Biografia di Frà Paolo Sarpi/Vol. II/Appendice bibliografica/Sezione seconda/Classe seconda
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Classe Seconda.
Collezione del P. Bergantini.
Il P. Giuseppe Giacinto Bergantini provinciale dei Serviti a Venezia, uomo dottissimo e critico arguto, morto nel 1774, si era applicato religiosamente a raccogliere fin le più piccole scritture di Frà Paolo, che per incuria andavano qua e là disperse, e le riunì in cinque volumetti che poi sgraziatamente perirono nello incendio che arse la Biblioteca e quasi tutto il convento de’ Servi di Venezia la notte tra il 17 e 18 settembre 1769. Suppongo per altro che di questa collezione una copia intiera o estratti interessanti si debbano trovare fra i MSS. del doge Foscarini, ora trasportati nella Biblioteca imperiale a Vienna. La seguente descrizione fu fatta dal P. Bonfigliuolo Capra, Servita ei pure, e conservataci dal Grisellini.
«Si ha obbligazione al M.R.P. Maestro Giuseppe Bergantini della preservazione di questi autografi. A cinque Tometti, in cui sono compresi, vi sta in fronte questo titolo: PAULl SARPI Collectanea, quotquot domi, forisque inveniri potuerunt ab H. Josepho Berganteno H.C.A. in unum congesta annus 1740.
«Nel Tomo I. V’ha primieramente un sommario cronologico delle cose più notabili accadute in Europa sotto diversi titoli registrate. II. Vengono quelle d’Europa generalmente prese dall’anno 1029 fin all’anno 1594; le spettanti a Venezia in particolare dall’anno 568 fin al 1493. Dopo di che seguitano sette fogli parte di notizie storiche generali dell’Europa tutta, ma sotto anni non ordinati distese, parte di autorità e massime appartenenti al sistema di un regno e di una repubblica; la qual parte seconda nel principio delle linee è tutta cancellata da varie litture, o perchè rifiutata, o perchè posta in uso, come creder si voglia. III. Si vedono le Memorie della Fiandra da’ primi motivi della sollevazione contra la Spagna, alle quali vanno in seguito cinque pagine di testi filosofici e legali circa il governo, la polizia e la giustizia. IV. V’hanno quelle di Portogallo da quando il re Sebastiano passò in Africa fin al pacifico possesso della Spagna di quel regno; seguite anch’elleno da alcune poche sentenze filosofiche e massime politiche di governo. V. Dopo alcune pagine, nelle quali, sotto il titolo Legatus, trattasi storico-legalmente de’ privilegi dati e tolti agli ambasciatori, trovansi notizie dell’Inghilterra poste ora confusamente, ora per ordine di anni, e successivamente molti fogli d’annotazioni e sentenze sopra varie materie, ma per lo più politiche. VI. Si registrano le azioni degli Uscocchi, circa le quali non v’ha altro, per collazione fatta, che un estratto della storia del Minucci, ma nulla di spettante alla continuazione di quella scritta dal medesimo Sarpi; ed in appresso vengono tre pagine col titolo di Avvisi, ove notati sono gli avvenimenti politici di quel tempo; e per ultimi alcuni fogli di massime, fatti e sentenze alla rifusa, e quindi una serie di note per ricordo. VII. Abbiamo le cose della Valtellina di mano di F. Marco Fanzano, cominciando dall’anno 1379 in cui Bernabò divise a Martino suo minimo figliuolo la detta Valle con altri Stati fino al 1620. VIII. Vi sono certe poche Memorie spettanti al Concilio di Trento sotto il pontificato di Pio IV, alcune poste nella Storia di detto Concilio scritta da lui, ed altre no; rimanendoci dubbio se le abbia cavate da altri fonti, oppur da un solo, poichè nel principio di esse troviamo notato: De Mirandol nel Recueil; e non potiamo determinarci a crederne assolutamente questa l’origine; perchè siccome a ciascheduna Memoria v’ha premesso il tempo suo cominciando dal 1560, così alla detta nota vi precede il 1549, onde può ancora immaginarsi una Memoria di cose da vedersi sotto quest’anno in detto libro, e che le altre siano da altre dedotte; perciò creda ognuno quel che vuole. Dopo queste raccolte v’hanno altri quattordici quadernetti in questo stesso primo Tomo, i quali possono dirsi una miscellanea di molte materie. Tre di loro sono piene di massime politiche, in parte colla citazione dell’autore, in parte no, e queste frammeschiate di pezzi storici e morali. Ne seguita uno di frasi latine per lo più ad uso di lettere ancor famigliari, senza veruna citazione di autori da’ quali forse cavate sono. Un altro ne succede in cui v’hanno le definizioni di termini principalmente greci che all’arte oratoria si spettano. Due ne vengono di fatti sì dell’antica storia greca e latina, come di quella de’ suoi tempi. I quattro seguenti racchiudon testi del gius civile e canonico sopra quasi tutte le materie sottoponibili a giudizio. Uno poi n’ha di definizioni e massime di morale filosofia. Gli ultimi due contengono assiomi filosofici, legali, e massime politiche di governo».
