Commemorazione del commendatore Domenico Promis/I
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I
Domenico Casimiro Promis nacque in Torino il 4 marzo 1804 da Felicita Burquier, savoiarda, e da Matteo, uomo d’antica probità, e tesoriere della zecca. Poichè ebbe compiuti ancor giovanissimo gli studi delle lettere latine ed italiane nel liceo imperiale, coll’esame del magistero erasi aperto l’adito all’Università. Stette alquanto in forse se dovesse, seguendo l’andazzo d’allora, appigliarsi ad alcuna delle scienze ivi professate. Ma fortunatamente prevalse il pensiero, che anche seguendo la professione paterna, si può salire ad alto grado di sapere e di rinomanza, senza andare a sedere sugli scanni dell’Ateneo.
Raccoltosi nella monetaria officina, dove il padre godeva meritata fiducia, colà si sviluppò nel giovinetto svegliatissima l’attitudine, che sortì da natura, per quella scienza nella quale doveva poi segnare orme profonde e luminose.
La fanciullezza di lui parmi, che per qualche tratto somigli a quella del celebratissimo Borghesi, uno de’ fanciulli più illustri, uno degli archeologi, che più abbiano onorata l’Italia. Scartabellando i libri dello studio paterno, che per la massima parte riguardavano la scienza numismatica, mi venne fatto, egli dice, di scarabocchiare alcune pagine. E sapete quali pagine furono? Nullameno, che la dissertazione intorno la medaglia ravignana in bronzo dell’imperatore Eraclio, la quale, pubblicata in Cesena dal Borghesi in età di undici anni, può essere invidiata da ogni nummografo dell’età più provetta1.
Non altrimenti avvenne al Promis. Ravvolgendosi accanto al vigile padre, in un’atmosfera, che direi numismatica, ancor decenne, già si deliziava nel far gruzzolo di nummi e di cimelii, nell’esaminarne le impronte, nel disporli in serie distinte di tempi e luoghi. Tant’era la solerzia operosa, che morto il padre nel 1823, egli meritò di succedergli, ed all’età di dicianove anni trovossi eletto a cassiere della zecca. Impiego, come ognun vede, dilicatissimo, ma per lui doppiamente vantaggioso, si perchè aveva mezzo di vieppiù affinar l’ingegno, e si perchè poteva conseguire l’effetto della incominciata raccolta, atteso la facilità d’acquistare monete e medaglie portate in gran copia alla zecca, massime ne’ primi anni del regno di Carlo Felice, per essere ivi cangiate. In questo frattempo, un nobile militare, tuttavia vivente, studioso ed intelligente di numismatica, a Carlo Alberto desideroso d’iniziare il suo Regno con isplendide e munifiche istituzioni, riferiva, che il giovine Promis andava formando un medagliere, che avrebbe potuto servire ai disegni del Re. Questi s’invogliò di conoscerlo; lo chiama a sè, gli manifesta il desiderio di acquistare il medagliere, che sapeva da lui incominciato. Il Promis esitò dapprima, increscevole di spogliarsi degli oggetti più cari delle sue ricerche. Ma insistendo il Re, s’indusse a cederlo, a condizione d’esserne conservatore gratuito, e poterlo continuare ed ingrandire.
Il Re non solo accondiscese, ma l’anno stesso 1832 commise al Promis di condursi insieme coll’illustre Luigi Cibrario in Isvizzera, in Francia ed in Germania, per fare incetta di quante memorie e documenti potevano.
Il risultato di quei viaggi si può vedere nei due volumi venuti in luce nel 1833 34, l’uno intitolato: Monete, Documenti, Sigilli; l’altro semplicemente Sigilli. La messe raccolta fu abbondevole, e ci suppedita una materia, non di curiosità, come potrebbe parere, ma della più alta importanza.
Perocchè la sfragistica, che ha tanta affinità colla numismatica, tratta dei sigilli, delle impronte e delle medaglie, insegna a misurarli, secondo la loro varia qualità, indica la disparità dei personaggi, che ne facevano uso, l’importanza dell’atto di cui raffermavano legalmente il tenore; ci mostra le armature, gli stemmi, le divise in vari tempi adoperati; e ne’ sigilli particolarmente somministra una serie di documenti incontrovertibili, dai quali conoscere i progressi delle arti del disegno e dell’intaglio.
Questi vantaggi s’affacciano a chi scorrendo il secondo dei detti volumi ha il modo di vedere l’imagine fedelissima de’ sigilli, la maniera secca ed aspra de’ più antichi; la correzione del disegno, la vaghezza, la grazia, la buona collocazione de’ moderni.
Il Promis scaltro nello scovare memorie e documenti, destro nel farne acquisto, non lasciò sfuggire l’occasione, che gli si presentò, d’accrescere il medagliere d’una delle collezioni numismatiche più compiuta e doviziosa, che si potesse trovare; della collezione già dei Savorgnani, poi passata agli Arigoni, e da questi al conte Pietro Gradenigo. Tesoro preziosissimo di medaglie, che pei loro possedimenti in Levante, i Veneziani avevano potuto accumulare peculiarmente colà. Esaminando le serie nelle quali il Promis divise quell’invidabile suppellettile, troviamo la greca contenere 10,000 medaglie; la romana altre 10,000; la italiana de’ bassi tempi e moderna oltre 10,000; la storica e d’uomini illustri della nostra Penisola a più di 3,000; a più di 1,200 i sigilli in bronzo, la maggior parte italiani. Giustamente perciò il regal medagliere viene additato agli stranieri come una rarità meravigliosa d’Italia. E di tutto ciò il merito è del Re, che non la perdonava a spesa veruna, e del Promis che con tanta sagacia seppe impreziosire quello splendido adornamento della reggia e di Torino. Di quei monumenti di gran peso per la storia d’Italia moltissimi sono tuttora inediti; di parecchi imprese la illustrazione il Promis, e pel suo amore alla numismatica d’Italia, non solo invitò gl’Italiani ad imitare i Francesi, che non dubitarono d’istituire una Società per la pubblicazione dei sigilli della loro ed altre nazioni, ma diede un saggio del lavoro, come egli lo ideava, mettendo in luce trenta sigilli italiani colla storia loro ed impronta, in quattro tavole raffigurati2, tra i quali quello del cardinal Bembo, bellissimo per l’arte, importante per la leggenda.
Note
- ↑ V. Oeuvres complètes de Bartolomeo Borghesi, publièes par les ordres et aux frais de S. M. l’Empereur Napolèon III. Paris, Imprimerie Impèriale, 1862, tom. I.
- ↑ V. Miscellanea della Storia Italiana, tomo nono.