Pagina:Corano.djvu/127

114 il corano,


21.  Colui che lo comprò (era un Egizio) disse a sua moglie1: Dagli un’ospitalità generosa; potrà esserci utile un giorno, ovvero l’adotteremo per figlio. Così abbiamo stabilito Giuseppe in quel paese; gl’insegnammo l’interpretazione degli avvenimenti. Dio è potente nelle sue opere, ma la maggior parte degli uomini non lo sa.

22.  Quando Giuseppe giunse all’età di pubertà, gli demmo la saviezza, e la scienza; così noi rimuneriamo quei che fanno il bene.

23.  La donna, nella cui casa si trovava, s’invaghì di lui; chiuse le porte della camera, e gli disse: vieni qui. Dio me ne liberi! rispose Giuseppe. Il mio padrone mi ha accordato una ospitalità generosa. I malvagi non prosperano.

24.  Ma essa lo pregò, ed era sul punto di cedere, quando un avviso di Dio venne a distorlo. Noi glielo abbiamo dato per distorlo dal male, e da un’azione disonorante, poichè era uno dei nostri servi sinceri.

25.  Allora ambedue corsero alla porta (lui per fuggire, ed essa per ritenerlo) e la donna lacerò la veste di Giuseppe dalla parte posteriore. Nel contrattempo arriva il marito della donna; li ritrova sulla soglia della porta. Che merita, disse la moglie, colui che ha formato progetti colpevoli sulla tua moglie, se non la prigione, o una punizione terribile?

26.  Era dessa, disse Giuseppe, che mi eccitava al male. Un parente della donna depose contro di lei, dicendo: Se la veste è lacerata nel davanti, è la donna che dice la verità, e Giuseppe mentisce.

27.  Ma se è lacerata dalla parte di dietro, è la donna che mentisce, e Giuseppe dice la verità.

28.  Il marito esaminò la veste, e vide che era stracciata di dietro. Grido: Oh che grande astuzia!

29.  Tu, Giuseppe, taci su ciò che è accaduto; e tu o donna, chiedi perdono del tuo fallo poichè hai peccato.

30.  Le donne della città si raccontavano il fatto, dicendo: la moglie dell’Asis2 voleva godere del suo schiavo del quale è innamorata alla follia. E nella via falsa!

31.  Quando la moglie dell’Aziz intese questi discorsi sul di lei conto, invitò queste donne, preparò un banchetto, e diede a ciascuna di esse un coltello; quindi ordinó a Giuseppe di farsi vedere; e quando l’ebbero visto, lo colmavano di lodi, e si tagliavano le dita (senza badarvi)3 gridando: O Dio! non è un uomo, è un angelo da adorarsi.

32.  Ecco, lor disse la moglie dell’Aziz, colui che m’ha attirato i vostri biasimi. Ho voluto farlo cedere ai miei desideri, ma è voluto restare innocente; tuttavia se si ricuserà ancora sarà rinchiuso in un carcere, e ridotto alla miseria.

33.  Signore! gridò Giuseppe, il carcere è da preferirsi al delitto a cui que-

    dere Giuseppe a prezzo vile è divenuto un proverbio, ed equivale al vendere un tesoro inestimabile per una cosa di niun valore.

  1. Il nome dell’Egizio, secondo la tradizione maomettana, è Kitfir o Itfir, alterazione del nome di Putifar, cagionata dalla confusione delle lettere K e F che non differiscono che per i punti. La lettera P non esiste in arabo. Il nome della moglie, secondo i musulmani, è Zulvikha.
  2. Aziz vuol dire in arabo potente, ed anche caro. Nel primo senso s’applica a Dio. Questa parola è impiegata specialmente qui per tesoriere in Egitto, e questo titolo si è conservato lungo tempo presso gli orientali, come particolare ai governatori dell’Egitto, ed ai facienti funzioni dei califfi.
  3. Tagliando degli aranci che la moglie dell’Aziz avea fatti servire al convito,