Caccia e Rime (Boccaccio)/La caccia di Diana/Canto IX

Canto IX.

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Canto IX.


Mentre con gli occhi fra lle verdi fronde
     Mirando giva la caccia, che ’n esse
     Talor si mostra e talor si nasconde,
Convenne che altrove mi volgesse
     Per nuovo suon ch’agli orecchi mi venne,5
     Che lo ’ntelletto a sé tutto riflesse;
Né ’l mio veloce sguardo si ritenne
     Fin ch’a quel loco d’ond’erano entrate
     Le prime donne subito pervenne.
E quivi vidi con difficultate,10
     Per lo spatio lontan, gran gente entrare
     Dentro dal pian dell’erbette bagnate.
E ’l suon de’ corni e de’ can l’abaiare
     E ’l romor loro facean quella valle
     Tutta mirabilmente risonare.15
Io mi ristrinsi tutto nelle spalle,
     Credendo nel pensier ched altra gente,
     Forse malvagia, fosse per quel calle.
Ma poi che l’occhio più agutamente
     Ficcai fra lloro, conobbi che era20
     Di donne compagnia bella e piacente.
E come a me quell’amorosa schiera
     Sì fessi apresso, ch’io potea vedere
     Apertamente ciascuna chi era,
Tututte le conobbi al mio parere25
     E ’nmaginai che poi chiamate foro
     Che l’altre, che cacciavano a potere1.

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Venute allato alla fonte, costoro2
     Stavan sospese al cacciare, ascoltando;
     Ma così cominciò una di loro: — 30
Chi va per questi monti ora cacciando? — .
     La Lucciola rispuose, ch’era presso,
     Sopra la chiara riva, al suo dimando.
Come ella3 questo udio, disse: — adesso
     Dubitavan noi forte che nel loco35
     Altri non fosse, come suole spesso
Adivenire — , e sé ritrasse un poco
     Da parte, e Cecca e Zizzola Fagiana4,
     Belle nel viso d’amoroso foco,
E chiamò anchora Vannella Bolcana5,40
     Lariella Caracciola6 e Serella
     Brancazza, nello aspecto humile e piana.

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E questa che chiamava fu Marella
     Caracciola7, e con loro al parer mio
     Vi fu anchora d’Arco Peronella8.45
Disse Marella allora: — il mio disio
     È di cacciar fra questi luoghi strette — ;
     A cui ciascuna disse: — sì voglio io! — .
E ’n ver levante per le belle erbette
     Preser la via, guernite a quella guisa50
     Che fu mestieri a sì fatti dilette.
Facta dall’altre douta divisa,
     Giro, e io torsi l’occhio, e lascial’ ire,
     A veder che dall’altre si divisa.
E vidi là cominciare a salire55
     Al mezzodì Iacopa Aldimaresca9,
     E cinque altre la vidi seguire,
Ciascuna inghirlandata d’erba fresca.


Note

  1. Cioè: «pensai che furono chiamate [da Amore] dopo (poi... che) le altre che già stavano cacciando.»
  2. Le nuove venute.
  3. La prima che à parlato, ossia Mariella Caracciolo (vv. 43-44).
  4. Queste due donne saranno certo uscite dalla stessa famiglia napoletana, alla quale, tra altri personaggi, apparteneva quel Giovanni Fasano o Fagiano, famigliare del re Roberto, che fu insignito della milizia nel 1335 (Torraca, op. cit., pp. 66, 123, 236-237).
  5. I Bolcano o Vulcano appartennero alla nobiltà napoletana del Seggio di Nido. Famiglia ragguardevole e potente, numerosi de’ suoi membri son ricordati in varie occasioni nella prima metà del secolo XIV; quando Landolfo Bulcano, giureconsulto e regio consigliere, prese le insegne dottorali, lo stesso re Roberto pronunziò per maggiore solennità uno dei suoi noiosi sermoni (cfr. W. Goetz, König Robert von Neapel, p. 67, n. 278).
  6. Lariella, cioè Alagorella (Alogara si chiamò la sua avola), fu figlia di un Filippo Caracciolo. Questi è ricordato come vivente nel 1327 e figura già morto nel 1334; della figlia il recente genealogista della famiglia (cfr. Fabris, op. cit., tav. XLIV) non dice nulla. Fu sua sorella una Maria o Mariella, per la quale si veda la nota seguente. Le stampe storpiano il suo nome in Linella e Lanella!
  7. Esclusa una Maria figlia di Berardello Caracciolo Pisquizi, morta nel 1328 (Fabris, tav. XXIII), a identificarsi con questa bellezza partenopea possono contendere tre donne a me note, delle quali una era nata in casa Caracciolo e le altre vi entrarono per matrimonio: una Mariella figlia di quel Filippo ricordato nella nota 5 alla p. 25 e sorella per conseguenza della Lariella di cui al v. 41; — una Maria, nata Capece Scondito, moglie di Filippo Caracciolo Viola, già vedova nel febbraio 1339 (Fabris, tav. II); — una Maria figlia di Matteo Orimino e moglie di Lodovico Caracciolo milite, nominata in un Registro angioino del 1343 (Minieri Riccio, Notizie storiche cit., p. 59).
  8. Bartolomeo d’Arco è ricordato tra i feudatari napoletani sotto Carlo I d’Angiò. Al principio del regno di Giovanna I conosco una Giovanna ‘de Arcu’, di Pian di Sorrento, e un Landolfo ‘de Arcu’ milite, nominato col figlio Niccolò (Minieri Riccio, Notizie storiche, pp. 24 e 65).
  9. Sarà molto probabilmente tutt’una persona con quella Iacobina figlia di Matteo di Carruba (morto nel 1332), moglie di Giovanni Aldomoresco o Aldimaresco milite; è ricordata all’anno 1330 (Della Marra, op. cit., pp. 167 e 267).