Biografie dei consiglieri comunali di Roma/Felice Giammarioli
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GIAMMARIOLI AVV. FELICE
Consigliere Provinciale
In Frascati, città di delizioso soggiorno, appartenente alla provincia romana nasceva egli da onorati e civili parenti nel 31 Febbrajo dell’anno 1839. —
Insin da fanciullo dimostrò intelligenza vivissima, e bellezza d’ingegno, per la qual cosa i preti, che erano all’insegnamento nel Seminario di Frascati, volevano soffocare in lui il germe dell’eletto sapere, e poiché ben comprendevano che non era egli stoffa per loro, s’adoperavano ad umiliarlo col farlo credere da meno degli altri discepoli, i quali traevano dalla loro parte e rendevano devoti alla loro casta. — Però finalmente fu buona ventura per il Giammarioli, che in quel seminario venisse a maestro di belle lettere, uno di quei sacerdoti, che nella sacra dignità del loro carattere conservano i sentimenti di cittadino liberale, di italiano che ama il proprio paese, e fu sotto tal precettore che l’ingegno del Giammarioli si rivelò in tutto lo splendore, e si mostrò superiore in tutta la scolaresca, e nella poesia sopramodo si distinse, chè fervidezza di anima e bellezza di fantasia possedeva. — Apprese pure da quel precettore patriottici sensi, e crebbe unendo all’amore degli studi l’amore della patria.
Applicavasi di poi alle scienze legali nella Università di Roma. — Volgeva l’anno 1860. — Il nazionale edificio andavasi in Italia compiendo, e Roma, che doveva essere la sua capitale, attendeva con ansia febbrile il giorno dei suoi destini. — Il Giammarioli, che avea appreso anche dai volumi della storia i lungi;i dolori d’Italia, e che comprendeva quanto cara dovesse essere la libertà e la indipendenza del proprio paese, un cuore nobile e ardente albergando in petto si accese sempre più di liberi sensi. — Però la polizia papale, che eseguiva il mandato di distruggere, se fosse stato possibile, nella persecuzione l’ingegno e l’amore di patria, prendeva di mira il Giammarioli siccome uno dei capo-complotti politici dell’Università e insieme al Colantoni studente d’ingegneria, e al Piazza studente di medicina, ritenuti parimenti siccome capi di fazione politica, se ne ordhiava il bando da Roma. — Ma innanzi tutto era il Giammarioli perquisito dai gendarmi pontifici nella casa e nella persona, quindi sostenuto nelle prigioni per oltre un mese, e finalmente dal famoso Rossi capo della polizia eragli letta una sentenza, con la quale venia relegato in Frascati sua terra natale, con precetto di non allontanarsene e di non porre più piede in Roma sotto pena del carcere. — Era accompagnato quindi dai satelliti della polizia papale a Frascati, ove, sempre ardente di affetto alla patria, non cessò dall’operare come sincero patriota, come italiano liberale. — E di fatti il Comitato nazionale, che conosceva i sentimenti del Giammarioli, e ne apprezzava le chiare virtù, a lui affidava la cura di comporre i sotto-comitati per sollevare non solo in Frascati, ma in tutti i vicini castelli, e nelle altre città, lo spirito nazionale. — Ed il Giammarioli, che risplendeva già per bella nominanza, e s’aveva guadagnata stima grandissima, seppe gli animi trarre a se, e accenderli semprepiù della fiamma del patrio amore. — Però anche in Frascati cominciavano contro di lui più fiere le persecuzioni della polizia pontificia, ove fu per ben due volte sottoposto a rigorose perquisizioni, onde fu costretto esulare. — All’Università di Pisa compiea quindi gli studi legali, ed usciane nel 1872 laureato. — E qui giova notare come in quella Università egli essendo, trovossi in un sistema d’insegnamento totalmente diverso da quello dell’Università Romana, come diverso era il modo di trattare le svariate materie. — Quindi fu forza di una mente profonda, di un ingegno pronto e robusto, per poter compiere l’anno che mancava a conseguire la laurea, e di fatti il Giammarioli, sostenuto l’esame, la ottenne, e fu il solo egli, tra gli esuli romani studenti, che al pari di lui erano nella stessa condizione di studi. —
Correva in quel tempo il primo anniversario della morte del Conte Cavour, e il Giammarioli era uno dei principali promotori di solenne dimostrazione, perchè del grand’uomo si onorasse con funebre pompa la ricordanza dolorosa. — Eppure a questa sua patriottica proposta si sollevavano contro taluni, che col nome della repubblica in sulle labbra tutt’altro divisamente hanno nel cuore, e tutt’altra opinione nella mente, ma son vaghi soltanto di suscitare tumulti, e sospingere ad avvenimenti di sangue. — E vi fu l’inizio d’uua lotta, ma il sentimento dei veri liberali trionfò, e la dimostrazione ebbe luogo in mezzo alle più dolci commozioni, perocchè si vedeva sventolare nella mesta cerimonia la gloriosa bandiera di Curtatona. —
