Canti (Aleardi)/Ore cattive/Le Ondine

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LE ONDINE.


     D’un lago tacito
Cinto di betule
Sopra le immobili
                    Onde turchine
Ridde volubili
Danzano, intrecciano
Famiglie aeree
                    D’agili Ondine.

     Volano, volano
In giro languide
Coi bracci pendoli,
                    Come chi dorme,
I veli nivei
Tessuti d’alito
Lasciano scorgere
                    Le dive forme.

     Le membra àn gelide,
Le labbra pallide,
II crin cinereo,
                    Non ànno il core.
Sono una nuvola
Di fredde vergini,
Che mai non seppero
                    Che fosse amore.

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     Lieve uno strepito,
Come per l’aride
Foglie fa il zefiro,
                    Danno i lor balli;
Altere ammirano
Le proprie immagini
Pinte sui liquidi
                    Cupi cristalli.

     Quando la candida.
Luna le irradia,
Sembrano un’orbita
                    D’iride stanca;
Ombre di giovani,
Larve di silfidi,
Altro che l’anima
                    A lor non manca.

     Con volo instabile
Girano in garrulo
Vortice assiduo
                    I tuoi pensieri,
Elisa, simili
Ai fochi fatui,
Che a notte danzano
                    Pei cimiteri.

     I tuoi sarebbero
Baci adorabili,
Se non sentissero
                    Di labbra spente:

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Degne degli angeli
Le tue blandizie,
S’elle non fossero
                    Fatte di niente.

     O sciolga il tenero
Cinto di Venere,
O inesorabile
                    Ricusi amore,
Sereno, gelido
Sempre ed immobile
In solitudine
                    Stagna il tuo core.

     Superba e vacua
Divina statua
Non ài delizie,
                    Non ài tormenti;
L’inerzia vegeta
Ne le tue viscere,
Leggiadra sterile
                    Di sentimenti.