatemi le mie visioni, se sapete spiegare i sogni.
44. Sono fantasmi, sogni; noi non sappiamo spiegare i sogni.
45. Colui che era uscito dalle carceri disse loro, ricordandosi di Giuseppe dopo alcuni anni, io ve ne darò la spiegazione. Lasciatemi uscire (per trovare la persona).
46. Giuseppe! uomo veridico spiegaci ciò che significano sette vacche grasse divorate da sette vacche magre, e sette spighe verdi con altre sette secche, acciocchè, quando io sia di ritorno a coloro che mi hanno mandato, essi ne imparino la spiegazione.
47. Giuseppe gli rispose: Seminerete per sette anni come al solito; il grano che avrete mietito lasciatelo nella spiga8 fuorchè quel poco che vi bisognerà.
48. Verranno quindi sette anni duri che consumeranno tutto ciò che avrete messo in riserva in previsione, fuorchè quel poco che avrete custodito con attenzione.
49. Poi verrà un anno nel quale gli abitanti di questo paese avranno molte pioggie, e premeranno.9
50. Allora il Re disse: Conducetemi quest’uomo. Quando il messaggio venne da Giuseppe, costui gli disse: Torna dal tuo padrone, e dimandagli ciò che volevano fare quelle donne che si tagliavano le dita. Il mio Signore (Dio) conosce perfettamente le loro mire.
51. Il Re domandò allora a queste donne. Che volevano dire quelle istanze per far cedere Giuseppe ai vostri deriderj? Dio ci guardi! risposero; egli non ha commesso alcun peccato, per quanto noi sappiamo. E la moglie dell’Aziz (governatore dell’Egitto) soggiunse: Ora la verità si è mostrata al chiaro; sono io che aveva istigato Giuseppe al male; egli ha parlato sempre il vero.
52. Giuseppe allora disse: Sappia ora (il mio antico padrone) che io non l’ho tradito nella sua assenza. Dio non conduce a buon fine le macchinazioni dei traditori.
53. Io non mi dirò neppure (interamente) innocente; la passione trascina al male10, salvo che Dio abbia pietà di noi; ma Dio è indulgente e misericordioso.
54. Il Re disse allora: Conducetemi Giuseppe, lo prenderò al mio servizio particolare. E quando gli ebbe dirette alcune parole, conchiuse: Da oggi in poi sarai presso di noi investito d’autorità, e della nostra fiducia.
55. Giuseppe gli disse: Datemi l’amministrazione dei magazzini del paese, io li conserverò con intelligenza.
56. Così noi abbiamo stabilito solidamente Giuseppe in questo paese; ei poteva andare ad abitare dove gli piaceva. Noi colmiamo de’ nostri favori quei che vogliamo, e non facciamo mancare la ricompensa degli uomini che fanno il bene.
57. Ma la ricompensa della vita futura è preferibile per quei che credono, e che temono Dio.
58. Accadde che i fratelli di Giuseppe vennero in Egitto, e si presentarono dinanzi a lui: egli li riconobbe; ma essi non lo riconobbero.
59. E quando li ebbe forniti delle loro provvisioni, lor disse: Conducetemi il fratello che è rimasto con vostro padre. Non vedete che io vi faccio buona misura, e che ricevo bene i miei ospiti?
60. Se non me lo condurrete non avrete più granaglie; senza di lui badate di ricomparirmi dinanzi.
61. Ci sforzeremo, dissero, d’ottenerlo da nostro padre, e faremo di tutto per riuscirvi.
62. Poi Giuseppe disse alle sue genti: Mettete la valuta del loro grano fra i loro arnesi; forse se ne avvedranno al loro arrivo in casa, e torneranno qui (per renderla).
63. Quando furono ritornati dal loro padre, gli dissero: Ci si niegherà in avvenire il grano (in Egitto). Lascia venire nostro fratello con noi, e l’otterremo. Noi avremo cura di lui.
64. Dovrò dunque affidarvi ancor questo, come vi affidai altra volta il suo fratello (Giuseppe)? Dio è il miglior custode, egli è il più clemente.