Il Giammariuoli si scontrò più volte co’ propri nemici, i quali mandavano provocazioni al suo indirizzo, e poiché egli in passando per via udiva una sera mormorare parole contro il Re e le istituzioni liberali, nel prenderne difesa, fu costretto reagire, e li disperse. — Però avevano giurato la morte di lui, ed in altra sera nel caffè, che usava di frequente, il Giammarioli, d’onde era da brevi istanti uscito, veniva proditoriamente ucciso un onesto e buon giovane di sensi liberali, tal Guidotti, che con il Giammarioli avevano scambiato. — Tanta nequizia e tanta viltà no non poteva essere in petto di schietti republicani. — Eglino non crediamo sariansi macchiati dell’assassinio e del tradimento. —
Felice Giammarioli trasferivasi di poi in Milano a far prattica di avvocato. — E pur quivi saliva in reputazione distinta per le belle doti della mente e del cuore, ed era onorato siccome emigrato del decreto di cittadinanza e di suddito italiano. — La stima e l’affetto egli seppe subitamente aversi di tutti coloro, che lo conobbero, e la sua amicizia era caramente desiderata. — Apparteneva alla Società democratica, nella quale era accolto con particolare considerazione, ed in occasione che egli quivi pronunciò discorsi patriottici, fu applauditissimo e lodato. — Di carattere integro, d’animo gentile, di maniere cortesi accolse in Milano anche molti emigrati di Frascati, che per provato patriottismo conosceva, e a loro la di lui dimora fu sempre aperta, ed apprestò sussidi, e fece tutto quel bene, che poteva, anche a costo di sacrifici e di privazioni. —
Innanzi alla Corte d’Appello di Brescia conseguì egli il titolo di avvocato, e nel decreto di abilitazione era fatto onore alla distinta di lui capacità, e all’eletto ingegno. —
Non tralascieremo poi dal far menzione come il Giammarioli, allorquando era in Milano a fare prattica di avvocatura, si ritraesse nella villa Merate Brianza, ove passava la stagione invernale ed anche una parte dell’estate, e nel mentre si occupava degli studi, la vita ritirata e modesta eragli anco cagione di economico profitto, il che rivela quanto egli fosse di già aggiustato eziandio nel modo di vivere. —
Noi lo vediamo poscia correre volontario sotto le armi, e far la campagna del 1866 dispiegando tutto il valore di un italiano. — E quando, correndo l’anno 1867, gli esuli romani e tutti i patriotti d’Italia, anelando Roma, vagheggiavano una nobile insurrezione, egli pure s’adoperò, e con quel Mattia Montecchi, patriota d’onorata memoria, stette nel Sotto-Comitato di azione e quivi spiegò tutta sua sollecitudine ed operosità, perchè le cose della patria alla meta desiderata giungessero. — Fu anche nel Comitato di beneficenza della Lombardia, in cui seppe pur rivelarsi liberale sincero, cittadino integerrimo, e condurre ordinata l’amministrazione e le somme raccolte disporre con soddisfazione di tutti. —
Si sposò di poi a bella e virtuosa giovane di Milano, e questa lo rese per quattro anni sposo felice e padre di due diletti figliuoli. — Nel volgere però dell’anno 1870 la morte gl’invidiò quel tesoro d’amore, quella vita fortunata, e la sposa giovanissima ed adorata perdeva per crudelissimo morbo. — Noi non diremo quanta trafittura provasse nel cuore Felice Giammarioli, e quanto affanno gli premesse il petto, diremo sì bene elio quantunque la vista dei figli potesse portare alcun lenimento al suo immenso dolore, pure tanta era l’ambascia che lo stringeva, che divisò, per distrarre, se fosse stato possibile, il suo pensiero dall’angoscia profonda, di recarsi in Napoli, e nel muovere a quella volta ottenne dalla polizia pontificia che potesse rientrare in Frascati, e rimanersi cinque giorni soltanto in seno della propria famiglia. — Volgeva allora il mese di settembre 1870, e s’appressava il giorno, in cui Roma redenta doveva cinger sua fronte della pili gloriosa corona, siccome capitale d’Italia. — Il Giammarioli, accolto nella sua terra nativa con esultanza generale, davasi tosto a preparare la città alla conquista suprema della sospirata libertà, e aveva compagni nell’opera quegli egregi cittadini, che sono Felice Ferri ed Angelo Tittoni. — La sera pertanto del 17 settembre il consiglio comunale pontificio era invitata a rassegnare i poteri, e saliva alla carica di Presidente della nuova Giunta il Giammarioli, che in nome del Re Vittorio Emanuele assumeva le funzioni. — Attivo, pronto, intelligente, energico, egli condusse quel rivolgimento con plauso di tutti, e seppe quell’ufficio non solo sostenere, ma al còmpito attese anche di pretore, e cooperò di tutta lena perchè il Plebiscito riuscisse quindi degno di una città libera e patriottica. — Successe quindi il finale trionfo con l’occupazione di Roma, e Italia trasse il sospiro dei secoli. —
Il Giammarioli stabiliva quindi sua dimora nella capitale della Nazione; ed oggi è desso uno dei più chiari giovani avvocati, ornamento del Foro Romano, uno dei più distinti consiglieri provinciali che rifulge per la bella intelligenza, e per le immense cognizioni che non solamente nelle legali ma nelle economiche e amministrative discipline possiede. —
In Felice Giammarioli noi quindi vediamo uua giovane figura splendida per tutte le più belle qualità della mente e dell’animo, che non esitiamo raccomandare alla onoranza di perenne ricordo, di benemerito cittadino. —
Roma — Decembre 1874.