Busto Arsizio - Notizie storico statistiche/Parte I/XI
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XI.
Cessazione del flagello — Il borgo minacciato da milizie rivoltose —
Alloggio di soldati per più di sei mesi — Nati durante la peste —
Dono al presidente di Busto sopra la sanità.
„ Cessato che fu il contagio, perchè le persone erano state serrate nella terra, subito avuta licenza di andare alla campagna, avreste veduto ogni giorno una continua fiera di 400 persone e più, uomini e donne e figliuoli d'ogni qualità andare e ritornare tutto il giorno carichi di legna di bosco, di opera, ginestre, chè molti di loro facevano sostra (magazino) di legna, come se fossero stati mercanti di tal professione; alla peggio rubavano, guastavano e distruggevano li boschi, le piante d'allieva, come se tutta la campagna fosse stata a sacco, che non hanno lasciato radice di cosa alcuna che non abbiano falcettato alla peggio, cosa veramente incredibile a chi è stato in fatto ed a chi ha veduto tal ruina e distruzione, e facevano coscienza larga, come non vi fosse stata legge di sorta alcuna, anzi si usurpavano la legge evangelica, con dire omnia communia, chi ne potesse pigliare, ne pigliasse, e chi ne pigliava, il tutto era ben fatto e ben pigliato.
„ Nell'istesso tempo (cioè dopo l'assedio di Casale per parte de'Tedeschi e degli Spagnuoli e il ritorno de'Francesi in quella fortezza narrato precedentemente dal Cronista, e che io ometto) — una mano di soldati polacchi, s'abbottinarono, e fecero prigione il conte Giovanni Serbellone. Quali volevano essere pagati da lui, perchè il suo generale si era già partito senza pagarli. Ora si venne a termine, che questi soldati polacchi, gente bellicosa, indomita e feroce, cominciarono a scorrere per il Milanese, cavalleria e fanteria insieme, e misero a sacco diversi villaggi e a fuoco, e particolarmente nella villa di Cornaredo feudo e giurisdizione del suddetto conte Serbellone; di là andarono a Rò borgo assai insigne, dove fecero degli abbottinamenti molti, per essergli sopragiunti alla sprovista, e per essere morti gran parte delle persone per il contagio.
„ Venne questa nuova al borgo di Busto al dieci di novembre, e fu dato ordine di ducento soldati armati della terra, i quali stavano nel corpo della Piazza, acciò, venendo il caso di fare all'arma, fossero pronti alli bisogni occorrenti, e le porte tutte quattro erano ben serrate e ben custodite da soldati, con sentinelle morte fuori della terra lontani un quarto di millio, sopra le strade maestre, con una mano di soldati a cavallo armati, i quali tutto il giorno battevano le strade sino alle brughiere, con guardie sopra li campanili con tale intelligenza, che alla scoperta di soldatesca le sentinelle sparassero il schioppo e l'archibugio, per dare avviso alle guardie del campanile di dare campana a martello, e sotto pena ancora della vita e della confiscazione dei beni, che ciascuno abile a portare arme, si trovassero tutti presenti alle porte communi per difendersi dagli abbottinati.
„ Avevano di più sbarrate tutte le strade con molti carri e legnami grossi a traverso. L'istesso riparo si fece agli accessi delle contrade acciò che la cavalleria non potesse scorrere di qua di là per la terra a saccomanno. „ Tutto questo fu fatto con somma prudenza dalli Conservatori per ovviare a tanti pericoli soprastanti da queste persone indomite e ribelli.
„ Alli dieci di dicembre questi Polacchi abbottinati passarono dal borgo di Legnano, e vi entrarono dentro solamente li officiali, capitani, alfieri, sergenti, tutti uomini di polso, incirca a ducento, e fecero restare fuori della terra tutti li soldati privati, e delli terrieri, acciocchè non fossero molestati, gli fu dato per due mille scudi di buona mano, perchè li soldati passavano cinque mila scudi di numero, i quali il giorno seguente che fu l'undici partirono per Rovelasca alla volta della città di Como, per Valtellina, ed a questo modo la nostra terra di Busto fugì la peste ed il pericolo di questi soldati indomiti.
„ Occorse poi di peggio, perchè dalla padella saltassimo nel fuoco per nostra disgrazia, perchè al 12 di dicembre, che fu un giovedì, giorno di S. Giuseppe, per ajuto di costa, come si suol dire, vennero a Busto due reggimenti di soldatesca: uno di fanteria per passaggio, di numero 400, che costò ducento scudi, oltre li officiali; un altro reggimento poi di cavalleria del colonnello Piccolomini, gente tutta forbita, nobile e cavalieri di sangue nobilissimo. Buona parte di loro erano Romani, Napolitani, Lucchesi e di Toscana, e quasi tutti offiziali. Appresso vi era il stato colonnello, se bene non risedeva costì nella terra, il quale tirava cento razioni il giorno di cento scudi. Vi erano soldati di diverse nazioni.
