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Già tutti col cuore disciolto in lagrime di tene­rezza badano divotamente quel SS. volto, e ge­nuflessi al suo venerando cospetto, la benedicono, la salutano, la venerano, e tatti immersi in un mare di gaudio, di gioia, di allegrezza, e quasi rapiti ed elevati in dolce estasi, inni di grazie intuonano alla Misericordia divina. Non così cer­tamente al battere la dura pietra, e fuori trarne feconda vena di limpide acque rallegrossi Mosè col sitibondo Israele, come il padre Provinciale ed i Religiosi tutti esultano e menano inusitata letizia nel rinvenire la sacra effigie della gran Madre di Dio. E siccome il Sacerdote Neemia, ritrovato il sacro Fuoco, da più tempo nascosto in un pezzo profondo ed oscuro, in compagnia degli adiri Sacerdoti, esultante disse: oh Signore, Creatore e Conservatore dell’universo, custodi­sci e santifica il tuo Popolo, e la tua Eredità; così il padre Provinciale versando lagrime della più sincera divozione insieme coi Religiosi tutti prorompe: Oh gran Madre di Dio! oh Vergine SS. Maria, accoglici sotto il tuo potente patro­cinio, ascolta le nostre suppliche, e prega per noi il tuo santissimo Figlio Gesù. Ma ciò non è tatto, va più innanzi il prodi­gio, il miracolo della sacratissima Invenzione. Poiché sicccome dopo l’apparizione della Stella matutina, spunta la leggiadra aurora, la quale