Caccia e Rime (Boccaccio)/La caccia di Diana/Canto VIII

Canto VIII.

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Canto VIII.


Andando queste intorno al fiumicello,
     E Giovannola Coppola con loro,
     Per far levar malardo1 o altro uccello,
Del lito si levò sanza dimoro
     Una gran gru, e volando salio5
     Tanto, ch’a pena la vedean costoro.
Ma il girfalco tosto la seguio,
     E più presto di lei salito ad alto,
     In giù volando, forte la ferio.
Né cadde però quella al verde smalto,10
     Ma, ripigliato vol, più prestamente
     Si dipartia per cessar l’altro asalto.
Ma il fugir non le giova niente,
     Ché lla seconda volta fu ferita,
     Ben ch’ella sostenesse fortemente.15
E, pur ripreso il volo, fu salita
     Più alta che non era assai in prima,
     Tanto ch’agli occhi d’elle fu smarrita.
Era ’l girfalco in parte più sublima
     Di quella assai, e, riferita lei,20
     La pinse in parte vie troppo più ima;
Poi, ritornato anchor sopra costei,
     In sul groppone i forti artigli fisse
     E giù discese in piè con esso lei.
Presa la preda, Caterina sfisse25
     I sanguinosi unghioni, lui pascendo,
     Allegra in sé delle passate risse.

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In questo mezzo Verdella, vedendo
     Levati più malardi, lasciò gire
     Il suo falcon, con l’occhio lui seguendo.30
E’ cominciò quanto poté a fuggire,
     Poi, rivoltato in giù, veloce venne,
     E un per forza ne corse a ferire.
Non gli rimase in sulla schiena penne,
     Né pelle che non fosse laniata;35
     E con gli unghion fortemente il ritenne.
Tirollo giù sanza far ritornata
     In su per più ferir, perché già morto
     L’aveva pur nella prima calata.
Verdella corse là con atto accorto,40
     Riprese quello e recosselo in mano,
     E a cintola il malardo s’à attorto.
La Lucciola e Giovannola, nel piano,
     Sopr’un braccio del chiaro ruscelletto
     Tese avien reti, e non mica in pantano.45
E ciascheduna in mano un bastonetto
     Portava, l’acqua d’intorno frugando,
     Talor toccando di quel fiume il letto,
E con voci alte talora gridando,
     Con diversi acti, acciò ch’uscisser fora50
     Gli ucce’ ch’ascosi gían per l’acqua andando.
Un marangon, che prima a’ lor romori
     Uscì dell’acque, nelle reti preso
     Fu, ch’elle tese avean tra l’acque e’ fiori.
Un paolino2 anchora vi fu offeso;55
     Malardi e altri uccelli, i qua’ contare
     Lungo sarebbe in ordine testeso,
Vi preser, sì con senno sepper fare.


Note

  1. È una specie d’anitra.
  2. Nome d’uccello: così pure marangone al v. 52.