65. E quando disfecero i loro arnesi trovarono che il prezzo del grano era stato reso loro. Padre nostro, dissero, che possiamo desiderare di più? Ecco il prezzo del nostro grano ci è stato reso; noi ci ritorneremo per comperare le provvisioni per le nostre famiglie; avremo cura di nostro fratello; questa volta porteremo la carica di un camelo di più. È una misura di poca importanza11.
66. Non lo lascerò partire con voi, disse Giacobbe, a meno che non giuriate davanti a Dio che me lo ricondurrete (sano, e salvo), purchè non vi arrivi qualche impedimento forzoso. Allorchè gliel ebbero promesso, Giacobbe gridò: Dio mi è garante dell’impegno che avete preso.
67. Poi disse loro: Figli miei! non entrate tutti da una sola porta (arrivando in Egitto) ma per diverse; questa precauzione però non vi servirá a nulla contro i decreti di Dio, poichè il potere supremo appartiene a Dio. lo ripongo la mia fiducia in lui, ed è in esso che mettono la lor fiducia quei che si rassegnano.
68. Entrarono dunque nella città giusta gli ordini del loro padre; ma tale precauzione non poteva esser loro di alcuna utilità contro i decreti di Dio, e fa solo per soddisfare il desiderio di Giacobbe che l’aveva raccomandata. Dunque Giacobbe possedeva la scienza che noi gl’insegnammo; ma la maggior parte degli nomini non ne ha punta.
69. E quando si presentarono davanti a Giuseppe, egli ritenne il suo fratello (Beniamino) e disse loro: Io sono tuo fratello, non t’affliggere più del delitto ch’essi hanno commesso.
70. Giuseppe, avendo date loro le provvisioni, fece cadere una coppa (da bere) fra gli arnesi del suo fratello (Beniamino); poi ordinò che un araldo gridasse dietro a loro: Eh! viaggiatori! siete dunque ladri!
71. I figli di Giacobbe tornarono indietro, e gridarono: Che cosa cercate?
72. Cerchiamo, lor fu risposto, la coppa del Re. Chi la restituirà avrà una ricompensa in grano della carica di un camelo; io ne rispondo (disse l’araldo.)
73. Noi lo giuriamo per Dio, risposero i figli di Giacobbe, voi sapete che non siamo venuti qui per commettere furti; noi non siamo ladri.
74. E se voi mentite, qual sarà la pena di chi ha commesso il furto? (disse l’altro).
75. Colui, risposero, ne’ di cui arnesi sarà ritrovata la coppa, vi sarà consegnato in espiazione. Così noi gastighiamo i colpevoli12.
76. Giuseppe cominciò dal cercare nei loro sacchi prima di cercare in quello del suo fratello, poi trasse la tazza da quello del suo fratello. Noi abbiamo suggerito quest’artifizio a Giuseppe; egli non avrebbe potuto, secondo la legge del Re d’Egitto, impadronirsi della persona di suo fratello, a meno che Dio non l’avesse voluto. Noi inalziamo chi vogliamo. Vi è chi è più sapiente dei sapienti.
77. I figli di Giacobbe dissero allora: Se (Beniamino) ha commesso il furto, suo fratello ne aveva commesso uno prima di lui13. Giuseppe dissimulava tutto, nè si faceva conoscere, e diceva in sè stesso: Voi siete in una condizione da compiangervi più di noi due. Dio sa meglio di voi ciò che raccontate.
78. Signore, dissero allora, egli ha un padre vecchio, rispettabile; prendi piuttosto uno di noi in sua vece. Noi sappiamo che sei generoso.
79. Dio guardi che io prenda altri che quegli presso cui la nostra coppa è stata trovata! se lo facessi, agirei ingiustamente.
80. Quando non gli restava più speranza sulle loro preghiere, si ritirarono per consultarsi. Quello più avanzato in età disse: Non sapete che nostro padre ha ricevuto da noi una promessa fatta innanzi a Dio? Non vi rammentate qual delitto avete commesso sul conto di Giuseppe? Io non partirò da questo paese finchè mio padre non mel permetta, o che Dio non m’abbia manifestati i suoi ordini, giacchè egli è il migliore de’ giudici.
