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uno de’ quali sporgendo a tramontana dà lume alla Grotta, e l’altro a levante illumina l’ingres­so del coro. Terminata questa operazione difficile e dispen­diosa, già si pensa costruire l’altare nel mezzo della Grotta dirimpetto all’ingresso. Ma oh pro­fondi arcani della Provvidenza divina quanto sono imperscrutabili i suoi giudizii, ed investigabili le sue vie! Si prendono le giuste misure, si pianta l’altare, e questo si sbaglia la prima, la secon­da e la terza volta. Si sospende l’opera per qual­che tempo, e quindi di nuovo si riprende colla massima attenzione ed intelligenza, e del pari la pianta dell’altare si sbaglia. E mentre lo stuc­catore F. Michele da Bari mortificato, e coi pen­sieri agitati guarda il lato destro del designato altare, vi scorge un’ombra in faccia al muro, che egli crede antiche macchie prodotte dall’umido, dappoichè questa veneranda Grotta varie volte nel­le inondazioni si è piena di acqua fino alla cima. Cerca egli togliere quest’ombra, queste macchie, le quali formano una specie di protuberanza, per rendere più eguale il luogo, e per meglio rego­larizzare il disegno dell’altare. Già comincia la politura, e gli sembra sentire una voce secreta, che gli dice al cuore: usa precauzione, perchè sotto queste sordidezze è nascosto un celeste Tesoro. Con’ maggiore studio, cautela ed atten-