<dc:title> Come andò a finire il Pulcino </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Ida Baccini</dc:creator><dc:date>1902</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Baccini - Memorie di un pulcino, Bemporad & Figlio, Firenze, 1918.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Come_and%C3%B2_a_finire_il_Pulcino/La_strage&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20180304173603</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Come_and%C3%B2_a_finire_il_Pulcino/La_strage&oldid=-20180304173603
Come andò a finire il Pulcino - La strage Ida BacciniBaccini - Memorie di un pulcino, Bemporad & Figlio, Firenze, 1918.djvu
[p. 225modifica]— Sai? staserà vado a caccia col signorino,
in un paesello dei ditorni.
— Buona Fortuna! — risposi bruscamente
e pensai con raccapriccio alle povere future
vittime del più barbaro dei passatempi !).
XII.
La strage.
Ventuno ottobre del 18...! Data orribile
eh’ io non dimenticherò mai, dovessi viver
cent’ anni, in mezzo a tutti i gaudi della terra !
l) Ricordiamoci sempre che chi parla è un uccello e che
perciò deve avere in orrore la caccia, la quale non solo è un
passatempo lecito, ma è un mestiere reso necessario da molti
bisogni dell’uomo. [p. 226modifica]La stagione era bellissima, tanto che l’intera famiglia, ad eccezione del signorino, era
riunita sulla terrazza che domina il giardino.
Avevano finito di far colazione : il padrone
leggeva il suo giornale favorito, la signora
Carolina piluccava un bel grappolo d’uva, e
l’Enrichetta costringeva il pianoforte a far dei
berci, che finivano tutti in la la o do do!
Io tenevo compagnia a mia moglie leggermente indisposta di calcinaccio, e seguivo con
occhio vigile le corse e i volteggi dei miei
figliuoli, intenti a dar la caccia agli ultimi bacherozzoli dell’autunno.
Una fragorosa scampanellata risonò dalla
porta di strada in tutta la casa, e la signora
strillò :
— Ecco Masino che torna da caccia! —
Infatti, due minuti dopo, comparve Masino
sulla terrazza, accompagnato da Medoro mogio mogio con la coda tra le gambe.
— Ben arrivato ! — gli dissero tutti. —
Quanti uccelli hai acchiappato?
— Per carità, non mi tormentate ; — rispose
il padroncino — è la terza volta che quest’ini [p. 227modifica]-
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becille, questo stupido, questo cretino di cane
(ogni aggettivo era accompagnato da una pedata còsi energica, che temevo ad ogni momento di veder Medoro capitombolare nell’orto)
mi fa fare la figura del grullo.
Io tiro e lui corre a rimpiattarsi o in un fosso
o tra una siepe. Invano m’ingegno di fargli
capire con le parole, coi gesti e con le bòtte
quale dovrebbe esser l’ufficio suo: è come pestar l’acqua nel mortaio. Mi guarda, guaisce
e si butta a pancia all’aria. Mi dici — continuò rivolgendosi all’Enrichetta — a che cos’è
buono questo tuo Medoro f
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— So che è un cane da caccia, ma il babbo
non se ne è mai occupato. So che una volta
quando partorì la gatta, Medoro ammazzò tutti
e quattro i gattini....
— E codesta la chiami caccia ? — domandò
il signorino infuriato.
La conversazione fini lì, o almeno nessun’altra parola giunse al mio orecchio, giacché tutti rientrarono in casa.
Siccome, l’ho già detto, la stagione era
tepida, io lasciai che i ragazzi vagassero liberi
un’altra mezz’oretta nel giardino, e mi occupai
seriamente di mia moglie le cui sofferenze aumentavano di momento in momento. E nessuno
in casa se ne era accorto!
Passò così un po’ di tempo, quando un fracasso spaventevole mi fece riscotere terribilmente. Qualcuno, nel giardino accanto, s’era
divertito, come spesso accadeva, a tirare una
fucilata in aria. In generale questo scherzo
poco grazioso aveva il fine di fare scappare,
gnaulare e strillare tutti i gatti e i fanciulli del
vicinato ; ma questa volta ebbe (Dio assistimi !)
conseguenze più tragiche. Medoro, eccitato dal
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colpo e forse dalle molte pedate ricevute dal
signorino, si precipitò nell’orto come un forsennato, corse addosso alle mie povere creature (erano nove!) e le trucidò barbaramente,
senza tener conto dei loro gemiti e dello star-
nazzìo delle piccole ali palpitanti.
Io feci per slanciarmi in aiuto delle vittime,
ma un grido di suprema angoscia mi trattenne. Mia moglie guarita in modo istantaneo
dal calcinaccio, esalava il suo spirito innocente,
fulminata dalla paura.
Accorsero tutti: ma a che prò? Il cane
ebbe un carico di legnate, la signora Carolina
si mise a piangere, l’Enrichetta raccolse pietosamente in grembo i defunti: ma cessai per
16 — Baccini, Memorie d’un Pulcino, ecc.
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