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„ Per la Castellanza n.º 20, Castagnate 13, Sacconago 15, Marnate 10, Cairate 26 ½, Cislago 24 ½, Gorla Maggiore 16 ½, Gorla Minore 9, Prospiano 2, Rescaldina 12 ¼ e Rescalda 4 ¾.
„ Tutto il rimanente sempre restò alle nostre spalle per mesi sei e giorni sette, con spesa di fieno, avena e mezzo un scudo il giorno, oltre vino, legna, utensili, candele, servitù, chè quasi se gli faceva la spesa cibaria, olire l'accordo fatto delle cose su dette; li quali soldati sono stati di tanta spesa, oltre il travaglio che nel tempo di sei mesi e giorni hanno consumato ogni cosa, e distrutto e stirpato affatto questo nostro borgo, e fu dal nostro cancelliere della Communità messer Francesco Pozzo Bassino fatto il transunto dell'accordo fatto per un scudo al giorno per razione, se bene ogni soldato aveva due, tre, cinque, sette e nove, e tredici cavalli ancora per cadauno conforme l'officio loro, ma ogni privato soldato aveva due e tre cavalli per una sola razione, il transunto fu, dico, di libre centoventimila, ed erano talmente perversi e diabolichi, che molti fugivano per disperazione, e per non potere pagare il soldato, e molti uomini ancora erano fatti prigioni dal prefosso dei soldati, e restavano carcerati fin che se gli trovasse provisione di pagare, talchè erano necessitati li poveri uomini vendere per quattro e cinque scudi la pertica quel terreno che altre volte correntemente si vendeva scudi trenta, e più ancora, che l'empietà e tirannia era arrivata a tale crudeltà, che, per così dire, nell'inferno non poteva essere peggiore, e per questa cagione molte terre e case andavano deserte ed inculte, che questa nostra terra era mezzo disabitata. — Si partirono questi soldati al 18 di giugno, che fu un mercoledì, che era la vigilia del Corpus Domini, in circa all'ora del desinare per andare alla volta dell'Alemagna, perchè l'imperatore Ferdinando era molestato orrendamente dal re di Svezia.
Intorno al 6 di aprile del 1631 per ingordigia di un figlio di Giulio Bonsignore, detto Stevanaja, chiamato per nome Jeronimo, il quale venendo dalla città di Vigevano trovò una camicia sopra la strada, e perchè era bella, ben lavorata, di tela sottilissima, ammorbò la sua casata, e morì il suddetto Jeronimo, suo padre e sua madre, un figliastro ed una cognata, ed avanzò solamente un figlio grande per nome Stefano, quale restò vedovo, con un altro suo fratello, che, per esser soldato, trovandosi fuori della terra, si salvò, e per questa cagione pullulò un tantino altrove con pericolo di novamente essere sospesa la terra, ma per Dio grazia, a occhi vedenti, restò purgata e netta con la diligenza delli signori Deputati della Congregazione della Sanità di cotesto borgo.
„ Nel tempo del contagio furono battezzati privatamente dalli signori Curati figliuoli numero 29 in casa delli particolari, per fugire il pericolo della contagione, ai quali poi si fecero le solennitate ecclesiastiche publicamente in chiesa il giorno della Epifania al 6 di genaro del 1631, dopo cantato il vespero, dal nostro signor prevosto Antonio Ammiraglio.
Al fine di genaro del 1631 si fornì di fare le purghe dei letti di piuma, e di tutte le persone sospette, insino di tutti li Monatti; i letti si purgavano con il profumo della pece greca, ed altri profumi di ingredienti di varie sorti; le persone, prima se gli purgava li vestimenti e loro panni al bollìo dell'aqua, di poi fatti nudi si lavavano con calde liscive tutto il corpo, di poi con acuto aceto si purgavano la vita diligentissimamente, ed in questo modo restavano purificati dalla infezione del contagio.
„ In questo istesso mese di genaro fu presentato il sig. conte Claudio Rasino nostro presidente sopra la sanità di 14 catedre di corame nuove, magnificamente lavorate, benissimo addobbate di lavori e di ornamenti, che si potevano dare ad un principe valuta di lire 200, oltre a molti altri donativi datigli dalla nostra Communità per ricuperare le bollette della sanità, per attendere ai negozj, ai trafici ed alle mercanzie, essendo questo povero borgo tutto distrutto, esterminato, conquassato e sviscerato sino all'interiora per la carestia, per il contagio, e per i continui alloggiamenti della soldatesca, carichi veramente intolerabili ed insopportabili, e questo tiranno del conte suddetto, non contento di questi donativi, ma nè anco di avere costretto la Communità a pigliare centinaja di grano del suo a tutto il prezzo che gli pareva, perchè non si trovava vendere nè per denari nè senza denari, e tutto a denari contanti, come avido ed ingordo, senza orrore e senza vergogna, come un altro Nerone novamente risuscitato, ebbe ardire di domandare alla nostra Communità per premio e pagamento della tirannia usata, cento zecchini, altrimente intendeva di tenerci soggiogati con la catena al collo, e perpetuamente schiavi nel bando già fulminato dal Tribunale della Sanità di Milano: cosa mai più udita nè sentita fra Catolici, ma nè anco fra Turchi e Barbari.„