Cenno istorico del Comune di Cassano/Seconda Parte/Capitolo IX

Capitolo IX - Seconda epoca dell'invenzione della Grotta della Madonna degli Angeli presso Cassano

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Capitolo IX - Seconda epoca dell'invenzione della Grotta della Madonna degli Angeli presso Cassano
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CAPITOLO IX.

Seconda epoca dell'invenzione della Grotta della Madonna degli Angeli presso Cassano.


Le vie dell’Altissimo, oh quanto sono diverse dalle vie degli uomini! Inaccessibile luce rav­volge i suoi imprescrutabili giudizii: ciò che agli occhi degli uomini rassembra stoltezza, spesso è destinato dalla sapienza infinita a compiere le [p. 73 modifica]pero più grandi e più maravigliose; e talvolta, elegge le cose più umili e più inferme, per confondere l’orgoglio e la superbia de’ grandi (a). Iddio per manifestare la sua divina grandezza, dal più fìtto orror notturno fa scintillare la vivida luce; e su i rovesciati sforzi dei nemici spesso innalza trionfi gloriosi ed immortali. Quella sacra Grotta, ove dipinta era l’effigie della SS. Vergine, quella Grotta, che formava un tempo l’oggetto più tenero della più sincera divozione, quella Grotta infine, che chiamar si potea il campo ubertoso dei miracoli di Maria, per investigabile giudizio di Dio, fu derelitta, fu abbandonata dagli stessi antichi religiosi; e costruito il nuovo Convento, questa lasciò sepolta in modo, che se ne perdè ogni traccia del suo sito, e solo per tradizione si dicea, che la Vergine SS. degli Angeli fu rinvenuta in una grotta.

Finalmente giunge il tempo presignato da Dio, e siccome il Signore ispirò il Sacerdote Neemia a scuoprire il sacro fuoco nascosto per molti anni in un pozzo profondo ed oscuro, e posto esso sul sacro altare, formò una immensa luce, che ravvivò ogni cuore, così in questi nostri tempi Iddio ha inspirato il padre Lettore Daniele da Valenzano Provinciale di quest’alma Riformata Provincia di S. Ni­cola di Bari a discoprire prima la Grotta, e poi la

(a) S. Paolo I. Cor. 1. [p. 74 modifica]sacra effigie di Maria SS. degli Angeli per tanti secoli dimenticata, e renderla più veneranda e più gloriosa.

