Caccia e Rime (Boccaccio)/Appendice/11

11. Se io potessi lo specchio tenere

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Se io potessi lo specchio tenere
     Al cui consiglio fersi le saette1,

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     Che m’ànno il cor degli anni più di sette2
     Passato sanza alcun contasto3 avere,
     Da lui4 m’ingegnere’ quelle sapere5
     Fabricar io, e5 qual tempra le mette6;
     Po’ con alquante delle più elette
     Vi metterei nel petto il mio piacere.
E ciò saria vedervi sospirare,
     Gridar mercé sanza trovarla, s’io10
     Non fussi prima di vendetta sazio.
     Forse potresti7 ancor, donna, apparare
     L’animo altero fare umile e pio,
     E di non far d’altrui giocondo istrazio.


Note

  1. Quelle con cui Amore passa il cuore del poeta. Per l’immagine dello specchio dietro il cui consiglio furon temprate queste saette, cfr. un’espressione analoga in CIV, 7-8.
  2. Supponendo provato che il son. sia autentico e inspirato dalla Fiammetta, per valutare quest’espressione cronologica dovremo cominciare il computo dal novembre-dicembre 1334, come s’è proposto per il son. XLVII (cfr. p. 83, n. 2); e, poiché anni più di sette fanno pensare più tosto ad otto o nove che a sette, si arriverebbe così alla fine dei 1342 o al 1343 o ai primi del 1344, al tempo cioè del presunto secondo viaggio del Boccacci a Napoli (cfr. p. 107, n.). In tal caso l’animo altero di cui al v. 13 sarebbe l’indifferenza ritrovata nella donna, ormai alienatasi dall’amante.
  3. «Contrasto.»
  4. Con l’aiuto dello specchio di cui al v. 1.
  5. Sottintendi: m’ingegnerei sapere.
  6. Amore sarà il soggetto di questo verbo, con un riferimento logico un po’ sforzato.
  7. «Potreste.»