Coi Bersaglieri dell'Undicesimo Reggimento in guerra/Bordaglia Alta

Bordaglia Alta

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Con Benito Mussolini nell’Alta Carnia e sul Carso In Val Dogna
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Bordaglia Alta.


Al baraccamento del Monte Navajust stavano le riserve.

Gli avamposti erano dislocati in linea del costone della Valle Inferno.

Scendevano al Laghetto Bordaglia, costeggiavano il Volaia, e in prossimità della valle prendevano collegamento coi Bersaglieri del 10° Ciclisti.

Il capitano Mozzoni volle l’indomani condurmi a vedere la linea, e indossate delle bianche pellicce, e muniti di alpenstok, ci dirigemmo al Blockaus di Bordaglia.

La neve era sparsa di reticolati e cavalli di frisia, e alcuni pali segnavano il sentiero.

Quale differenza fra le trincee vedute sugli schemi illustrati della Scuola Militare e quelle della realtà!

Anguste, tortuose, scavate interamente nella neve ghiacciata. [p. 16 modifica]

Ad intervalli, i Bersaglieri di vedetta.

Nel centro, dietro un mucchio di neve, una sgangherata garetta costruita di tavole e tronchi di abete, serviva come di ricovero del Comandante degli avamposti.

Davanti, il laghetto gelato e la quota chiamata, per la sua caratteristica figura, Spina di pesce, che divideva la valle in due canaloni; mèta delle pattuglie notturne.

Di fronte, a breve distanza, sulla sommità della collina, la neve sporca e sparsa di reticolati, indicava il piccolo posto nemico.

Il turno agli avamposti durava una settimana. La notte successiva dètti il cambio al tenente Santi.

Divideva con me l’incomodo rifugio, il tenente Barnaba dei volontari Alpini di Gemona.

La consegna era di difendere le ridotte fino all’arrivo dei rinforzi della seconda linea, e difenderle sino all’ultima cartuccia.

Con quale ansia trascorsi la prima notte agli avamposti!

Sul far della sera, il nemico iniziò un tiro di granate e di shrapnels, e fece un grande spreco di razzi.

Percorsi più e più volte la linea, per assicurarmi che tutti gli uomini vigilassero. In quei giorni il nemico [p. - modifica]


Il tenente Barnaba

dei volontari Alpini di Gemona.



Il passo di Val Inferno,

il Krenzen e il passo Giramondo.


[p. 17 modifica]aveva più volte attaccato le posizioni del Pal Piccolo e del Pal Grande, e dimostrava un’attività insolita.

La neve, che cadeva ininterrottamente, aveva raggiunto l’altezza di quattro metri. I Bersaglieri erano vigili, e trovai che il «morale» era elevatissimo.

La speranza di un’azione li lusingava. Ogni tanto si udiva un boato. Erano le valanghe: e seppi che avevano fatto qualche vittima.

Ispezionai le due prime guardie isolate, comandate dal sergente Bellini, e col mio attendente mi spinsi in ricognizione in sotto la Spina di pesce, per vigilare le mosse del nemico.

All’alba mi ritirai nella linea, ed assistetti al meraviglioso spettacolo della levata del sole sulle Alpi. All’orizzonte si vedevano nitidi i costoni e i fianchi delle montagne piene di neve. Lontano si profilavano le vette del Cadore. Era uno spettacolo sublime!

Il giorno si riposava un po' a turno, e si attendeva all’assestamento della linea danneggiata dal bombardamento della notte.

Comandava il settore Val Degano, il maggiore Trivulzio degli Alpini, che venne più volte ad ispezionare la linea. [p. 18 modifica]

Era una fiera figura di alpino, che i travagli di una vita avventurosa avevano fatto incanutire innanzi tempo.

Il turno agli avamposti trascorse rapidamente.

Benito Mussolini era capoposto del Blockaus N.° 2 dei posti avanzati, insieme ad Oreste Reali.

Un giorno una valanga travolse il contiguo Blockaus N.° 3, ma fortunatamente non fece vittime, perchè fu abbandonato in tempo dai Bersaglieri.

La Compagnia del tenente Barnaba mi fu di grande ausilio, e da lui ebbi preziose nozioni sul come vivere in alta montagna, e le prime lezioni di ski.

In quei giorni, prima dell’alba, Benito Mussolini con altri Bersaglieri, si avanzò più volte in ricognizione verso le posizioni austriache del Passo del Giramondo.