81. Ritornate da vostro padre, e ditegli: Padre nostro! tuo figlio ha commesso un furto: noi non possiamo attestare meno quello che è a nostra conoscenza, e non potevamo difenderci dalle cose impreviste.
82. Prendi informazioni nella città dove eravamo, e presso la carovana colla quale siamo andati, e vedrai che è la verità.
83. (Ritornati in casa, Giacobbe lor disse). Voi avete concertato ciò fra voi stessi; ma ei vuol coraggio, forse Dio me li renderà tutti e due, poichè è il sapiente, il savio.
84. Si allontanò quindi da essi, e gridò: Ahi! Giuseppe! ed i suoi occhi divennero bianchi per la tristezza, e fu oppresso dal dolore.
85. I figli gli dissero: In nome di Dio, tu non cesserai dunque di parlare di Giuseppe fino alla tua morte, o finchè il dolore termini i tuoi giorni?
86. Io porto (rispose) la mia afflizione, ed il mio dolore dinanzi a Dio, e so da Dio ciò che voi non sapete.
87. Figli miei! andate, ed informatevi da pertutto di Giuseppe, e di suo fratello, e non disperate della bontà di Dio; poichè solo gl’ingrati disperano della bontà di Dio.
88. Tornarono in Egitto, e presentatisi a Giuseppe gli dissero: Signore; la miseria è piombata su noi, e sulla nostra famiglia; noi non portiamo che una modica somma; ma facci empiere di nuovo la misura per darnela in elemosina. Dio ricompenserà chi fa l’elemosina.
89. Sapete voi cosa avete fatto di Giuseppe, e di suo fratello, quando eravate immersi nell’ignoranza?
90. Saresti tu Giuseppe? dissero. Sì, sono Giuseppe, e questi è mio fratello. Dio è stato benefico verso di noi; poichè chi lo teme, e persevera, è felice, e Dio non farà mancare la ricompensa dei virtuosi.
91. Per il nome di Dio, risposero, Dio ti ha permesso di farci del bene, quantunque abbiamo peccato.
92. Io non vi rimprovererò oggi; Dio perdonerà le vostre colpe, giacchè è il più misericordioso.
93. Andate, e portate con voi la mia veste; ricuopritene il viso di mio padre, egli riacquisterà la vista. Quindi conducetemi tutta la vostra famiglia.
94. Quando la Carovana parti d’Egitto, Giacobbe disse (a coloro che gli erano intorno): Sento l’odore di Giuseppe; crederete forse che io deliro?
95. In nome di Dio, gli fu risposto, tu sei sempre nello stesso errore.
96. Ma quando giunse la fausta notizia, fu gettata la veste (di Giuseppe) sulla faccia di Giacobbe, e riacquistò la vista.
97. Non vi ho detto che so da Dio ciò che voi non sapete?
98. Padre nostro! dissero i figli, imploraci perdono presso Dio, poichè peccammo.
99. Sì, implorerò il vostro perdono da Dio; egli è indulgente, e misericordioso.
100. Quando Giacobbe arrivò in Egitto colla sua famiglia, Giuseppe li ricevè in casa con lui, e lor disse: Entrate in Egitto, se così piace a Dio, ed abitate questo paese al sicuro da qualunque timore.
101. Collocò sopra sedili più alti il suo padre, e la sua madre, che si gettarono colla faccia in terra per adorarlo. Padre mio! disse Giuseppe, ecco la spiegazione del mio sogno dell’altro giorno: Dio l’ha realizzato; è stato benefico verso di me, quando mi ha liberato dal carcere, quando vi ha condotto presso di me dal deserto, dopo che Satana mi ebbe separato dai miei fratelli. il Signore è pieno di bontà quando vuole. È il sapiente, il savio.
102. Signore, tu mi hai accordato il potere, e mi hai insegnata l’interpretazione degli avvenimenti. Creatore de’ cieli, e della terra, tu sei il mio protettore in questo mondo, e nell’altro; fammi morire rassegnato alla tua volontà, e collocami nel numero de’ virtuosi.
103. Così è quest’istoria, o Maometto, uno dei tanti racconti sconosciuti che ti riveliamo. Tu non sei stato presente quando (i fratelli di Giuseppe) ordirono insieme la loro trama, e quando gli tesero un laccio; ma la maggior parte degli uomini non vi crederà, per quanto tu possa desiderarlo.
