Cenno istorico del Comune di Cassano/Seconda Parte/Capitolo X
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CAPITOLO X. Edificazione del nuovo Tempietto, e discoprimento della veneranda effigie di Maria SS. degli Angeli.
Siccome il Profeta Geremia, dopo rinvenuta la fortunata Spelonca, ove era stata per molto tempo nascosta l’Arca del Testamento, ordinò che quel luogo si rendesse glorioso, così il padre Provinciale comanda, che questa sacra Grotta si mettesse in culto, onde rendere maggior onore e maggior gloria alla gran Madre di Dio. La Grotta, come già si è detto, corrisponde nel giardino, e non potendosi avere altra comunicazione colla chiesa, se non per mezzo del coro, perciò si fa aprire nel fondo di questo una porta dalla quale comincia un corridoio di circa 10 palmi lungo ed 8 largo, scendendosi per nove gradini, finché si giunge alla direzione della Grotta anzidetta, la quale pure tiene un consimile corridoio di circa 20 palmi lungo con otto gradini di discesa. Nel punto, ove questi due corridoi si uniscono, e che formano un angolo retto, si costruisce una specie di Tempietto di tredici palmi quadrato, chiuso con una elegante cupoletta stuccata con molta maestria ed industria. Questo nobile Tempietto tiene due magnifici finestroni, uno de’ quali sporgendo a tramontana dà lume alla Grotta, e l’altro a levante illumina l’ingresso del coro. Terminata questa operazione difficile e dispendiosa, già si pensa costruire l’altare nel mezzo della Grotta dirimpetto all’ingresso. Ma oh profondi arcani della Provvidenza divina quanto sono imperscrutabili i suoi giudizii, ed investigabili le sue vie! Si prendono le giuste misure, si pianta l’altare, e questo si sbaglia la prima, la seconda e la terza volta. Si sospende l’opera per qualche tempo, e quindi di nuovo si riprende colla massima attenzione ed intelligenza, e del pari la pianta dell’altare si sbaglia. E mentre lo stuccatore F. Michele da Bari mortificato, e coi pensieri agitati guarda il lato destro del designato altare, vi scorge un’ombra in faccia al muro, che egli crede antiche macchie prodotte dall’umido, dappoichè questa veneranda Grotta varie volte nelle inondazioni si è piena di acqua fino alla cima. Cerca egli togliere quest’ombra, queste macchie, le quali formano una specie di protuberanza, per rendere più eguale il luogo, e per meglio regolarizzare il disegno dell’altare. Già comincia la politura, e gli sembra sentire una voce secreta, che gli dice al cuore: usa precauzione, perchè sotto queste sordidezze è nascosto un celeste Tesoro. Con’ maggiore studio, cautela ed attenzione comincia a togliere quelle varie e moltiplici macchie, e come rimuove quella nera ed annosa patina, così gli pare di scoprire i contorni di una effigie. Qui un sacro brivido per tutto lo circonda ed invade; tremano tutte le sue membra, ed il suo cuore comincia a palpitare; intanto colla mente ingombra di tanti pensieri e col cuore palpitante, continua sollecito ed ansioso a ripulire quell’intonaco, che sembrava tutto ricoperto di sordidezza e di sudiciume: e già chiaramente conosce e distingue l’effigie della Vergine SS., che quale mattutina stella esce dall’orrido buio della notte profonda. Già subito con immensa gioia e con ineffabile allegrezza si fa giungere la notizia consolante al padre Provinciale, che da più giorni si trova nel Convento di Cassano, per assistere alla situazione dell’altare predetto, ed agli altri Religiosi della Comunità, i quali tutti, in ciò sentire, esultanti e racconsolati corrono frettolosi nella Grotta veneranda, e tutti vedono distintamente la sacra effigie di Maria SS., la quale col suo amabile sembiante e leggiadro aspetto commuove ogni cuore alla più sincera tenerezza e santa divozione, mostrandosi precisa ed esatto nella sua semplicità e nella sua naturalezza sublime. Il padre Provinciale appena la mira, è questa, di repente esclama, è questa Maria SS., sì, è questa la gran Madre di Dio. Da Noci
11 Già tutti col cuore disciolto in lagrime di tenerezza badano divotamente quel SS. volto, e genuflessi al suo venerando cospetto, la benedicono, la salutano, la venerano, e tatti immersi in un mare di gaudio, di gioia, di allegrezza, e quasi rapiti ed elevati in dolce estasi, inni di grazie intuonano alla Misericordia divina. Non così certamente al battere la dura pietra, e fuori trarne feconda vena di limpide acque rallegrossi Mosè col sitibondo Israele, come il padre Provinciale ed i Religiosi tutti esultano e menano inusitata letizia nel rinvenire la sacra effigie della gran Madre di Dio. E siccome il Sacerdote Neemia, ritrovato il sacro Fuoco, da più tempo nascosto in un pezzo profondo ed oscuro, in compagnia degli adiri Sacerdoti, esultante disse: oh Signore, Creatore e Conservatore dell’universo, custodisci e santifica il tuo Popolo, e la tua Eredità; così il padre Provinciale versando lagrime della più sincera divozione insieme coi Religiosi tutti prorompe: Oh gran Madre di Dio! oh Vergine SS. Maria, accoglici sotto il tuo potente patrocinio, ascolta le nostre suppliche, e prega per noi il tuo santissimo Figlio Gesù. Ma ciò non è tatto, va più innanzi il prodigio, il miracolo della sacratissima Invenzione. Poiché sicccome dopo l’apparizione della Stella matutina, spunta la leggiadra aurora, la quale tinge il cielo di vermiglie rose, e finalmente risorge il grand’astro del giorno, che illumina tutto il nostro emisfero colla vivificante sua luce; così del pari continuandosi la politura dell’intonaco, si vede tra le braccia della Madre il Bambino Gesù la tale dignitoso atteggiamento, in tale •maestosa veduta, che rapisce ogni cuore e sopra d| sè riohiama la vista e Tattendone di ognuno. E se sul Taborro e «d’Ermoo i popoli esultavano al solo sentire il nome di Pio, su questa sacro Golfo esultano nel vedere l’effigie di Gerite di Maria.
