Caccia e Rime (Boccaccio)/Appendice/21
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21. Degli occhi, dei qual nacque el foco ond’io
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Degli occhi, dei qual nacque el foco ond’io
Arder mi sento più che mai el core,
Mover solia sovente uno splendore
Che pace dava ad ogni mio disio1.
Ora, o ch’io sia da llor messo in oblio,5
Come tal volta advien, per novo amore,
O per disdegno o per cieco furore
O forse per alcun difetto mio,
Non so; ma ben cognosco ch’io dispiaccio
Dov’io solia piacer, sì dispettosi10
Torcer li2 vedo d’ond’io sia veduto.
Per ch’io sospiro e gli occhi dolorosi
Piangono el tempo ch’io ò già perduto,
Nutrendo el foco per cui or mi sfaccio3.
Note
- ↑ Quasi lo stesso pensiero ricorre ancora nel son. I’ solea spesso (p. 179), vv. 10-11.
- ↑ Gli occhi.
- ↑ Tenendo conto dei vv. 7-8, potrebbe apparire una stretta affinità tra il presente son. e il LII; ma qui v’è, di più, affacciata la possibilità del tradimento da parte della donna amata (vv. 5-6). Ritengo perciò che, prescindendo dalla questione dell’autenticità, questo son. sia da considerare in rapporto al LXXI, ove il poeta, tornato da Firenze a Napoli (cfr. p. 107, n.), si lagna di sentirsi spiacente, fuor d’ogni aspettazione e senza sapere perché. Altrettanto si può pensare del son. che segue, per quelle amare dichiarazioni dei vv. 9-14.