«Tomo II. Il primo quadernettoFonte/commento: ed. Basilea, 1847 di questo tomo è numerato, avendo pagine 80, e contiene un estratto del libro intitolato: Squittinio della libertà di Venezia, con alcune poche osservazioni contra il medesimo. Il secondo quadernetto, che insieme cogli altri seguenti non è numerato, racchiude un estratto della scrittura uscita sott’il nome di Lorenzo Motino stampata a Napoli l’anno 1617 per impugnare il dominio della Repubblica veneta sul mare Adriatico. Nel terzo v’ha l’estratto d’una risposta del medesimo Motino contro Cornelio Frangipane impressa in Napoli l’anno 1618 in difesa del Baronio impugnante la vittoria dei Veneziani sopra l’imperadore Federigo. Nel quarto vi sono due estratti, il primo di una scrittura pubblicata in Napoli l’anno 1617 su i medesimi punti sotto nome di Orazio da Feltre; il secondo mostra di essere il transunto d’una scrittura contra la lettera sarpiana sotto il nome di Francesco de Ingenuis, e porta nel principio segnate queste parole: Tiberii Vincenti Hollandi, ma non sappiamo se sia stata stampata, oppur se siano riflessioni mandate amichevolmente al Sarpi da Nicolò Crasso che si nominò così. Nel quinto vi sono ristrette varie ragioni, autorità, fondamenti e memorie, quasi materia di qualche scrittura per difendere il suddetto impugnato diritto della Repubblica sull’Adriatico. Nel sesto vi è raccolta sotto diversi capi molta materia per rispondere allo Squittinio sovramentovato; e nel settimo ancora vi stanno alcune pagine di note coerenti al dominio e libertà di Venezia. La prima pagina dell’ottavo contiene l’estratto dell’Avviso di Parnaso, stampato contra la Repubblica di Venezia ed il duca di Savoia; dopo seguitano cinque pagine di F. Marco scrittore del Sarpi, nelle quali v’ha la sostanza di qualche scrittura, di cui non abbiamo notizia, fatta per sostegno delle ragioni degli Spagnuoli circa il loro preteso dominio del Mare. Il nono racchiude alcuni luoghi più notabili della Cronica Veneta del Dandolo nominata Dandulus major. E il decimo parecchi ne contiene sopra l’altra più breve del medesimo cronista, ch’è detta Dandulus minor. Nell’undecimo vi sono alcune memorie spettanti agli affari della Repubblica e de’ Spagnuoli co’ Grigioni. Nel dodicesimo vi hanno circa quattro pagine d’informazioni dello Stato Veneto, e massime politiche per governarlo, alle quali è posto in fronte il noma del Donato. (Sarebbe mai questo un estratto del libro di cui parlerò più sotto nella Sez. IV numero 1?). Nel tredicesimo si trova l’estratto di una relazione fatta da qualche ambasciatore in tornar da Venezia al suo principe, della quale non abbiamo notizia; dopo seguita in due pagine l’estratto di un libro il quale sembra che avesse per titolo: Martirio di Niccolò Rusca da Sondrio, composto da F. Riccardo Ruscone, ecc. Il quattordicesimo porta in fronte: Interdetto Tuano, (cioè, Interdetto di Venezia secondo che è narrato dal de Thou) ed in seguito vengono portati alcuni suoi errori circa il medesimo rilevati. Dopo di che vi sono circa tre pagine di materia unita per confutare la bugiarda voce sparsa, che levando esso Interdetto fosse stata data la papale assoluzione alla Repubblica. Il quindicesimo ed ultimo contiene la sostanza di una deliberazione in dodici capi emanata dal Senato Veneto a’ 15 dicembre 1586 circa i feudi dello Stato, alla quale sieguono alcune aggiunte dei 29 maggio e dei 4 dicembre 1587, nonchè dei 14 maggio 1594, avendovi successivamente due pagine di esempli forestieri e dei testi legali per illustrare la stessa materia, nè altro più».
«Tomo III. Questo è un picciolo volume di figura minore dell’ottavo, e con parte delle carte del medesimo logore e guaste. Egli è uno di que’ libricciuoli ne’ quali l’Anonimo (Frà Fulgenzio) dice che da F. Paolo erano registrati i propri difetti. Ognuno che legga questo autografo avrà luogo a scorgere in F. Paolo stesso una perfetta morale, tanto che può servir egli in ogni incontro a smentire i maligni che l’hanno accusato di poca pietà e religione».