Oh come la divota e meditante intelligenza qui si estolle alla contemplatone dei più sublimi Misteri della nostra sacrosanta Religione 1 oh ce rne l’anima ri slancia ori suoi voli sugli alti col li eternali! Poiché la Fede c’iosegnà, che il Ver bo Divine prima di farri Domo svea per suo Tro no il seno dei Padrone eternamente ri genera, e dopo l’Incarnazione ha per «w Trono il seno della Madre, da cui riceve fo sue preziosissime carni, il suo divinissimo Sangue, fo sue immacolate so stanze..gioehè in terra la Madre è il Trono del Figlio, ed il Figlio è il Trono della Madre- la Madre è il Trono delle grazie mercè il Figlio, ed il Figlio è il Trono dello divine Misericordie per amore della Madre1. Questo sublime Mistero scintalla e sfolgoreggia in quest'antro fortunato nel discoprirsi da sotto le macerie di tanti secoli Maria SS. ed il SS. suo Figlio, uno Trono dell’altro, ed entrambi Troni di nostra gloria di nostra consolazione e di nostra salvezza. La sacra effigie di Maria SS. già discoperta nella Grotta di Cassano è speciosa per la sua vaga bellezza, per te sua venustà, per la sua leggiadria, e più speciosa per esser uscita così bella, così decorosa e così incontaminata da sotto le macerie e sordidezze, ove è stata obliata per più secoli; però speciosissima si rende per la sua veneranda antichità, mentre è un dipinto dei primi tre secoli della Chiesa, come già si disse nel Cap. IV, poiché la Vergine SS. tiene sulla testa la corona senza croce, indizio chiaro di essere stata Maria SS. effigiata prima dell’apparizione della Croce all’Imperatore Costantino, e prima della invenzione della stessa fatta all’inclita Imperatrice S. Elena, la quale volle, che la Croce di Gesù Cristo fosse elevata sulla Corona de’Monarchi. Ma ciò ancora non è tutto. Va più innanzi il prodigio e la gloria dello discoprimento di questa sacra effigie. Già sotto la continua politura, come tante fulgide stelle, escono intorno intorno alla gran Vergine vari drappelli di Angeli, i quali fanno corteggio e corona alla Madre ed al Figlio, per cui questa sacralissima effigie nel la prima invenzione fu detta: la Madonna degli Angeli: titolo del Convento fin dalla sua fondazione. Finalmente si discopre un altro prodigio, che rende sempreppiù venerando e glorioso questo sacro Luogo. Già nel Capitolo VI parlandosi della prima invenzione della santa Immagine, si disse, che dalle pareti della sacra Grotta distillavano alcune gocciole di acqua miracolosa, la quale data a bere agl’infermi, arrecava la sanità. In questo secondo discoprimento si sono ritrovati i luoghi degli antichi slillicidii, dai quali tuttora scaturisce l’acqua prodigiosa: si sono osservati anche i chiodi arrugginiti, ai quali erano appesi i vasi, in cui si raccoglieva l’acqua suddetta. Laonde agli stessi luoghi si sono posti nuovi chiodi ed appesi nuovi vasi, nei quali si raccoglie l’acqua che distilla continuamente, e questa data agl’infermi, già comincia ad oprare in ogni luogo prodigi e portenti. Speriamo, che questi prodigi e questi portenti si vogliano moltiplicare da Dio, per rendersi più glorioso questo Santuario di Cassano, e più venerando il nome SS. della Madonna degli Angeli.
- ↑ Jer. 13; Isa. 15.