Caccia e Rime (Boccaccio)/Appendice/12

12. Chi crederia già mai ch’esser potesse

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12. Chi crederia già mai ch’esser potesse
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Chi crederia già mai ch’esser potesse
     Nel cuor d’una gran fiamma1 il ghiaccio ascoso?
     Chi crederebbe ch’è quel2 poderoso,

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     Che3 petto alcun come foco accendesse?
     Chi crederia che la fiamma facesse5
     Tremar alcun, quantunque pauroso4?
     Chi crederla che ’l freddo aspro e noioso
     A furia alcun per sua forza movesse?
Crederoll’io, che dentro al petto mio,
     Quando sdegnosa5 questa fiamma fassi,10
     Sento l’alma tremar e farsi fredda;
     E sì m’affuoca quando vuole, ch’io
     Temo di cener farmi, et ella stassi
     Com’ ghiaccio all’ombra6 o neve in parte stretta7.


Note

  1. Scherza, con poco buon gusto, sul contrasto tra il ghiaccio, ossia l’indifferenza della donna, e il segnale fiamma, con un’insistenza che non può essere fortuita.
  2. Il ghiaccio.
  3. «Tanto che.»
  4. Per quanto alcuno sia facile a tremare per paura, non può essere che strano vederlo tremare per una fiamma.
  5. È il solito sdegno della Fiammetta (cfr. p. 81, n. 2).
  6. La medesima similitudine ricorre qui oltre, son. I’ ò già mille penne (p. 174), v. 11.
  7. E dove, perciò, si conserva più a lungo il freddo.