Chi l'ha detto?/Parte prima/6

Capitolo 6

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§ 6.



Astuzia, inganno





L’inganno e la diffidenza ch’esso ingenera sono bene scolpiti da Virgilio nel verso

124.         Timeo Danaos et dona ferentes.1

[p. 35 modifica]e i Dànai (da Danao, leggendario re d’Argo) erano gli antichi abitatori di Argo, ma Omero, e in questo caso anche Virgilio, usarono tale voce a designare i Greci tutti.

Anche di Virgilio è l’altro emistichio:

125.       Latet anguis in herba.2

(Egloga III, v. 93).

A chi tenta indurre altrui in inganno con false parole può applicarsi il consiglio del mago Idraote, signore di Damasco, alla nipote Armida:

126.     ....Fa manto del vero alla menzogna.

e se l’inganno non si ferma alle parole, l’apostrofe giustiana a Becero droghiere:

127.                     Vendevi zénzero
                Per pepe bono.

(Giusti, La vestizione, str. 61).

Talvolta l’ingannatore è vinto da altri più astuto di lui, ovvero

128.   Lo schermitor vinto è di schermo.

e di questo la ragione è detta da un satirico francese:

129.   Pardieu! les plus grands clercs ne sont pas les plus fins!3

(Régnier, Satire IIIme, ult. verso).

e poi, per quanto grande sia l’astuzia, di cui il buon Dio vi ha provveduti, ricordatevi che:

130.   On peut être plus fin qu’un autre, mais non plus fin que tous les autres.4

(Maximes de La Rochefoucauld, § CCCXCIV).
[p. 36 modifica]Dello stesso filosofo è quest’altra sentenza:

131.   On aime bien à deviner les autres, mais l’on n’aime pas à être deviné.5

(Ivi, ediz. del 1665, num. 296).

Note

  1. 124.   Temo i Danai anche quando recano doni.
  2. 125.   Tra le erbe si nasconde un serpente.
  3. 129.   Perdio! i chierici maggiori non sono i più astuti!
  4. 130.   Si può essere più furbo di un altro, ma non più furbo di tutti gli altri.
  5. 131.   Si ha piacere d’indovinare il pensiero degli altri ma non si ha piacere di vedere indovinato il proprio.