104. Tu non domanderai loro alcun pagamento per questo racconto: è un avvertimento per gli uomini.
105. Quanti miracoli sparsi su i cieli, e sulla terra! Essi passano vicino a questi, e volgono strada.
106. La maggior parte non crede in Dio, senza mescere al suo culto quello degl’idoli.
107. Son dunque sicuri che il gastigo di Dio non li colpirà, che l’ora non precipiterà all’improvviso sovr’essi quando meno vi attenderanno?
108. Di’ loro: Questa è la mia strada; io vi chiamo a Dio con prove evidenti. Nè io, nè chi mi seguirà, per la gloria di Dio non siamo punto idolatri.
109. Non abbiamo mai mandato dinanzi a te che nomini scelti del popolo di differenti città, ai quali noi rivelavamo i nostri ordini. Non hanno essi viaggiato nel paese? non hanno essi osservato qual’è stata la fine di coloro che han vissuto prima di loro? Certamente la dimora dell’altro mondo vale più assai per quei che temono Dio. Non lo comprenderanno?
110. Quando alla fine i nostri apostoli abbandonarono ogni speranza (di veder l’effetto dei loro sforzi), quando gli nomini si figuravano che mentivano, non tralasciammo di dar assistenza agli apostoli; noi sappiamo ciò che vogliamo, e la nostra vendetta non potrà essere distolta dalle teste dei colpevoli.
111. L’istoria dei profeti è piena d’esempi d’istruzione per gli uomini sensati. Questo libro non è un racconto inventato a piacere: corrobora le Scritture rivelate prima di lui, då la spiegazione di ogni cosa, è la direzione, ed una prova della grazia divina per i credenti.
Note
- ↑ Così sembra doversi intendere la parola Sailin, giacchè questa storia fu raccontata da Maometto ai coreiciti, che, per imbarazzarlo, gli domandarono la storia di Giuseppe.
- ↑ In Egitto quando i suoi fratelli vennero a cercare le granaglie.
- ↑ Parola per parola, d’un sangus menzognero, cioè che non era sangue di Giuseppe.
- ↑ Giuseppe è per i maomettani il tipo della bellezza. Perciò l’espressione: dere Giuseppe a prezzo vile è divenuto un proverbio, ed equivale al vendere un tesoro inestimabile per una cosa di niun valore.
- ↑ Il nome dell’Egizio, secondo la tradizione maomettana, è Kitfir o Itfir, alterazione del nome di Putifar, cagionata dalla confusione delle lettere K e F che non differiscono che per i punti. La lettera P non esiste in arabo. Il nome della moglie, secondo i musulmani, è Zulvikha.
- ↑ Aziz vuol dire in arabo potente, ed anche caro. Nel primo senso s’applica a Dio. Questa parola è impiegata specialmente qui per tesoriere in Egitto, e questo titolo si è conservato lungo tempo presso gli orientali, come particolare ai governatori dell’Egitto, ed ai facienti funzioni dei califfi.
- ↑ Tagliando degli aranci che la moglie dell’Aziz avea fatti servire al convito,
- ↑ Cioè, nei magazzini, senza batterlo.
- ↑ L’uva, e le olive.
- ↑ I commentatori appoggiandosi su questo versetto del Corano e sul versetto 24 e anche più su i racconti degli ebrei, dicono che Giuseppe nonostante l’apparizione dell’angelo Gabriele era vicino a cedere all’istigazioni della donna, e non riprese l’impero sulla sua passione, che quando l’ombra del suo padre Giacobbe gli comparve, e battendolo sull’estremità delle dita, gli dissipò i desiderj che si erano impadroniti di lui.
- ↑ Ciò può voler dire che una carica di camelo sarà poca cosa per un re d’Egitto, o che quelle che avevano recate la prima volta non basterebbero ai loro bisogni.
- ↑ Cioè, dietro l’uso vigente fra noi ebrei il ladro è ritenuto come schiavo.
- ↑ Secondo le tradizioni dei maomettani, Giuseppe avrebbe rubato, quando era fanciullo, un idolo al suo nonno Labano