Constatai come Mussolini adempiva scrupolosamente, e con somma disciplina, i suoi doveri di soldato, dividendo coi commilitoni tutte le fatiche che imponeva la dura vita della trincea.

Nelle brevi ore di riposo, si sdraiava, a volte bocconi, sul giaciglio, ed estratto da un capace tascapane il necessario per scrivere, prendeva degli appunti. Franco, [p. 19 modifica]spesse volte rude, poco ciarliero, 1 godeva di una grande stima nel Reggimento, e i Bersaglieri subivano l’influsso della Sua personalità e della Sua intelligenza, e benchè avesse solo i galloni di caporale, ne sentivano la straordinaria superiorità.

Primo ad offrirsi volontario nelle ricognizioni, lavoratore infaticabile durante i lavori di assestamento o di scavo della trincea, suscitava l’ammirazione dei Bersaglieri, che non avrebbero mai immaginato il giornalista Mussolini capace di maneggiare così vigorosamente il piccone o il badile.

Spesse volte l’osservavo mentre adempiva il suo dovere senza rammaricarsi, nè mai volle avere un trattamento diverso dagli altri graduati di truppa, pur godendo l’amicizia dei superiori.

E ripensavo allora al rivoluzionario Mussolini, quale l’avevo conosciuto la prima volta, quando ancor molto giovane ascoltai un suo poderoso discorso al Politeama Fiorentino. Mi risovvenivo degli articoli vigorosi, pieni di fede e di energia, che avevano suscitato tanto entusiasmo nei giovani, e che avevo attentamente letti nel [p. 20 modifica]Popolo d’Italia durante la nostra spasimante neutralità, quando insegnante a Certaldo, ebbi a lottare in piazza coi rossi, a loro inviso per i miei sentimenti patriottici, e per l’energico rifiuto opposto, di partecipare cogli alunni al corteo del 1° maggio 1914!

La persona di Mussolini mi richiamava alla mente i travagliati giorni dell’attesa trascorsi nella Redazione del Nuovo Giornale, e la figura del direttore Franquinet di Saint-Remy, che memore della fede garibaldina e dell’italianità di Trento da lui propugnata insieme al Battisti nelle colonne dell’Alto Adige, spinse fuori dell’uscio minacciando di fargli ruzzolare le scale, il console tedesco che si era arrischiato a fare delle ignominiose proposte! Ora, coloro che avevano lottato e sofferto per la grande idealità, si trovavano in linea di fronte al nemico, mentre i vigliacchi di dentro, tremanti all’apparire di ogni manifesto di chiamata alle armi, si arrabattavano alla ricerca di un esonero, e mettevano sossopra tutti i Ministeri per farsi dichiarare insostituibili!


*


Dei Taube volavano alti in ricognizione, e l’artiglieria nemica batteva spesso le nostre posizioni. [p. 21 modifica]durante il cambio degli Alpini agli avamposti, avemmo un giorno vari morti, che giacquero sulla neve del camminamento fino alla notte successiva, durante la quale fu possibile raccoglierli e dar loro sepoltura.

Mentre ero in turno di riposo, ne approfittai per recarmi a far visita ai camerati Zaccagni ed Agostini, dislocati con altri plotoni, sulla sommità del Navajust.

Vi si accedeva per una ripida mulattiera, o per mezzo di una teleferica che trasportava i viveri e le munizioni dal fondo della valle. La teleferica era in vista del nemico, che spesso si dilettava a perseguitare, con un tiro di shrapnel il carrello, e più volte fece bersaglio.

Fortunatamente, quel giorno in cui vi montai per risparmiarmi la faticosa salita, il nemico mi lasciò in pace. Era sufficiente l’emozione di trovarsi sospeso sovra un abisso da più di mille metri, mentre gli occhi rimanevano abbacinati dai riflessi del sole sui ghiacciai sottostanti, e incantati dinanzi alla visione che si presentava!

Alla sommità del Monte, trovavasi una batteria da 87 che controbatteva quella nemica del passo del Volaia.

Più volte era stata bombardata da grossi calibri, che avevano pure incendiato e distrutto Forni Avoltri, e le case sparse nella Valle del Degano. [p. - modifica]


L'accesso al baraccamento del M. Navajust.



Febo il cane cerca-feriti.



  1. Anzi taciturno, per quanto lo stesso amico, tenente Baldesi ci assicura fosse buon commilitone, qualche volta.... perfino espansivo.