«Tomo IV. È in figura di sesto, e va coperto di rozzo cartone, e ci rappresenta due cose che non hanno che fare colle produzioni di F. Paolo. Una è il dialogo meteorologico di Tommaso Tomai, stampato da Domenico Fiorentino l’anno 1577. L’altro è un quinternetto di poche pagine nelle quali si vede un Trattatello De Caniculæ ortu et prænotionibus eorum quæ contingunt; le quali due ultime operette sono scritte di mano molto diversa da quelle del Sarpi, del Fanzano e del Micanzio; il secondo ha in fine questa citazione: Card. de variar. rerum. Vengono poi dodici fogli di esercitazioni per lo più geometriche scritte dal Sarpi e parte dal Fanzano. In fine avvi questa nota: Giovanni Gioja da Melfi 1300; circa che noi crediamo che siavi errore nel nome di Giovanni, scritto in cambio di quello di Flavio che fu l’inventore della bussola nautica, secondo la più volgare opinione. Ciò però che rende pregevole questo tometto, si è ch’egli contiene un trattato metafisico Circa l’arte di ben pensare, il quale altro non è che quello dall’Anonimo intitolato: Del nascere e cessare che fanno in noi le opinioni. La scrittura è di F. Marco Fanzano amanuense del Sarpi.
«Tomo V. Questo nella figura somiglia all’antecedente fuorchè va coperto di pergamena, benchè logora e corrosa. Egli contiene quasi settecento pensieri spettanti alla scienza naturale, alla metafisica ed alle matematiche. Le date scritte al margine delle medesime mostrano che furono registrati dal 1578; il che corrisponde anco all’osservazione dell’Anonimo, il quale scrive che verso tale tempo furono da F. Paolo posti insieme alcuni suoi pensieri naturali, metafisici e matematici». Fin qui il Capra.
Il Grisellini aggiunge la seguente notizia:
«Oltre queste collettanee eranvi nella suddetta biblioteca de’ PP. Serviti alcuni fogli sopra l’iride e la riflessione della luce, spiegata col mezzo di geometriche figure. Diverse tavole colla delineazione delle macchie lunari, una delle quali messa in netto per essere mandata al Lescasserio; molti fogli volanti, riposti in una cartella, contenenti dimostrazioni ottiche, geometriche, e progetti per la delineazione di orologi solari. Veniva poi un grosso volume in quarto intitolato Schedæ Sarpianæ. La prima cosa che s’incontrava era un abbozzo di mano del Sarpi del Trattato sull’Interdetto. Venivan dopo molti fogli segnati tutti in cima con numeri romani. Contenevano molti problemi di geometria e di algebra con sottovi le soluzioni de’ medesimi. Indi i dettagli di non pochi esperimenti fisici sopra l’elasticità, rarefazione e dilatazione dell’aria; diversi tentativi chimici; assai osservazioni spettanti alla storia naturale, ed in questo particolare cinque interi fogli includenti la spiegazione di un passo di Cicerone nel libro de Natura Deorum, ove recavasi un prospetto della connessione de’ corpi creati passando dalle rozze terre ai corpi organizzati, e da questi fin all’uomo che fra gli esseri è il più bello, il meglio organizzato, e che perciò, attese le sue facoltà e le di lui percezioni, lo legano al Creatore, e sta per questo in cima della maravigliosa piramide della natura.
«In detta biblioteca fra le cose sarpiane serbate tutte in un particolare armadio, guernito de’ suoi scafali, vi si trovavano anco due libretti bislunghi contenenti memorie e ricordi scritti da F. Paolo, uno nel 1611, l’altro nel 1612 circa le incombenze del suo impiego tra cui d’assai curiose; ed una ove sotto la data dei 4 settembre del 1612 eravi notato il trassunto del dispaccio in quell’anno mandato dall’ambasciatore veneto in Roma al Senato, in cui gli si dava notizia delle direzioni del gesuita Possevino tenute per far assassinare il Sarpi nel 1607; il che io verificai col confronto della copia del Dispaccio stesso che dal sig. Con. Wrachien erami stata comunicata nel 1779. (Non nego l’esistenza di questo dispaccio, ma nego che vi si parli del Possevino o de’ gesuiti, nel modo almeno che pretende il Grisellini, come credo di avere dimostrato nel Tomo I al Capo XVII pag. 327). Il P.M. Bergantini aveva anco avuta la sorte di unire a tutti li suddetti autografi ed altre schede di F. Paolo un altro codice contenente una Cronologia scritta in lingua latina». (Sarà accennata più sotto Sez. III num. 5).