Catullo e Lesbia/Traduzione/Parte prima. Amore ed illusione/4. A Lesbia - V Ad Lesbiam

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[V]

AD LESBIAM.


Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,
Rumoresque senum severiorum
Omnes unius æstimemus assis.
4Soles occidere et redire possunt;
Nobis cum semel occidit brevis lux,
Nox est perpetua una dormienda.
Da mî basia mille, deinde centum,
8Dein usque altera mille, deinde centum,
Dein, cum millia multa fecerimus,
Conturbamimus illa, ne sciamus;
Aut ne quis malus invidere possit,
12Cum tantum sciat esse basiorum.




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4.

A LESBIA.


Viviam, mia Lesbia, amiamo, e le severe
     Sprezziam rampogne di chi bianco ha il crine:
     Tramonta il sole, e a le purpuree sere
     4Sieguono ognor le candide mattine;

Ma se al tramonto piegherà una volta
     La poca luce che ne splende in core,
     Eternamente a noi l’alba fia tolta,
     8Dormirà eterno un sonno il nostro amore.

Viviam, mia Lesbia, amiam, dammi i tuoi baci
     A cento, a mille, a cento, a mille, ognora;
     E poi che sì ne andran l’ore fugaci,
     12Baciami ancor, dammi i tuoi baci ancora.

Ancora, ognora! I tanti baci e tanti
     Mescer così, così turbar vogl’io,
     Ch’io stesso ignori che men dài cotanti,
     16E non invidii alcuno al viver mio.