Già per tradizione si dicea, che un piccolo fora­ me corrispondente nel giardino immediatamente sotto le fabbriche del Convento, era l’ingresso della Grotta, in cui nel secolo XIII si rinvenne la vene­ randa effigie della Gran Madre di Dio: ma questo sacro luogo era così negletto, così abbandonato, che soltanto le nottole, le civette, i gufi vi entra vano a fare i loro nidi. Il padre Provinciale nel mese di luglio dell’anno scorso 1854, trovandosi nel Convento di Gassano, e discorrendo coi Padri della Grotta in parola, quasi mosso dallo spirito di Dio: Tentiamo, disse, di penetrare nella Grotta, onde osservare cosa ci è. Il cuore mi presagisce, che questo è veramente il luogo, ove si rinvenne l’Immagine di Maria. Già secondato dal Superiore padre Vincenzo da Turi e da tutti gli altri Religiosi, si porta al forame rivelatore, si rimuovono le macerie che ingombrano l’ingresso, e legandosi due scale insieme si calano al fondo della sacra Grotta. Quindi coi lumi accesi scende per la scala il padre Provinciale, e gli altri Padri man mano lo sieguono, e giunti al fondo squalido e tenebroso, già osservano un gran vuoto tutto ingombro di orridi massi, di rottami, di macerie, e di terra. Le grezze mura sono guaste dall’umido, alcuni [p. 75 modifica]massi delle macerie arrivano fino alla volta della Grotta. Qui tatto è tetraggine, ma la tetraggine alle volte ha i suoi vezzi, i suoi diletti: qui tutto è rovina, ma le rovine che la circondano, dispongono l’anima ad un raccoglimento profondo, ad una profonda meditazione. Siccome Mosè vedendo il misterioso Roveto, disse: voglio andare ad osservare questo portento; così il padre provinciale vedendo questo oscuro luogo, dal quale sembrava di sentire un aura di Paradiso, disse Si sgombri questa sotterranea caverna, per ve­dere cosa si trova. Colla mano tentatrice, che già seguendo gli sguardi incerti tra il dubbio lume, comincia il padre Provinciale a spiare per entro la cieca Grotta, ed osserva la forma di una gran stanza di figura ovale, lunga circa palmi 55 e larga 20, e senza esitazione alcuna dice: È que­sta la Grotta fortunata; è questa l’abitazione della Gran Madre di Dio. Però è necessario che si sgombri da tutti questi rottami per vedere se si scorga qualche indizio, il quale ci confermi che quest'è il luogo, ove veramente si trovò la Vergine SS. degli Angeli. Per vuotare questo luogo si pensa di formare una specie di piccolo corridoio dal fondo della Grotta alla parte del Coro, onde trasportar fuori l’immensa macerie di cui è ricolma. Già ’coi pesanti martelli e con altri pesanti strumenti si [p. 76 modifica]cominciano a rompere i macigni, e dopo rotti i primi si trova una specie di viottolo antico in­ cavato nel sasso, tutto pieno di frantumi, di ma­cerie e di terra, i quali per Tumido continuo si erano incorporati insieme, ed avevano formato un sol masso colla rupe. Si giudica essere questo viottolo l’antico ingresso di questa veneranda Grot­ta, per cui con maggior calore si continua lo scavo, e dopo circa 20 palmi di cammino sot­terra, si trovano alcune tracce di un antica scala di pietra che usciva fuori alla falda della colli­na dietro al Coro. Fatta questa prima operazione, già si comincia a sgombrare la Grotta, la quale di tratto in tratto si rende più veneranda e più divota. Dopo estratta fuori una gran quantità di macerie, già si scoprono le tracce di un antico altare, si di­stingue la mensa, la predella ed i gradini; que­sto consolante indizio indubitatamente assicura es­ sere questo luogo la Grotta, ove si rinvenne la Vergine SS. Accertati della santità del luogo, con maggior zelo si continua a sgombrare e ripulire la Grotta fortunata, e merce la politura si osservano le porle di altre due Grotte, che erano ai lati opposti già fabbricale ed invertite in pozzi, come già si disse nel Gap. IV. Ingrandendosi il corridoio sopraccitato si osservano an­cora le tracce di una scala ingombra di macerie. [p. 77 modifica]che mena alla Grotta superiore, la quale nella prima invenzione della sacratissima effigie si con­vertì in Cappella, ove per due secoli si venerò la gran Vergine.

Ma ciò non è tutto; si va più innanzi. Continuandosi lo sgombramento della Grotta, al lato del rinvenuto altare, in una specie di sepolcro incavato nel sasso, si trovano molte ossa umane, le quali religiosamente si raccolgono, e si depositano presso la terra santa in un luogo separato, come pure si disse nel Cap. IV. Tutte queste scoperte sono un luminoso argomento da far con sicurezza­ senza giudicare, essere questo sacro luogo le antiche Catacombe de' primi cristiani Cassanesi. Oh quale religiosa meditazione risvegliano questi luoghi! poiché in questi i fedeli di Cristo celebravano i loro augusti misteri! qui i venerandi Sacerdot­i al lieto suono de' davidici carmi ripetevano le laudi al Redentor Divino: in queste Grotte i pri­mi cristiani, abiurando i falsi Numi, adoravano quell'unico Dio, che frena ai venti le ali fischianti, che impera ai tuoni ed alle folgori ardenti, che regna nel Cielo, e ch'è il Creatore e Reggitore dell’universo. In queste sotterranee Caver­nene la Fede divina confortava gli Atleti di Cristo, e li rendeva inespugnabili nei tormenti. Strappati eglino da questi luoghi consacrati al culto del vero Dio, furono negli eculei sospesi, furono [p. 78 modifica]rati coi nervi, furono colle verghe battuti, furono colle fiamme combusti, furono cogli scorpioni squarciati, ma in tanti tormenti un aura di ’Pa­radiso loro alitava d’intorno, che ravvivava le loro membra straziate, per cui lieti offrivano ai ferali strumenti la testa, confondendo il sangue loro col Sangue di Cristo, e formavano il trionfo della Cattolica Chiesa fra i trionfi tutti il più glorioso e divino, e le loro anime benedette tra i drappelli degli Angeli spiccavano il volo al cielo (a);

Nella considerazione di tante cristiane virtù

praticate nelle sacre Catacombe, il padre Provinciale e gli altri Padri tutti concordemente di­cono: No, questo luogo memorando non deve restare nella umiliazione e nell'oblio. Questa sacratissima Grotta, asilo de' primi campioni della Fede, sarà il monumento più glorioso di questo rinomato Santuario. (a) Pansadoro, pag. 239.

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