Canti (Aleardi)/Ore cattive/Il cantore Schahkouli
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IL CANTORE SCHAHKOULI.1
Polvere e fumo avvolgon le dugento
Torri di Bagdad, la città dei Santi:
Per le moschee fischian le fiamme e il vento
Salgono gli urli de la strage e i pianti
Al firmamento.
Brilla per tutto la cornuta Luna,
Fuor che a la Porta ancor de le Tenèbre;
Poi che tentando l’ultima fortuna,
Ivi un audace con ardor funèbre
Le schiere aduna.
Ma la vittoria è omai dell’Ottomano.
Da la sua tenda che di gemme luce:
«Schiavi, recate di quel reo Persiano
Qui la testa esecrata,» urla con truce
Volto il Sultano.
E quel giovine audace era un Cantore
Celebrato in sul Tigri. «Io voglio, pria
Di morir, presentarmi al vincitore:
Per me non già, ma per quest’arte mia
Che meco muore.»
Con disperata man de lo stromento
Corse le corde in faccia del tiranno,
E cantossi la morte. Era un concento
Di gemiti, di fremiti; un affanno
Senza lamento.
Poscia cantò le ceneri e la tomba
De la sua patria misera, e la valle
Del Tigri schiava. E sibili di fromba
Quelle note parean; fischi di palle,
Squilli di tromba.
Intonò alfine l’inno dei redenti:
Narrò la pace, il rinnovato aprile
Dell’arti, i lieti campi, i monumenti;
Narrò l’amor, la voluttà gentile
D’esser clementi.
In quello istante divenuto buono
Era ogni tristo, e si quetaron l’ire.
Taccion le schiere: dal gemmato trono,
Sorridendo, al Cantor concede il Sire
Vita e perdono.
Anch’io ti dissi un giorno, o traditora:
«Senza di te morrei: oh non lasciarmi
Languir! Oh non voler che meco muora
Questo che tu mi spiri estro dei carmi,
Dolce Signora!»
E l’itala cantai buona novella
Sfidando il palco de l’austriaca gente,
E con l’audacia di canzon ribella
Le battaglie predissi, e la nascente
Itala stella,
Ma tu, crudele, arte spregiando e pianto,
Compisti inesorabile il misfatto;
Tolto al mio cor dell’amor tuo l’incanto,
Spenti, Sultana, tu volesti a un tratto
Cantore e canto.