Chi l'ha detto?/Parte prima/66

Parte prima - § 66. Sanità, malattie

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§ 66.

Sanità, malattie



1503.   Mens sana in corpore sano.1

(Giovenale, Sat. X, V. 356).

era secondo gli antichi l’ideale della perfezione umana e la preghiera che doveva rivolgersi alla Divinità.

Notissimo è rimasto, fra i pochi aforismi delle diverse scuole mediche noti anche ai profani, il seguente:

1504.   Similia similibus curentur.2

ch’è il canone fondamentale della scuola omeopatica, bandito da Samuel Hahnemann (1775-1843) nel celebre suo libro Organon der Heilkunst (di cui la prima edizione è del 1810); il principio opposto è quello della medicina antipatica, formulato contraria contrariis. L’uno e l’altro furono già enunciati (ma con minor precisione) da Tomm. Erastus (Disputat. et epist. mediæ, Tiguri, 1595) e dal danese Stahl (in Jo. Hummelii, Comment de arthritide, Budingæ, 1738, pag. 40-42); ma egualmente l’uno [p. 510 modifica] e l’altro s’ispirarono a un capitolo d’Ippocrate del trattato Περὶ τόπων τῶν κατὰ ἄνθρωπον (capitolo XLII), dove appunto è svolto il principio che le malattie sono talora prodotte da cause simili, e allora si guariscono coi simili, talora da cause contrarie, e si guariscono con i contrarii.

Già nel § 60, ai numeri 1330 e 1331 citammo due sentenze di Ovidio e di Persio sulla necessità di porre sollecito rimedio ai mali quando incominciano; le collocammo là poichè più spesso sono usate nel senso metaforico, ma è bene ricordarle anche qui perchè possono usarsi pure nel senso letterale.

Dalla classica operetta di Benjamin Franklin, La via della fortuna, che nelle prime edizioni americane ha il titolo The poor Richard’s Almanack (1757), insieme ad altre auree sentenze, si suol citare questa che era sentenza favorita di Giovanni Wesley, il fondatore dei Metodisti, il quale ne aveva fatto quasi una massima di fede della sua nuova religione:

1505.   Early to bed and earlyto rise
Makes a man healthy, wealthy and wise.3

Ma in fatto d’igiene sono specialmente popolari alcuni versi del poema ritmico in versi leonini noto sotto il titolo di Regimen sanitatis o Flos sanitatis, dell’xi secolo, composto dalla celebre Scuola Salernitana per esporre le regole principali dell’igiene secondo le conoscenze di quei tempi. La tradizione vuole chi indirizzato dal Collegio dei medici di Salerno a Roberto duca di Normandia circa il 1100; invece Salvatore De Renzi nella Storia della medicina italiana (to. II, pag. 110, Napoli, 1845) ritiene più probabile che sia stato scritto verso il 1055 per Edoardo III re d’Inghilterra. Se ne ignora l’autore, e non è molto fondata l’opinione che lo stendesse per incarico della Scuola un Giovanni da Milano: è più credibile che si tratti di una compilazione tradizionale e mnemonica, di autori e tempi diversi, di cui alcune parti possono risalire al ix secolo. Comunque stiano le cose, ecco alcuni versi che scelgo fra i più noti, secondo il [p. 511 modifica] testo curato dallo stesso De Renzi nella Collectio Salernitana, to. I (Napoli, 1852).

1506.   Si tibi deficiant medici, medici tibi fiant Hæc tria: mens læta, requies, moderata diæta.4

(v. 19-20).

1507.   Si fore vis san us ablue sæpe manus.5

(v. 125).

1508.   Sex horis dormire sat est juvenique senique: Septem vix pigro, nulli concedimus octo.6

(v. 129-130).

1509.   Ut sis nocte levis, sit tibi cœna brevis.7

(v. 195).

1510.   Post cœnam stabis, aut passus mille meabis [o anche aut lento pede ambulabis].8

(v. 212).

1511.   Inter prandendum sit sæpe parumque bibendum.9

(v. 214).

1512.   Caseus ille bonus quem dat avara manus.10

(v. 387).
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detto del formaggio, di cui dicevasi pure:

1513.   Non Argus, largus, non Matusalem, Madalena, Non Petrus, Lazarus, caseus iste bonus.11

(v. 404-405).

La spiegazione di questo indovinello è la seguente: il formaggio per esser buono dovrebbe essere non troppo occhiuto, di buchi larghi, non tanto vecchio, che pianga, non duro come la pietra, giallo come Lazzaro resuscitato.

1514.   Nobilis est ruta quia lumina reddit acuta.12

(v. 704).

Porrò in calce a questo paragrafo, come di soggetto più affine, due citazioni dantesche, la prima che è impiegata come decente perifrasi a indicare uno degli umori più perfetti e più vitali secreti dall’organismo virile:

1515.   Sangue perfetto, che mai non si beve
     Dall’assetate vene, e si rimane,
     Quasi alimento che di mensa leve.

e l’altra che può usarsi a indicare chi è sorpreso da improvviso malore:

1516.   ....Caddi come corpo morto cade.

(Dante, Inferno, c. V, v. 142).
  1. 1503.   Mente sana in corpo sano.
  2. 1504.   I simili si curino con i simili.
  3. 1505.   Andare a letto presto e alzarsi presto, fanno l’uomo sano, ricco e saggio.
  4. 1506.   Se ti mancano i medici, te ne faranno le veci queste tre cose: animo lieto, riposo e dieta moderata.
  5. 1507.   Se vuoi esser sano, lavati spesso le mani.
  6. 1508.   Dormire sei ore è sufficiente si per un giovane come per un vecchio: concederemo a stento sette ore a un pigro, otto a nessuno.
  7. 1509.   Se vuoi esser leggiero di notte, fa corta cena.
  8. 1510.   Dopo cena riposa, o fa’ appena un miglio (ovvero cammina di lento passo).
  9. 1511.   Mentre desini, bevi poco e spesso.
  10. 1512.   Il cacio è buono se lo dai con mano avara.
  11. 1513.   Se il cacio sarà non come Argo, ma largo, non come Matusalem, ma come Maddalena, non come Pietro, ma come Lazzaro, allora sarà buono.
  12. 1514.   Nobile erba è la ruta, perchè rischiara la vista.